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Brexit, perché l'Irlanda può compromettere il negoziato Uk-Ue

Dublino è preoccupata per le conseguenze politiche ed economiche di un confine "chiuso" con l'Ulster

Il braccio di ferro tra Europa,Irlanda e Regno Unito su come gestire le conseguenze della Brexit si fa sempre più teso. Diventa sempre più difficile intravedere una via d'uscita prima del prossimo Consiglio europeo in calendario per metà dicembre, nel corso del quale l'Unione Europea deciderà se la prima fase dei negoziati su Brexit potrà essere considerata conclusa (ovvero se sono stati fatti "progressi sufficienti" su diritti dei cittadini, impegni finanziari e frontiera irlandese) per aprire le trattative sul fronte commerciale.

Il nodo del confine

Il compromesso più difficile da raggiungere è quello sul confine tra le due Irlande, perché dopo Brexit quei 360 chilometri che separano Irlanda e Irlanda del Nord rappresenteranno l'unica frontiera terrestre tra Europa e Regno Unito.

Dublino è terrorizzata all'idea essere costretta, rimettendo in piedi un confine fisico, a rievocare i fantasmi di un conflitto durato trent'anni, al punto da aver persino minacciato il Consiglio europeo di porre il veto a un'eventuale intesa con Londra che non garantisca in maniera chiara ed esplicita che le due Irlande non verranno di nuovo divise.

"Nessuno può capire come sia cambiata la vita a ridosso del confine quando quest'ultimo è stato rimosso se non noi che ci abbiamo vissuto", confermano diversi irlandesi intervistati dal Guardian: incertezza, terrore, bombe, paura, facevano parte della quotidianità di queste persone. E oggi il timore che tutto quello che si erano lasciati alle spalle ritorni li spaventa.

I problemi economici

Il problema del confine non è solo politico ma anche economico. Il ristabilimento di dazi e controlli tra i due paesi creerebbe danni enormi per l'economia irlandese.

Due terzi delle esportazioni che arrivano in Irlanda passano attraverso la Gran Bretagna, che per Dublino è anche il principale mercato di sbocco (nel 2015 ha assorbito prodotti irlandesi per un valore complessivo di 65 miliardi di euro). Se il commercio bilaterale diventerà più costoso per tutti è evidente che bisognerà cercare delle alternative.

Ma ricollocare numeri così importanti non sarà facile. C'é chi suggerisce che le aziende irlandesi dovrebbero spostarsi in Ulster per continuare a commerciare con il Regno Unito e quelle inglesi trasferirsi in Irlanda per non tagliare del tutto i ponti con l'Europa, ma anche in questo caso non si tratta di una strada in discesa.

Il punto di vista di Dublino

Dublino chiede il mantenimento dell'Irlanda del Nord nell'unione doganale e nel mercato interno. L'obiettivo dell'Irlanda è quindi quello far in modo che merci e persone possano continuare a circolare liberamente in tutta l'isola.

La risposta di Londra

Londra ha fatto capire già da tempo che l'ipotesi della "frontiera aperta" è inaccettabile, perché comprometterebbe l'integrità legale del Regno Unito. Considerare l'Irlanda del Nord come un "territorio separato" e in quanto tale da trattare in maniera diversa rispetto al resto della nazione è semplicemente è un'ipotesi che non può essere nemmeno presa in considerazione.

Compromesso sempre più lontano

Forse per prendere tempo, forse per convincere l'Europa della necessità di andare avanti con i negoziati a prescindere dalle pressioni di Dublino, il Ministro del Commercio britannico Liam Fox ha dichiarato che un accordo sulla gestione del confine tra le due Irlande potrà essere negoziato solo dopo che Europa e Regno Unito avranno deciso come gestire la transizione post Brexit sul piano commerciale.

Le perplessità dell'Irlanda

Per l'Irlanda la posizione inglese è assurda. Se da un lato è vero che, forse, l'unico modo per risolvere il problema del confine irlandese è proprio quello di gestirlo negoziando accordi commerciali favorevoli per tutti gli attori coinvolti (l'Inghilterra potrebbe creare un'unione doganale con l'Irlanda, possibilmente con caratteristiche molto simili a quella europea, e quest'ultima potrebbe accettarla, mantenendo un confine "aperto" sotto tutti i punti di vista senza però fargli troppa pubblicità), dall'altro non è detto che l'Inghilterra sia davvero dell'idea di procedere in questo modo, visto che dall'Unione doganale con l'Europa vuole uscire.

Perché la crisi di governo peggiora la posizione irlandese

A peggiorare una situazione già fin troppo complessa e incerta è arrivata la mozione di sfiducia nei confronti della vicepremierFrances Fitzgerald dal partito di opposizione Sinn Fein, che potrebbe essere votata anche dal Fianna Fa'il, i cui voti fino a oggi hanno sostenuto dall'esterno il governo di minoranza di Leo Varadkar del partito Fine Gael.

Fitzgerald è accusata di aver coperto l'insabbiamento di una denuncia di corruzione nella polizia, e il premier si trova nella difficilissima posizione di dover scegliere se allontanare la sua vice o difenderla rischiando di veder cadere il governo in un momento delicatissimo per il Paese.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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