Obama e la gang della marijuana
Il presidente apre alla legalizzazione. Ricordando come da giovane anche lui abbia spesso fumato erba.
Dopo i matrimoni gay, Barack Obama spezza una lancia a favore di un'altra delle battaglie liberal negli Usa: la legalizzazione della marijuana. In una lunga intervista a David Remnick, il direttore della rivista New Yorker's, il presidente ha detto che le leggi varate in Colorado e a Washington sono importanti e che si deve andare avanti in quella direzione "Non possiamo chiudere in prigione ragazzi o consumatori individuali mentre una parte delle persone che vogliono quelle leggi (repressive) hanno fatto consumo delle stesse sostanze qualche volta".
Obama non ha detto esplicitamente di essere favorevole alla legalizzazione, ma lo ha fatto capire con nettezza. Mettendo sul piatto anche la sua passata esperienza di consumatore abituale di marijuana, durante gli anni del college:" Come è ben documentato, io ho fumato quando ero giovane e ora la vedo come un cattiva abitudine e un vizio, non molto diverso dalle sigarette che poi ho continuato a fumare fino a qualche anno fa. Alla fine non credo che sia più pericoloso dell'alcol".
Quando l'intervistatore gli ha chiesto cosa intendesse dire con quella frase, Obama ha precisato: "Penso che i danni siano inferiori sul singolo consumatore rispetto a quelli determinati dall'alcol". Comunque sia, non è una cosa salutare fumare marijuana, ha ammesso Obama. "Lo dico alle mie figlie che è una cattiva idea e che non fa bene". Parola di un papà che ha alle spalle un passato - come milioni di americani - di fumatore di marijuana. Individuale e di gruppo.
Io ho inalato
Sono proprio lontani i tempi in cui un politico americano perdeva le elezioni a causa di qualche scandalo collegato allo spinello. Bill Clinton fu il primo candidato alla Casa Bianca ad ammetterlo di averne fumato quando era studente. "Ma non ho mai inalato" - giurò solennemente di fronte all'America. Ora, la sua posizione sulla legalizzazione della marijuana è una delle più ardentemente a favore. Molto meno prudente rispetto a quella di Obama e simile a quella espressa anche da importanti esponenti del Partito Repubblicano come Rand Paul e Michael Bloomberg, l'ex sindaco di New York.
"Io ho inalato" - fu invece la risposta dell'allora senatore dell'Illinois Barack Obama. Era il 2006 e stava per decidere di candidarsi alla presidenza. Lo disse in un incontro pubblico. In realtà, lo aveva già scritto quasi dieci anni prima nella sua autobiografia, i Sogni di mio padre. In quelle pagine aveva messo nero su bianco le sue esperienze con la marijuana, con la ricerca della cocaina, ma non con uso dell'eroina, mai provata, perché - racconta - non si fidava del pusher che voleva vendergliela.
Quel libro uscì nel 1995. Obama voleva diventare un personaggio conosciuto a livello nazionale e i Sogni di mio Padre furono il trampolino di lancio per raggiungere la fama. Proprio per evitare spiacevoli inconvenienti poi, rivelazioni che avrebbero potuto metterlo in difficoltà mentre era in corso la sua ascesa politica, Obama decise di giocare d'anticipo e raccontare candidamente gli aspetti più spinosi (nella tradizione delle politica americana) della sua storia, compreso il suo passato di consumatore di droghe.
I ragazzi della gang della marijuana
Nel 2012 è uscita una biografia di Barack Obama scritta David Maraniss, giornalista del Washington Post. in cui si rivelano alcuni particolari del suo passato di consumatore prima alla Punahou High School di Honolulu e poi all'Occidental College di Los Angeles. Quando era studente liceale alle Hawaii, Obama faceva parte della Choom Gang, un gruppo di ragazzi amanti del basket e della buona erba. Choom è infatti un vocabolo che significa "fumare marijuana".
Il sopranome di Obama era TA, ovvero le iniziali delle parole Total Absorption (Assimilazione Totale). Dalle testimonianze dei suoi compagni di gang di allora, Barry (come veniva chiamato Obama da giovane), aveva una particolare abilità a intercettare gli spinelli mentre venivano fatti passare in circolo e a "rubare" , ad aspirare una boccata di fumo in più degli altri.
Sempre secondo le testimonianze, Obama aveva trovato un modo per evitare di "sprecare" l'erba: chiudersi in una macchina con i finestrini sigillati, in modo da crare un effetto di concentrazione del fumo all'interno dell'abitacolo. Un altro dei luoghi preferiti era il furgoncino di uno dei componenti della banda.
L'Obama adolescente che fumava in gruppo, con i suoi amici, non lo faceva solo per divertimento, ma anche per quella ricerca di identità che ha pervaso la vita del giovane Barack, come lui stesso ha poi scritto nei Sogni di mio Padre. lasciate le Hawaii, Obama è rimasto un consumatore di marijuana anche al college e poi all'università.
Ha smesso di fumare per paura di Michelle
Le sue rivelazioni sul consumo di cannabis finiscono qui. Da quando ha iniziato la sua cacciera politica, ufficialmente, Obama non ha più toccato uno spinello. Si sa solo che è stato un accanito fumatore di sigarette fino a quando non è entrato alla Casa Bianca.
Poi, ha gradualmente smesso. Qualche mese fa ha detto di non aver fumato una sigarette in almeno sei anni soprattutto a causa del timore di essere "sgridato" da Michelle. Nel 2011, quando chiesero alla First lady come era finita la battaglia del marito con il tabacco, rispose: l'ha vinta. Ma, in realtà, la vincitrice è stata lei.