L'arma del Mattarellum nella battaglia sulle riforme
ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI
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L'arma del Mattarellum nella battaglia sulle riforme

La minaccia del voto a maggio contro gli avversari del governo

Nel braccio di ferro tra maggioranza e minoranza Pd spunta il Mattarellum e l'ipotesi “election day” per il maggio 2015. Lo hanno rispolverato ieri tre senatori dem – due renziani e un giovane turco - su ordine di un Matteo Renzi arrabbiatissimo contro chi pensa “di intimidirlo” rompendo i patti, mandando sotto il governo “per far vedere che esistono” senza contare che “se falliamo noi cosa ottengono? Di far arrivare la troika”. Obbiettivo: mettere paura – la paura delle elezioni - a tutti quelli che stanno cercando di mettere i bastoni tra le ruote delle riforme. Sia quella del Senato che quella elettorale. Compreso Silvio Berlusconi, che continua a temporeggiare.

Ieri, infatti, il governo è andato sotto in commissione Affari Costituzionali della Camera su due emendamenti identici presentati dalla minoranza Pd e da Sel, votati anche dal M5S, Lega e un deputato forzista, che prevedevano l'eliminazione dei 5 senatori a vita di nomina presidenziale. Il ministro per le riforme Maria Elena Boschi ha commentato che sarà l'Aula a dover decidere ma intanto anche per quanto riguarda l'Italicum continua la battaglia sui capolista bloccati e per ancorarne l'entrata in vigore alla riforma del biacameralismo perfetto. Le opposizioni, compresa la minoranza Pd, intendono infatti ritardarne l'approvazione per scongiurare dosì il ritorno alle urne.

Una resistenza forzata dall'ipotesi, appunto, di un ritorno al Matterellum. Il subemendamento prevede infatti che l'Italicum (sistema maggioritario valido solo per la Camera) entri in vigore nel gennaio del 2016, ma se la legislatura dovesse finire prima, si andrebbe a votare con quest'altro sistema anche al Senato invece che con il Consultellum (come già proposto dal leghista Calderoli). Ma perché il Mattarellum dovrebbe fare così paura alla minoranza dem? Intanto perché rappresenta una pistola puntata contro chi teme come la peste le elezioni anticipate. Poi perché trattandosi di un sistema elettorale misto proporzionale-maggioritario (quota proporzionale del 25%) con i collegi uninominali, i candidati verrebbero scelti dalle segreterie di partito e per quanto riguarda il Pd è praticamente scontato che Renzi escluderebbe molti dei suoi avversari interni. Senza contare che anche Silvio Berlusconi avrebbe poco da guadagnarci visto il rischio di piazzarsi terzo o quarto in quasi tutti i collegi.

Se poi, anche dopo gennaio 2016, la riforma del Senato non avesse ancora ottenuto il via libera definitivo, l'ipotesi sarebbe quella di votare alla Camera con l'Italicum e al Senato con il Consultellum. Solo ipotesi, appunto. Perché fino a quel momento tutto potrà e dovrà ancora succedere. A iniziare dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Una partita da cui né la sinistra del Pd né Silvio Berlusconi vogliono rimanere esclusi. Forzando per questo la mano sulle riforme. Anche a costo di farsela bruciare da Renzi. Che però, a sua volta, sa di dover concedere qualcosa. Perché se tra alcuni renziani la tentazione del voto comincia a farsi forte, il premier non è affatto convinto che l'opzione urne porti con sé un vantaggio scontato.

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Claudia Daconto