Il colpo di mano di Grasso
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Il colpo di mano di Grasso

Costituendo il Senato come parte civile contro Berlusconi, la seconda carica dello Stato ha schierato le istituzioni e reso più difficile il dialogo sulle riforme

 

Il Senato parte civile nel processo contro Silvio Berlusconi per la presunta compravendita di senatori. Una scelta politica, non giuridica, a dispetto del linguaggio pseudo-giuridico moralista impiegato dal presidente del Senato Pietro Grasso per motivare il colpo di mano. Una decisione con la quale si certificano la morte di qualsiasi garanzia istituzionale e il fatto che proprio nel momento in cui sembrava che vi fossero le condizioni di una rinascita della Repubblica attraverso regole e riforme condivise, di nuovo si tocca il fondo. Intanto il paese si dibatte in una crisi senza precedenti, con il ceto medio impoverito, le imprese che chiudono, tutte le fasce d’età sempre più senza lavoro e l’Italia inesorabilmente avviata verso l’irrilevanza europea e internazionale. Grazie, presidente Grasso. E grazie a chiunque abbia dato il suo autorevole consiglio e avallo a quest’ultima scandalosa decisione. E perché scandalosa? 

1.   Pietro Grasso ha schierato la “sua” istituzione (che ovviamente “sua” non dovrebbe essere ma dei cittadini) dalla parte dei pm di Napoli, dell’accusa in un processo, cioè di una parte in un processo, per la quale tifa un’altra “parte”, stavolta politica, in Parlamento. E lo ha fatto contro il leader del centrodestra in Italia, forte di 9 milioni di voti e con un consenso addirittura crescente, per di più impegnato a scrivere con il capo del partito di maggioranza nel governo le regole di passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Pietro Grasso si trova così a coinvolgere tutto il Senato nel fiancheggiamento di una fazione, senza neanche avere come base un dato di colpevolezza. E questa sua faziosità è sottolineata dalla responsabilità politica che si è assunto di contraddire il voto col quale la maggioranza del Consiglio di presidenza del Senato aveva escluso (10 a 8) la costituzione di parte civile. Parere consultivo, che prima Grasso ha chiesto e poi ha calpestato. Per tutto questo, Grasso ha definitivamente compromesso il suo ruolo di garanzia, che non è personale ma istituzionale. Questo sì, un danno, per il Senato e per tutti noi.

2.   Lo “strappo” rende oggettivamente più tormentato il percorso di riforme necessarie come la nuova legge elettorale. La decisione dei senatori del Partito democratico di favorire la costituzione di parte civile contro Berlusconi smentisce il clima di riappacificazione che sembrava ormai incardinato verso una responsabile collaborazione politica e parlamentare per le riforme. È naturale che da parte di Berlusconi e del centrodestra vi sia ora una difficoltà a proseguire in quello spirito di concordia. È probabile che l’interesse di Berlusconi e Renzi a portare a compimento il processo riformatore non fermi la riforma, ma il colpo di mano di Grasso dimostra che in Parlamento c’è ancora una forte opposizione (anche dentro il Pd “riformato” di Renzi) al cambiamento e al superamento dei veleni della Prima (la Seconda non c’è mai c’è stata) Repubblica.

3.   Ancora una volta la magistratura interferisce nel processo politico e democratico. Che cosa dire dello scherzo inopportuno col quale il presidente del Senato ed ex procuratore Grasso, prima di prendere la sua decisione, ha detto “mi riunisco in camera di consiglio”? Da ex magistrato, non da presidente del Senato. Oltretutto, stavolta è come se il procuratore Grasso avesse considerato carta straccia la “perizia” da lui stesso ordinata. E il linguaggio, astruso e pseudo-giuridico della nota diffusa dalla presidenza del Senato nasconde l’ipocrisia di argomentazioni da tribunale utili solo a giustificare una decisione squisitamente politica. Avviene forse lo stesso in certe aule di giustizia? Come quando si fanno partire i termini di prescrizione del reato di corruzione dal momento in cui il denaro viene speso e non da quello in cui viene percepito? Senza considerare che transumanze di senatori da destra a sinistra e da sinistra a destra ci sono sempre state senza che questo fosse mai visto da alcuno come ipotesi di reato.

4.   In generale e semplificando, ci sono forze del cambiamento alle quali si contrappongono resistenze del sistema. Berlusconi e Renzi stavano (stanno) per realizzare uno storico passo avanti sulle riforme, forse gli italiani si stanno avvicinando al momento di avere finalmente un governo che li rappresenti, scelto da loro. E invece, abbiamo due presidenti delle Camere indicati da un Pd bersaniano che non è più quello, e da una maggioranza che non è più la stessa. Abbiamo un governo nato come esecutivo delle larghe intese che non rappresenta più nient’altro che i numeri di un Parlamento delegittimato che si regge sull’ennesimo ribaltino. Lo stesso presidente Grasso è a capo di un’istituzione che nell’ipotesi di riforma condivisa dai principali partiti (e dagli italiani) dovrebbe sparire. Il che ci porta a riflettere anche sul possibile coinvolgimento della carica più alta, il presidente della Repubblica, nella decisione di Grasso e in una “blindatura” del governo che è politica e non di garanzia.

Al di là delle conseguenze concrete della decisione, il colpo di mano di Grasso rappresenta il punto più basso raggiunto dalle istituzioni, contro tutto ciò di cui gli italiani oggi hanno disperato bisogno: pace, riforme e governo. Col tocco d’ipocrisia finale di presentare la decisione come “un ineludibile dovere morale”.    

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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