Il "boom" delle bombe fai-da-te
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Il "boom" delle bombe fai-da-te

L'attentato di Boston dimostra per l'ennesima volta come sia facile costruirsi un ordigno in casa

Un tempo c’era un libro proibito, denominato “The Anarchist Cookbook”, che insegnava come fabbricare bombe usando semplici e rudimentali oggetti di uso comune. Quel libro, scritto nel 1971 da William Powell (e poi rinnegato dallo stesso autore) ha fatto molta strada e incalcolabili danni. Numerosi emuli - anarchici, terroristi, criminali comuni o semplici folli - hanno preso spunto per anni dal saggio di Powell fino a che non è stato messo all’indice dalla stessa casa editrice (nel 1991), salvo trovare nuova vita al tempo di internet, dove non esiste ovviamente un filtro abbastanza potente da impedire di trovarne una copia, anche tradotta. E, addirittura, pare sia nuovamente acquistabile grazie alla vendita online, che te lo recapita in sole dodici ore.

Ad ogni modo, nel Novecento, “The Anarchist Cookbook” scottava al punto da poter essere considerato di per sé una prova indiziaria di reato, se il libro spuntava fuori dai controlli delle forze di polizia in casa di un sospetto. E, in effetti, in questo “manuale del perfetto attentatore” si rivelano non solo le regole per realizzare una bomba fai-da-te con tanto di disegni esplicativi, ma sono ricomprese anche vere e proprie tecniche di sabotaggio (come distruggere un ponte), trucchi del mestiere per compiere un omicidio (come silenziare una pistola), formule chimiche (per la gelatina della dinamite), persino gli usi e gli effetti di farmaci e droghe.

Il nuovo manuale del’attentatore

Quello che l'autore considerava “una guida di sopravvivenza” per anarchici altri non è se non l’archetipo, l’antesignano di tutti i successivi manuali per terroristi in erba. E, siccome ogni epoca ha i suoi punti di riferimento culturali, oggi c’è un’altra pubblicazione cui molti aspiranti attentatori delle nuove generazioni guardano, per conoscere i rudimenti di una lotta clandestina e ribelle.

Famosa e diffusa soprattutto tra gli affiliati ad Al Qaeda, tale pubblicazione è disponibile per lo più solo online. La testata ha il nome evocativo “Insipre” e l’ambizioso intento di convertire i popoli dell’Occidente al jihad (la “Guerra Santa”), propagandando i numerosi messaggi eversivi della galassia qaedista, da Bin Laden in poi. Allo stesso tempo, “Inspire” intende istruire i suoi lettori circa l’uso delle tecniche di guerriglia e terrorismo, esattamente come fu per “The Anarchist Cookbook”.

Fa quasi sorridere il fatto che in questa rivista mensile, in lingua inglese e araba, siano presenti rubriche e interviste, né più e né meno come se si trattasse di un giornale di gossip. Ma, ad una più attenta analisi, il pericolo della diffusione di massa di simili argomenti tramite la rete è fin troppo evidente: mai come nel XXI secolo, si possono contare così tanti attentati artigianali compiuti da improvvisati attentatori. O “lupi solitari”, secondo la recente definizione che l’FBI ha utilizzato per definire gli attentatori di Boston. Ultimo in ordine di tempo, infatti, è proprio il caso che ha sconvolto l’America solo due giorni fa.

Le bombe artigianali utilizzate a Boston

Già, perché le indagini del Bureau sul caso, certo non dimostreranno che i terroristi hanno letto il manuale di Powell o la rivista “Inspire”, però hanno documentato che si tratta di bombe artigianali, realizzate con semplici pentole a pressione contenenti polvere da sparo e altri elementi che, combinati, sono in grado di creare un’esplosione (consultando “The Anarchist Cookbook” o “Inspire”, troverete certamente l’esatta metodologia impiegata).

Questo, ovviamente, non rivela nulla sull’identikit degli ideatori e degli esecutori materiali dell’attacco terroristico alla Maratona di Boston. Eppure, è evidente che, in mano a pazzi criminali, simili argomenti diventano più pericolosi di qualsiasi contenuto contro la morale, la religione o il buon costume, in qualunque Paese al mondo ci si trovi. Ne sia prova il fatto che, nonostante il fondatore della rivista “Inspire” - l’ingegnere statunitense naturalizzato yemenita Anwar Al Awlaki - sia stato ucciso oltre un anno e mezzo fa da un drone della CIA in Yemen (l’editore, invece, è ancora sconosciuto), la rivista prosegue tranquillamente le proprie pubblicazioni, per istruire i nuovi potenziali “Unabomber” di domani.

(By LookOut News )

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Luciano Tirinnanzi