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Binotto, addio Ferrari: ecco le dimissioni

Confermate le voci dei giorni scorsi, il team principal si fa da parte: paga i risultati dell'ultimo quadriennio, il rapporto con Leclerc e quello con Elkann - FLOP FERRARI, BINOTTO PAGA PER TUTTI

Mattia Binotto e la Ferrari si separano. Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, definite voci infondate dalla Ferrari con una smentita che era parsa definitiva, il tema della guida della scuderia a partire dalla prossima stagione è tornato caldo una volta messo in archivio il Mondiale e si è arrivati al finale che tutti si aspettavano. Il ciclo del team principal che aveva preso il posto di Maurizio Arrivabene nel 2019 si è chiuso con un comunicato diramato stamattina; la formula scelta è quella delle dimissioni (con ovvia buonuscita). Binotto lascia una volta verificato che la fiducia nei suoi confronti non era più granitica e che il bilancio stagionale non viene considerato sufficiente rispetto a investimenti e prospettive.

E' vero che la scorsa primavera c'era stata la fiammata delle vittorie e della fuga in testa alle classifiche iridate, ma il prosieguo del Mondiale è stato un crescendo di errori, delusioni, problemi di affidabilità e lenta ma costante perdita della capacità di competere con la Red Bull di Verstappen e Perez, mentre la Mercedes che aveva iniziato in notevole ritardo è diventata la seconda forza della griglia fino a togliersi qualche soddisfazione negli ultimi week end.

La smentita dello scorso 15 novembre è stata, dunque, superata dai fatti. Binotto paga i risultati, qualche pasticcio di troppo al muretto (oltre che la vicenda del processo per l'irregolarità della Power Unit costato un anno e mezzo in fondo al gruppo) e i rapporti deteriorati con Charles Leclerc, sempre più critico con la gestione della scuderia sportiva. La scelta di non indicare una gerarchia definita, dando al monegasco il ruolo di prima guida e obbligando Carlos Sainz a lavorare per il suo capitano, le strategie di alcuni gran premi e il ripetersi di errori che hanno condizionato le chance di battersi per il Mondiale hanno progressivamente scavato un solco incolmabile tra pilota e responsabile della squadra.

Il cambio al vertice della scuderia costringerà ora la Ferrari ad adattare anche le scelte compiute in vista del 2023. Da qualche mese Binotto stava lavorando alla nuova Ferrari, prendendo il meglio dalla F1-75 nella speranza di replicarne le prestazioni di inizio anno cancellando i difetti di affidabilità. Chi subentra dovrà farsi carico del progetto in corsa, sapendo che parte del 2022 è stato sacrificato sull'altare del rilancio della sfida: dall'estate Maranello aveva praticamente smesso di investire nello sviluppo dell'auto di Leclerc e Sainz per concentrarsi sul prossimo Mondiale. Con Binotto al comando, non immaginando quale sarebbe stato il finale della storia.

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Giovanni Capuano