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Berlusconi a Bologna: perchè ha detto sì a Salvini

Il leader di Forza Italia è ospite-protagonista. Dovrà dimostrare vicinanza ma leadership per un centrodestra che non può essere a trazione leghista

“Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate "Michele vieni di là con noi, dai" ed io "andate, andate, vi raggiungo dopo". Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo”.

Non ce ne vorrà il Cavaliere se lo accostiamo a Nanni Moretti: all’epoca in cui girava Ecce Bombo non era ancora un banale guru della sinistra né un’icona strapagata dell’anti-Berlusconismo militante, anzi era un regista brillante e capace di ironizzare in modo intelligente sulla sua generazione e sulle nevrosi e gli snobismi della sinistra.

Il fatto è che Berlusconi ha colto davvero “come lo si nota di più”: il vero tema politico del centro-destra, per una settimana, non è stata la manifestazione della Lega in sé, ma la presenza o meno di Berlusconi. E c’è da scommetterci, il vero protagonista, anche mediatico, della piazza di Bologna, sarà lui, non Salvini.

Se non altro perché quello che dirà Salvini è facilmente prevedibile, quello che dirà Berlusconi non lo è affatto. Incoronerà il rampante segretario leghista come futuro leader della coalizione? Proverà a smarcarsi dall’abbraccio della Lega? Sono due ipotesi entrambe molto poco probabili.

Salvini, forza e debolezza del centrodestra
Berlusconi ha deciso di andare, perché un rifiuto a questo punto sarebbe stato un gesto di ostilità ingiustificata verso la Lega. Il partito di Salvini oggi è al tempo stesso il punto di forza e il limite del centrodestra italiano.

È senz’altro il partito più in salute, è in testa nei sondaggi, ha ottenuto successi clamorosi. Al tempo stesso è l’ostacolo che tiene lontani molti moderati, che spinge inesorabilmente il voto centrista verso Renzi o verso l’astensione.

Le sudate felpe di Salvini mal s’intonano con le composte grisaglie dell’elettorato più riflessivo. Quell’elettorato che le ruspe preferisce usarle nei cantieri piuttosto che per abbattere campi nomadi (anche perché talvolta è proprietario delle medesime ruspe e dell’azienda edile cui appartengono, oppure ha investito nel progetto urbanistico-abitativo che vorrebbe veder realizzato).

Vicinanza ma differenza
Dunque Berlusconi deve riuscire a dimostrare agli elettori leghisti di essere vicino a loro, alle loro esigenze, alle loro pulsioni, ma anche di essere lui il leader, o il king maker, di un centro destra che, per essere vincente, non può essere a trazione leghista.

Berlusconi ha fatto più volte un nome, come possibile candidato premier del centro-destra: quello di Mario Draghi, una volta finita l’esperienza alla Bce. Non sappiamo cosa ne pensi l’interessato, ma sappiamo che la piazza di Bologna non è il luogo più adatto al suo pacato argomentare.

Dunque Berlusconi a Bologna ci sarà, da ospite-protagonista: non vuole rubare la scena a Salvini, e neppure identificarsi totalmente con un evento al quale è la Lega a dare il tono. Lo stesso nome voluto da Salvini, Blocca-Italia, non è fatto per entusiasmare chi ha chiamato il suo partito Forza Italia.

Berlusconi ha detto tante volte di se stesso che è abituato a farsi concavo e convesso, secondo le situazioni, per meglio adattarsi ai suoi interlocutori.

La partita delle comunali
A Bologna dovrà esercitare quest’arte con grande attenzione, e questo sarà soltanto l’inizio. Nelle prossime settimane si dovranno decidere i candidati sindaci di centro-destra nelle maggiori città italiane, nelle quali, anche per le insipienze della sinistra locale, ci sono ottime chanches di vittoria.

Ma queste chances potrebbero essere vanificate da candidati troppo identitari, come Giorgia Meloni a Roma. Al tempo stesso, Lega e (in misura minore) Fratelli d’Italia, vorranno dire la loro e far valere il loro peso numerico.

Trovare la “quadra”, come diceva Umberto Bossi, non sarà facile. Ma lui, il vecchio leader della Lega ancora Padana, con Berlusconi ci riusciva sempre.
Forse con Salvini sarà più difficile, ma “l’altro Matteo” ha troppo senso politico per rischiare di intestarsi delle sconfitte.

E poi fra milanisti è difficile che non ci s’intenda. Noi, in quanto diavoli, facciamo ovviamente il tifo per questo.

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Serenus Zeitblom