L'intreccio romano di mafia e politica
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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L'intreccio romano di mafia e politica

37 arrestati, tra cui anche l'ex terrorista nero Massimo Carminati, e il sequestro di oltre 200 milioni di euro. Indagato anche l'ex sindaco Alemanno

"La caratteristica principale di Roma, anche dal punto di vista dei fenomeni criminali, è quella della complessità".

Quando sabato scorso, ospite della conferenza programmatica del Pd Roma, il procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone ha dedicato gran parte del suo intervento ai rapporti tra mafia e politica a Roma forse si sarebbe potuta leggere tra le righe un'anticipazione della notizia che da alcune ore sta sconvolgendo gli ambienti politici e imprenditoriali della città. A cominciare dall'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex sindaco Gianni Alemanno per il quale viene ipotizzato il reato di associazione mafiosa. Come per altri 36 indagati.  Tra questi il direttore generale dell’Ama Fiscon, l’ex Ad dell’Ente Eur Riccardo Mancini (già indagato per corruzione), l’ex ad di Ama Franco Panzironi (pluri indagato per lo scandalo Parentopoli), l’ex capo della polizia provinciale Luca Odevaine.

Perquisizioni e dimissioni

A capo della presunta “holding criminale” che spaziava dall’estorsione, all’usura, al riciclaggio, alla corruzione per aggiudicarsi appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri d'accoglienza per gli immigrati, l'ex Nar ed ex Banda Magliana Massimo Carminati, già finito in manette. Ma ordini d'arresto starebbero per raggiungere anche una trentina di politici romani. Già perquisiti gli uffici del presidente dell'Assemblea capitolina il Pd Mirko Coratti e dei consiglieri regionali Eugenio Patanè (Pd) e Luca Gramazio Pdl. Mentre l'assessore alla Casa del Comune di Roma, Daniele Ozzimo, raggiunto da avviso di garanzia, ha già presentato le sue dimissioni.

Associazioni criminali

“Evitare conflitti e delitti e trovare compromessi per continuare a fare affari” così il procuratore Pignatone, che coordina l'inchiesta denominata “Mafia Capitale”, aveva descritto, certo non a caso, il modus operandi delle associazioni criminali presenti nella Capitale e ricordato che “non tutto quello che non è reato è legittimo o rispondente a criteri di buona amministrazione e, ancora meno, eticamente apprezzabile”. Una valutazione che in questi tempi ha spesso riguardato proprio l'ex sindaco, coinvolto, a vario titolo, in inchieste giudiziarie e in vicende probabilmente non “rispondenti a criteri di buona amministrazione”.

Le inchieste sull'ex sindaco

La più famosa è stata quella sulla Parentopoli in Atac (la società del trasporto pubblico romano) con 850 assunzioni a chiamata diretta anche di persone legate  a politici ed esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti; e in Ama (la società che si occupa di raccogliere e smaltire i rifiuti della città) che imbarcò un migliaio di nuovi dipendenti sui 7mila totali.

Poi quella sulla presunta mazzetta da circa 600mila euro versata da Menarini Bus per la fornitura di 45 bus alla società Roma Metropolitane con Alemanno indagato per finanziamento illecito e il solito Riccardo Mancini, ex ad dell’Ente Eur, accusato di essersi intascato la fetta più consistente della tangente.

E ancora, la vicenda dei 30mila euro per il telemarketing a scopo elettorale in cui Alemanno è stato coinvolto accusato, con l'ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini, di finanziamento illecito ai partiti per aver versato, nel 2010, 30mila euro a una società che in teoria avrebbe dovuto svolgere un sondaggio sulla qualità dei servizi scolastici e che invece sarebbero stati utilizzati per una serie di telefonate in cui si invitava a votare la lista Polverini con cui era candidata anche la moglie di Alemanno Isabella Rauti.

Il cerchio nero

Per non parlare di tutte le polemiche sul suo “cerchio nero”, gli amici di gioventù fascista piazzati in Campidoglio e nelle muncipalizzate. Da Riccardo Mancini, ex camerata e militante di Avanguardia nazionale, finanziatore della sua campagna elettorale, spedito a Eur Spa, a Stefano Andrini, assunto come dirigente all’Ama e già condannato a 3 anni per aver preso a sprangate tre ragazzi di sinistra nel 1989. Da Antonio Lucarelli, portavoce di Forza Nuova e scelto come suo capo segreteria, a Luigi Crespi, condannato per bancarotta fraudolente e per un certo tempo eletto a spin doctor ufficiale, a Mario Andrea Vattani, il console “fascio-rock” che per tre anni ha curato le relazioni diplomatiche del Campidoglio.

"Ne uscirò a testa alta"

Appresa la notizia della nuova inchiesta, Alemanno ha dichiarato: "Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità a ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Sono sicuro che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti".

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Claudia Daconto