Bob Woodward, una delle due penne che ha firmato - tra le altre - l'inchiesta denominata Watergat
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Che cosa dice Bob Woodward nel suo libro su Donald Trump

I collaboratori di The Donald sempre attivi per evitare che il Presidente faccia troppi danni. Ha "Il cervello di un bambino di quinta elementare o al massimo di prima media"

Un libro a orologeria zeppo di bugie montate ad hoc dai dem in vista delle elezioni di metà mandato o un cristallino ritratto della conversione in "Gabbia di matti" della Casa Bianca sotto l'amministrazione Trump?

Il nuovo libro di Bob Woodward

Ad ascoltare quello che ripete il Presidente Trump il nuovo e attesissimo libro (in uscita l'11 settembre, ma già in vetta alle classifiche delle prenotazioni) firmato da Bob Woodward, sarebbe poco più che un romanzetto carico di false testimonianze e farcito dalla fantasia democratica del suo autore.

Eppure Bob Woodward, 75 anni e due premi Pulitzer, non è esattamente un "giornalaio". Insieme al collega Carl Bernstein, nel 1973 ha curato l'inchiesta Watergate, quella che ha portato alle dimissioni del Presidente Nixon e, da allora, non ha mai smesso di scrivere pagine di storia del giornalismo sulle colonne del Washington Post.

Fear: Trump in the White House

E proprio il giornale per cui scrive Woodward ha avuto la possibilità di pubblicare in esclusiva alcune chicche contenute il Fear: Trump in the White House, una sorta di reportage dei primi due anni di mandato del tycoon costruito grazie a testimonianze di persone vicine al Presidente e suoi collaboratori.

Da quanto emerge nel libro la Casa Bianca con l'uscita di scena di Barack Obama si è trasformata in una sorta di gabbia di matti dove l'intero entourage di The Donald avrebbe il compito di evitare che il Presidente faccia troppi danni perché avrebbe - così riporta il saggio - "Il cervello di un bambino di quinta elementare o al massimo di prima media".

Il titolo del libro, Fear, sarebbe mutuato da una frase detta da Trump a Woodward in campagna elettorale a proposito del suo concetto di potere. "Il vero potere - avrebbe confidato Trump - passa attraverso il rispetto. Il vero potere, vorrei non dover utilizzare questa parola, nasce dalla paura". 

Le reazioni d Trump

A inizio agosto, quando il libro era già andato in stampa, il reporter ha avuto una conversazione telefonica (pubblicata dal Post) in cui Woodward si dispiaceva di non aver potuto - nonostante le numerose richieste - avere avuto la possibilità di un'intervista con il Presidente a proposito del libro che sarebbe stato molto duro e negativo nei confronti dell'operato di Trump.

Trump avrebbe minimizzato sostenendo di essere abituato alle critiche.

In seguito, però, Trump ha cambiato atteggiamento e, via Twitter, ha scritto: "Tante bugie e fonti fasulle . Io definirei Jeff Sessions 'mentalmente ritardato' e 'uno scemo del sud'? Non ho detto nessuna delle due cose, non ho mai usato quei termini nei confronti di nessuno, compreso Jeff". Il riferimento di The Donald è a uno dei passaggi anticipati dal Washington Post che riporta alcuni aneddoti citati da Woodward. 

"Jeff Sessions è un ritardato"

Jeff Sessions è il Ministro della Giustizia dell'amministrazione Trump.

Agli albori dello scandalo denominato Russiagate Sessions si sarebbe astenuto dal prendere posizione a favore di Trump e il Presidente avrebbe sbottato dicendo: "Questo tizio è un ritardato mentale. E' uno stupido del Sud".

I collaboratori gli nascondono i documenti

Secondo le fonti citate nel libro di Woodward l'ex consigliere economico del presidente, Gary Cohn, più di una volta avrebbe fatto sparire dallo studio ovale documenti indirizzati a Trump di fatto "rubandoli" affinché Donald non facesse danni firmando, ad esempio, il ritiro degli Usa dall'accordo di libero scambio con la Corea del Sud o dal Nafta.   

"Siamo in una gabbia di matti"

Il capo dello staff di The Donald, John Kelly, ad alcuni colleghi che poi avrebbero parlato con Woodward avrebbero detto che "Il tycoon è uno squilibrato. E anche un idiota. E' inutile tentare di convincerlo di qualsiasi cosa. E' andato fuori controllo. Siamo in una Crazytown". Kelly ha prontamente smentito quanto scritto e lo stesso ha fatto il capo del Pentagono James Mattis protagonista un altro capitolo di Fear.

"Un bambino di quinta elementare"

Woodward sostiene che Trump avrebbe voluto che il presidente siriano, Bashar al-Assad, venisse assassinato nell'aprile del 2017 dopo un attacco con il gas contro i civili.

Da quanto si legge nelle anticipazioni del Post Mattis, in quell'occasione, avrebbe ignorato la richiesta dopo aver assicurato al Presidente che avrebbe fatto di tutto per uccidere Assad.

Il Pentagono avrebbe orchestrato un piano per un circoscritto attacco missilistico che non minacciasse direttamente Assad e Mattis, commentando la richiesta di Trump avrebbe paragonato il presidente ad un ragazzino di "quinta elementare o prima media" quando si tratta della sua capacità di comprendere le questioni di sicurezza nazionale e di penisola coreana in particolare. Mattis, in una nota, ha smentito di aver fatto questa affermazione. 

"Un bugiardo cronico"

In un altro passaggio si torna a parlare di Russiagate e di quando l'ex avvocato personale di Trump John Dowd avrebbe interrogato il suo assistito per prepararlo a un eventuale vero interrogatorio da parte del procuratore Mueller circa la questione russa. A quanto sostiene Woodward, dopo meno di trenta minuti, Trump sarebbe crollato sotto il peso delle domande di Dowd che, a quel punto, gli avrebbe consigliato di rifiutare l'interrogatorio dicendogli: "Sei un bugiardo cronico. Non sei un buon testimone; non testimoniare. O fai così o finisci con la tuta arancione".


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Barbara Massaro