Baby squillo 16enne offresi online
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Baby squillo 16enne offresi online

Una giornalista si è messa in vendita, fingendosi minorenne, sullo stesso sito internet da cui è partita l’indagine di Roma. 54 proposte in un'ora - Le storie - La squillo racconta - La psicologa -

«Io non sono violento, perché dovresti aver paura?» La casella di posta elettronica s’intasa. Decine di messaggi si accavallano uno sopra l’altro: 54 in un’ora, per l’esattezza (e continuano anche adesso, mentre sto scrivendo). Rispondere a tutti è impossibile, ma ognuno pretende attenzione e, ovviamente, la propria prestazione. Ciascuno fissa un prezzo. Nessuno a 16 anni ti tratta come una prostituta, almeno inizialmente. Ci vuole tempo per farlo, almeno tre o quattro email, prima che il sesso faccia la sua reale comparsa in quei messaggi di rose, preservativi e lati B. Una pazienza infinita. Sono infatti disposti a perdere ore davanti al computer pur di non farsi scappare la loro lolitina. Perché una volta che hanno preso il contatto con te è come se diventassi di loro proprietà.

E forse questo non lo sapevano le quattro sedicenni appena finite in un giro più grande e grave di loro: l’operazione Ninfa, come è stata denominata dalle forze dell’ordine. Il giro della prostituzione minorile della cosiddetta Roma bene. La voglia di soldi facili, la noia e quei fiumi di cocaina. Poi una madre che ti sprona a continuare, perché in casa i soldi proprio non ci sono più, e un’altra che invece ingaggia un investigatore privato per spiare la figlia che ha comportamenti sospetti, scopre tutto e si apre l’inchiesta.

A finire in manette alcuni (i soliti) insospettabili. Al momento sono 10: facoltosi uomini d’affari che adesso rischiano, oltre all’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile, anche l’accusa di violenze sessuali ai danni di quattro sedicenni. Nessuno si aspettava che una di loro, proprio quella costretta dalla madre, crollasse davanti al procuratore aggiunto romano Maria Monteleone, e raccontasse tutto fra le lacrime. Ci si aspettava il silenzio, forse. I cinque che gestivano il giro non avevano però considerato di dover fare i conti con ragazzine e non con squillo d’alto bordo.

Eppure prostituirsi, anche a 16 anni, è desolatamente semplice. Non servono marciapiedi, case chiuse, madri compiacenti e complici. Basta andare su un sito internet come Bakecaincontri.com, proprio lo stesso usato dalle ragazzine romane; basta individuare la regione, la città (la cronista ha scelto una città del Centro Italia), fare clic sulla scritta «dichiari di avere più di 18 anni» e inserire il tuo annuncio.

È vero, l’età che devi mettere è obbligatoria, ma nessuno poi ti vieta di specificare nel testo del messaggio che hai soltanto 16 anni. Bastano due facili passaggi e si diventa baby squillo a tutti gli effetti. Nessuno ti chiede un documento d’identità per accertare la tua età. Una volta che hai dichiarato di essere maggiorenne, gli amministratori del sito si fidano della parola data. Come ha stabilito la Corte di cassazione, del resto, i gestori di un sito internet di annunci non compiono reati: sono ritenuti semplici intermediari tra chi inserisce l’annuncio e chi lo legge.

A quel punto hai gettato l’amo e, come ho fatto io, aspetti. Basta un giorno, di regola, e dal sito arriva la richiesta di conferma: «Sì» rispondi «sono stata io a mettere l’inserzione». Trascorre una manciata di minuti e la giostra parte: sull’email ti arrivano messaggi a raffica. A grandi linee iniziano tutti così: «Sarei interessato al tuo annuncio, ma hai proprio 16 anni?». Poi i tuoi interlocutori contrattano il prezzo. Poi inizia un giro di domande, continue, insistenti. C’è interesse per la vita altrui, scambi che durano ore, messaggi e richieste di attenzioni assillanti, a volte maniacali. Come se a Roma non fosse accaduto assolutamente nulla.

Se vuoi, ti ospito a casa mia

È il caso di Giovanni (tutti i nomi sono di fantasia), che è interessatissimo alla mia età e scrive: «Ciao, io sono di xxx (una piccola località dell’Italia centrale, ndr), vivo solo e posso ospitarti. Posso aiutarti economicamente. Mandami tuo numero». Alla risposta: «Sono italiana e non ho bisogno di una casa», Giovanni scrive: «Se sei italiana, ti preferisco di più. Allora, io sono una persona seria, pulita ed educata, ma se mi prendono in giro mi arrabbio tantissimo. Ovviamente per aiuto economico ti offro soldi. Ci incontriamo di giorno e ne parliamo a voce. Io non c’ho problemi. Ho 45 anni».

Altri messaggi, poi la richiesta: «A me piace al naturale». Per naturale Giovanni intende senza precauzioni di sorta. Faccio finta di titubare: «Non sono più sicura di voler fare questa cosa, sai, dopo il casino di Roma credo sia pericoloso...». L’uomo smorza i toni: «Io ti capisco, tesoro, ti giuro che io sono una persona educata e non posso permettermi di fare stronzate. Vediamoci tra poco che è ancora giorno ed è meglio anche x te».

È separato Giovanni, ma «spera nel grande amore», sicuro che un giorno arriverà. «Ma sul serio mi potevi ospitare a casa tua?» chiedo. La risposta è positiva. Insisto: E in cambio cosa vorresti scusa?». Un «niente» iniziale si tramuta, subito dopo così: «Se vuoi, io do una cosa a te e tu ne dai una a me, ma prima devo vederti. Dimmi dove ci vediamo, a che ora ci vediamo, dimmi che hai deciso... chiamami e ci vediamo, ok?».

Pericoloso con una sedicenne? Macché

Ti chiamano spesso tesoro, gli uomini: come se avere 16 anni richiedesse più tatto per portarti a letto. Anche Enrico lo fa, e abbonda con i punti esclamativi: «Tesoro ok come ci contattiamo, solo via mail? A titolo di amicizia non credo ci sia pericolo a riguardo di qualche sms x parlare!!! Ma se non ti va ci contattiamo solo via email!!!». Parla solo di sms, un altro tipo di contatto, ma quando si va al dunque è disposto a sborsare 150 euro per un’ora, una ricarica del cellulare (che è il sistema più adottato) e a rimborsare il biglietto del treno.

L’uomo dice di lavorare in una fabbrica, settore alimentare, e preferisce che la sua lolitina lo raggiunga direttamente a casa. Enrico è sposato. Ha figli presumibilmente piccoli, dato che non si sbilancia sulla loro età, ma dice di avere 33 anni. Vuole andare con una minorenne «perché ha la pelle delicatissima». Non si incorre in nessun pericolo, ne è sicuro. E se qualcuno ci vede e ci riconosce? «Tu gli dici che sono il fratello di una tua compagna di scuola. Un fratello conosciuto da tutti e tutte». Perplessità: «Se poi ci beccano io gli dico che non avevo mica controllato il tuo documento». Ci accordiamo. «Incontriamoci lunedì». «Ok, domani ti faccio la ricarica. Ciao tesoro».

Richieste particolari

Poi c’è Antonio (un altro nome di fantasia). Lui non risponde alle domande. È scontroso. Scocciato sin dall’inizio di dover portare avanti la lunga contrattazione con la presunta sedicenne. Ma la ragazzina gli interessa; a un certo punto arriva la richiesta proibita: «Ma il lato B posso averlo?». «Scusa» rispondo «in quel senso sono vergine, ma se paghi di più...». Antonio impazzisce: «Dimmi dove sei e ti porto un acconto».

È disposto a fare di tutto, a pagare l’impossibile. «Sai, la carne acerba...» scrive a un certo punto. Ma quando la ragazzina tentenna riprende in mano la situazione: «Non avere paura, cosa vuoi che accada?». Rispondo: che ci possano scoprire i carabinieri. «Ma non ci scopre nessuno, andiamo in un albergo che non fanno domande. Io sono un uomo di mondo, faccio l’imprenditore. Fidati di me». Insiste, alza la cifra: «Se accetti, tante, tante rose per te».

Dai, facciamolo subito

Nella lista non manca neanche il «fidanzatino fedele». Così si descrive. Usa il suo nome vero. Non ha paura. Chiedo: perché proprio con una sedicenne, se sei felicemente fidanzato? «E che c’entra? Con te è una cosa totalmente diversa». Alza i toni, non tralasciando alcuna generalità: paese di provenienza, auto, lavoro ed età. Trovarlo su Facebook è semplice. La sua bacheca è patetica, intrisa di cuori e di «sei tutta la mia vita».

Poi però quando gli viene detto: guarda, scusa, ma la mia mamma è in ospedale, oggi proprio non posso, il nobile animo muta: «Ma dai, che vuoi che succeda se ritardi?». Esagerare diventa la parola d’ordine. Fino a dove si spingerà? Accampo scuse disperanti: scusa ma oggi deve fare la chemio. «Dai, facciamo subito. Ti vengo a prendere e ti porto io in ospedale».

Non posso. La conversazione dura svariati messaggi. Fino al mio nervosismo palesato per la sua mancanza di sensibilità. Alla fine si arrende: «Dai, hai vinto tu. Mi libero dal lavoro e vengo alle 6».

Un animo (quasi) poetico

In mezzo a tanta miseria umana, per fortuna alla fine sembra arrivare anche un po’ di poesia. Franco mi scrive: «Navigando in internet in una noiosa notte di lavoro in ufficio, alla ricerca di qualcosa che renda la mia vita più frizzante del solito tran-tran quotidiano, mi sono trovato davanti al tuo messaggio su bakeca e ho subito pensato: che splendida ragazza che viene descritta in queste righe. Visto che fare l’uomo di compagnia ancora mi manca nella vita e a me piace provarle tutte, eccomi qui a tentare spudoratamente con te mio virtuale amore, sperando che tra tanti io possa essere il prescelto».

A un secco: ma io faccio sesso a pagamento, forse non hai capito, Franco risponde: «Certo, ma hai solo 16 anni». Lui finalmente sembra avere paura. È l’unico in mezzo a tanti. «No, mi dispiace, io non voglio finire in galera, ma se vuoi posso essere il tuo amichetto virtuale... Che ne pensi?». Altri messaggi che si concludono alla fine con un «cercami su Facebook, chissà che non cambi idea». L’impressione è che anche Franco non abbia proprio intenti platonici. Comunque aspetterà invano.

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