Bye bye, ABC
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Bye bye, ABC

La crisi dell'asse tra i tre principali partiti che formano la maggioranza procura in Transatlantico qualche ansia. E qualche sospiro di sollievo

Bye bye ABC’. Tirano fuori il fazzoletto, qualche lacrima di commozione, e come un ultimo saluto prima della partenza, dicono addio all’acronimo responsabile che “fino ad oggi” – ci tengono a precisare in Transatlantico – ha dato ossigeno al governo garantendo la sua sopravvivenza.

Lacrime liberatorie”, rettifica un parlamentare azzurro. “Perché l’ABC della politica è una foglia di fico sconveniente a tutti, a maggior ragione adesso che il clima pre-campagna elettorale ha preso il posto dello sterile appeasement di qualche mese fa”.

Ad udire la parola “campagna elettorale” tutti si agitano. Da qui la saggezza di un parlamentare anziano che raccomanda: “fate attenzione alle decisioni affrettate, quando tutti si muovono è meglio restare fermi”.

Tuttavia, è indubbio che le pressioni dell’antipolitica e del taglio dei parlamentari creino insofferenze e malesseri nel “Club del geriatrico”. Così i parlamentari e dirigenti di partito più giovani etichettano i colleghi anziani che “non si decidono a mollare lo scranno”. Ieri, a palazzo Madama, “i pannoloni” hanno tirato un sospiro di sollievo quando il tabellone dell’Aula ha decretato la vittoria del ticket Pdl-Lega sul Senato federale. Perche? “Non essendoci più l’ABC, non abbiamo più la maggioranza di 2/3. E così il taglio dei parlamentari non ha nessuna chance di venire fuori dalle secche prima della fine di questa legislatura”, spiega preoccupato un senatore della Commissione affari costituzionali.
In teoria – commenta un senatore del Pd, "ci potremmo anche accordare con il Pdl per l’approvazione della sola parte sulla riduzione dei parlamentari, ma dopo il blitz di ieri tutto è diventato più difficile”.

In casa Pdl e Lega si godono la vittoria. “L’asse Berlusconi-Bossi c’è!”, osanna un calderoliano. E si cominciano a tessere trame e a scomodare qualche santo in Paradiso “affinchè i due leader possano tornare presto insieme, da protagonisti, sulla scena politica”.

Auspici non condivisi dai verdeazzurri di Montecitorio. Le colombe del Pdl ed i maroniani guardano con preoccupazione a questo risiko e ad i suoi giocatori. “Finchè la linea la continuano a dettare Bossi e Berlusconi non ci sarà mai un rinnovamento. Il tutto a beneficio della Trimurti Bersani-Casini-Vendola”. I contatti Berlusconi(ani) – Bossi(ani) si infittiscono. Alla pari di quelli Alfano – Maroni. “E non c’è rettifica o retroscena che possa smentire questo doppio binario “generazionale” su cui corrono oramai le due linee del Carroccio e del Pdl”.

Un’alleanza suggellata anche grazie a quel Casini – accusano in casa Pdl – “che ha nostalgia dei palazzi e che da mesi si esercita anche lui con lo sport più praticato in casa Pd: il cerca-poltrona”. Bersani ha aspettato anni per fare il leader e non sarà né Renzi, né qualsivoglia “Rosa Tricolore” a portargli via palazzo Chigi. Questo il ragionamento degli azzurri. E’ disposto a tutto: “anche a correre il rischio che il finto innamoramento catto-cattocomunisti si spenga dopo qualche mese di governo” – sentenzia un deputato azzurro riferendosi al possibile patto Bersani-Casini-Vendola. “L’importante per lui è mettere la bandierina a Chigi ed aggiungere una riga al curriculum”.

Quelli di largo del Nazareno non ci stanno! Respingono queste accuse e addossano al Pdl le colpe della strategia catastrofista: dall’affossamento della legge elettorale, alle intimidazioni ad intermittenza fatte all’esecutivo, fino all'inarrestabile escalation di Grillo dovuta – secondo il Pd – “anche alle ipotesi di una nuova discesa in campo di Berlusconi e all’impresentabilità di certi nomi che circolano per le liste civiche del centrodestra”.

Punti di vista a parte un dato è certo: sulle  recenti affermazioni del Pdl (“è l’ultima volta che siamo disposti a votare la fiducia”) c’è chi , in casa Pd e Terzo polo, auspica “che si possa passare in fretta dalle parole ai fatti”. L’uscita di Casini sul Corsera (“si ad un patto progressisti-moderati), e l’accelerazione dell’alleanza Bersani-Casini conferma il “siamo pronti alle urne”.

E chissà che di fronte al niet di Bersani sulle primarie, il Cavaliere – come arma di decompressione - non riesca a convincere sul serio Matteo Renzi, "a fare un ulteriore passo più in qua", verso il centrodestra. “Ascoltate con attenzione Renzi e fatemi un solo esempio di una cosa di sinistra che il sindaco dice. E’ nella sua natura stare con noi. Ha il gene del liberale”, così un berlusconiano ai cronisti parlamentari.

In sintesi, finora nessun disegno politico. Ma solo tatticismi e stategie per aggiudicarsi le prossime elezioni politiche, laddove “la parola casini, riferita al nome e ai fatti, resta al centro del dibattito politico e delle prossime mosse”.

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