Gli strani risultati della querelle Bruti-Robledo
 ANSA / FRANCESCA BRUNATI
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Gli strani risultati della querelle Bruti-Robledo

Un arrestato non parla più. Un altro chiede di essere interrogato solo da Bruti Liberati. Un imputato vuole spostare il processo. Un indagato sostiene che la sua inchiesta è frutto dello scontro. E il Csm? Fa finta di nulla

Stranissime cose accadono alla Procura di Milano da quando è scoppiato il conflitto tra procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il suo capo Edmondo Bruti Liberati, che il Consiglio superiore della magistratura vorrebbe archiviare come nulla fosse. Nell'esposto, presentato al Csm alla metà dello scorso marzo, Robledo sosteneva che Bruti avesse indebitamente affidato ad altri magistrati inchieste di sua spettanza, violando in più occasioni perfino l'obbligatorietà dell'azione penale. Bruti si è difeso accusando a sua volta Robledo di avere interferito indebitamente qualche indagine.  

Che cosa accade di strano? Ecco.

Primo. Vito Gamberale, amministratore delegato del Fondo 2i e indagato per turbativa d'asta (è accusato di avere acquisito con qualche grave irregolarità il 29,75% della Società esercizi aeroportuali di Milano), ieri ha dichiarato che l'inchiesta è viziata dal conflitto tra : «Mi sento come un figlio maciullato a causa dei genitori che litigano tra loro» ha detto.

Secondo. Un altro indagato, Gianstefano Frigerio (coinvolto e arrestato nell'inchiesta sugli appalti dell'Expo 2015) ha fatto scrivere dai suoi avvocati una lettera a Bruti: «Vorrei essere interrogato soltanto da lei».

Terzo. Il suo coindagato Antonio Rognoni, al contrario, chiede di essere sentito soltanto da Robledo: l'ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, la stazione appaltante della regione Lombardia, aveva in realtà iniziato a collaborare con la Procura dopo l'arresto di marzo, ma ora ha deciso che non parla più perché Bruti lo vorrebbe fare interrogare da altri magistrati. Su questo punto, Robledo ha appena inviato al Csm un nuovo esposto in cui denuncia come illegittima la decisione di Bruti.

Quarto. Guido Podestà, il presidente della Provincia di Milano indagato e rinviato a giudizio con l'accusa di avere raccolto firme false per le regionali del 2010, ha chiesto che il suo processo sia spostato a Brescia nella convinzione che «manchi la serenità» al tribunale di Milano, proprio perché diviso tra «brutiani» e «roblediani».

Quinto. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione,  sta valutando il da farsi per via dell'accusa, lanciata da Robledo , di una sua tardiva iscrizione al registro degli indagati decisa da Bruti nella grande inchiesta sulla Sanitopoli lombarda. Non è escluso che anche Formigoni possa cercare di imboccare la strada indicata d Podestà.

Ecco. Tutto questo accade al Palazzo di giustizia di Milano, per via della querelle Robledo-Bruti. Ma il Csm fa finta di nulla. Continua a fare il pesce in barile: a Milano non è accaduto nulla, non sta accadendo nulla. Del resto, è noto che la sigla Csm sta per «cieco, muto, sordo». Come le tre scimmiette.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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