Beni sequestrati alla mafia a Palermo: lo scandalo Saguto
Chiesto il rinvio a giudizio per l'ex presidente della Sezione misure di prevenzione per corruzione, concussione, truffa aggravata e riciclaggio
La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, e per altri venti indagati. È lo scandalo scoppiato nel settembre 2015, che ha portato alla luce una serie di presunti, gravi illeciti sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia a Palermo. Secondo gli inquirenti, Saguto avrebbe creato una rete di amministratori giudiziari "preferenziali", sottomessi o collusi.
Tra gli indagati per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio ci sono altri tre magistrati, e cioè Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte e Tommaso Virga, ma anche l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, e poi avvocati, amministratori giudiziari come l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara e parenti della stessa Saguto, a partre dal marito Lorenzo Caramma, per arrivare al figlio Emanuele e al padre, Vittorio Pietro Saguto, tutti coinvolti nell’inchiesta sull'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata.
L'inchiesta, che è iniziata a metà del 2014 e di cui hanno parlato non molti giornali, accusa Saguto di avere illegittimamente affidato beni sequestrati alla criminalità organizzata per centinaia di milioni di euro al figlio del magistrato Virga e all'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, nonché a una serie di altri amministratori giudiziari, che vengono definiti dai pm sottomessi o collusi.
L’udienza preliminare inizierà il 22 giugno davanti al giudice Marcello Testaquadra. I reati ipotizzati dal pm Cristina Lucchini vanno dalla corruzione alla concussione, dalla truffa aggravata al riciclaggio. Saguto è stata già sospesa dalle funzioni e dallo stipendio da parte del Consiglio superiore della magistratura.