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Ansa
Calcio

Il Milan vale più di Ibrahimovic (e di Sanremo)

Le sconfitte contro Spezia e Inter, il calo di rendimento di Zlatan e gli annunci inopportuni di Amadeus: può il club essere schiavo della rassegna canora?

Racconta Rino Gattuso, nelle vesti di ex colonna rossonera, che "la salvezza del Milan è stata il rispetto delle regole". E che il segreto di quel gruppo storico è sempre stato solo uno: "Se c'era una regola, veniva rispettata alla lettera". Spiega da sempre Arrigo Sacchi che dentro l'organizzazione di una società di calcio - discorso che vale in generale anche nelle aziende - quello che conta più di tutti è il club. Che è poi il mantra che ha attraversato generazioni di Juventus: la società sopra tutto e sopra tutti. Dei grandi Milan di cui parlano Gattuso e Sacchi ha fatto parte Paolo Maldini, che oggi è uno degli ingranaggi centrali del nuovo Milan che sta faticosamente ritracciando la sua strada.

Ecco. Paolo Maldini e il Milan non meritano quanto sta accadendo intorno alla vicenda della partecipazione di Ibrahimovic come super ospite al prossimo festival di Sanremo. La foglia di fico dell'impegno preso prima della firma del rinnovo di contratto (31 agosto dopo settimane di estenuante trattativa) non è sufficiente a coprire l'imbarazzo per una situazione senza precedenti nel calcio professionistico italiano se non si vuole tornare agli anni Novanta e alle fughe di qualche brasiliano al Carnevale di Rio. Peraltro non gradite alle rispettive società.

Zlatan Ibrahimovic riceve dal Milan 27.397 euro lordi per ogni singola giornata dell'anno, compresi i festivi e i riposi. E' un asset (visto che parlare di campo oggi sembra limitativo) da 10 milioni di euro a stagione e nel periodo cruciale di campionato e coppe, con la squadra in difficoltà per due sconfitte, risucchiata nella corsa Champions che di milioni ne vale una cinquantina, serve che stia a lavorare a Milanello insieme a Stefano Pioli e ai compagni.

Soprattutto se una parte delle difficoltà derivano anche da un oggettivo calo dello svedese che, da quando è rientrato dal lungo doppio infortunio muscolare non è ancora tornato sui livelli d'autunno. In 7 apparizioni in campionato ha lasciato il segno solo due volte (4 gol complessivi) con una media di una rete ogni 129' nettamente meno performante dei numeri prima del crac di novembre: 10 gol, uno ogni 53'.

Nella logica del club che vale più di ogni singolo suo tesserato, non dovrebbe esserci partita tra Sanremo e Milanello. A maggior ragione in una settimana con due impegni di campionato ravvicinati come Udinese e Verona. Dovrebbe capirlo da solo Ibrahimovic (di cui non si discute la professionalità, ma l'opportunità di un capriccio), dovrebbe poterlo imporre il Milan. Invece no. Il club delle "regole ferree" è ostaggio del suo giocatore e di una scelta subita e impossibile da condividere. Non bastano nemmeno 10 milioni di euro versati in un anno per evitare le ferie da 200.000 in Riviera.

Con un corollario ancor più imbarazzante negli annunci continui di Amadeus che sta usando Ibrahimovic e il Milan come lancio per il suo Sanremo. Fa il suo lavoro, per carità, ma aver trovato sulla Gazzetta dello Sport nella settimana del derby un'intervista con squadernati i piani di Ibra ("Resterà in Riviera per cinque giorni, si allenerà da solo etc...") è stata, come minimo, una mancanza di rispetto al club e ai suoi tifosi. E' normale che il Milan non riesca nemmeno a governare modi e tempi della comunicazione intorno al pasticcio di Sanremo? No. E' un segno di debolezza che due leggende come il Milan e Paolo Maldini farebbero bene a non accettare passivamente.

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Giovanni Capuano