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Ansa
Calcio

Inzaghi, il capro espiatorio della crisi Inter

I nerazzurri sull'altalena in campionato ma il conto lo paga solo il tecnico. Contestato dai tifosi e dentro la società, anche se i risultati non bocciano (fin qui) la sua stagione

Se l'Inter ha perso un terzo delle partite giocate da agosto a marzo, 10 su 36 mettendo insieme tutte le competizioni, qualche domanda al responsabile tecnico della squadra va fatta e anche con durezza. Lo stesso dicasi se in estate sembrava incapace di fare risultato contro le grandi e in inverno si è scoperto improvvisamente fragile contro le piccole: 13 punti lasciati tra Monza, Empoli, Bologna, Sampdoria e Spezia. Ma se i giocatori non sono capaci di segnare se non su rigore (sbagliandone un altro) in una partita in cui tirano in porta 28 volte, mancano svariate occasioni di segnare, per poi farsi punire da due errori difensivi, non può essere il tecnico a finire sul banco degli imputati.

Invece è accaduto questo dopo La Spezia e non può sorprendere. Simone Inzaghi viaggia da mesi controcorrente e il suo problema sono solo in parte i tifosi delusi, che ancora rimpiangono Antonio Conte sognando magari un suo ritorno. Ad ogni momento critico della stagione puntualmente si sono aperti spifferi. In ottobre sembrava a un passo dall'esonero, salvo poi battere il Barcellona. Ora l'impresa che gli viene chiesta è complicatissima perché pare che per restare in panchina il prossimo anno, confermando così il contratto che ha fino al 2024, gli si chiede di ripetere le vittorie della passata stagione in Coppa Italia e Supercoppa italiana, entrare tra le prime otto d'Europa e chiudere alle spalle del Napoli riducendo lo svantaggio dalla macchina da guerra partenopea.

Tutto giusto e legittimo, le ambizioni iniziali non erano certo quelle di viaggiare a meno di 2 punti di media a partita distanti anni luce dalla lotta scudetto. E però sorprende come il trattamento riservato a Inzaghi sia molto differente da quello cui vengono sottoposti i vari Allegri e Pioli le cui stagioni non sono certamente migliori. Per intenderci, il Milan con lo scudetto cucito sul petto ha più o meno gli stessi punti in campionato dell'Inter da cui ha perso la Supercoppa italiana in aggiunta a una Coppa Italia già volata via.

Il fatto che gli spifferi siano quelli da dentro Appiano Gentile fa capire come Simone Inzaghi oggi sia il capro espiatorio perfetto per i guai dell'Inter. Non conta nulla che guidi una squadra forte ma instabile, in cui i migliori sono costantemente sul mercato e mancano risorse per programmare, dove ci sono dieci giocatori in scadenza a giugno tra prestiti e contratti, il capitano del futuro è già sull'aereo per Parigi e tutto è congelato in attesa di capire quali siano i piani. Situazione molto peggiore di quella che nell'estate 2021 ha spinto Conte ad andarsene.

Un clima per cui viene da dire che Simone Inzaghi ha commesso tanti errori ma ha anche molti meriti. E' l'allenatore giusto per l'Inter del futuro? Analizzando i risultati la risposta è: perché no? Tracciando la traiettoria di questi mesi, invece, non si può immaginare che debba proseguire un rapporto logoro, in cui pesa lo stigma dello scudetto perso un anno fa nella volata col Milan. Colpa di Inzaghi quello? Anche. Ma una rosa senza i tre migliori della cavalcata di Conte (Lukaku, Hakimi ed Eriksen) smontata nel cuore dell'estate e ricostruita low cost per esigenze aziendali, lui l'ha accettata e guidata. Conte no.

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Giovanni Capuano