Un'installazione sulla genetica all'interno della mostra Genoma umano, al MUSE di Trento.
Matteo De Stefano/MUSE
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Al supermercato dei test genetici

Una mostra al Muse di Trento fa riflettere sulle opportunità e i rischi della genomica di consumo

Hai mai pensato di selezionare l’anima gemella in base alla compatibilità dei vostri geni? A rintracciare tuoi eventuali parenti sparsi per il mondo seguendo il filo con del Dna?

Sembrano domande insolite solo perché la cosiddetta genomica di consumo non è ancora tanto diffusa da noi da rappresentare un argomento di discussione su social media. Ma il mercato dell’offerta al pubblico di test genetici letteralmente per qualunque esigenza, da risposte a domande di salute fino alle diete personalizzate in base alla configurazione genetica, è in piena espansione.

Anche se il fenomeno è più tipicamente americano, di fatto è globale perché i test possono essere acquistati online per poche decine di euro: arriva a casa un kit per la raccolta di un campione di saliva da rispedire per posta a un laboratorio, di solito negli Stati Uniti, e in poco tempo si ottiene la risposta cercata.

Quindici anni intensi

Alla mostra Genoma Umano. Quello che ci rende unici, inaugurata venerdì scorso al Muse di Trento ci si può sottoporre virtualmente a uno di questi esami: si entra nel “supermercato dei test genetici”, che nella exhibit trentina è stato immaginato a metà tra la parafarmacia e l’espositore di smartbox, si sceglie il prodotto, e un cassiere/consulente fornisce da uno schermo informazioni sul (finto) acquisto compiuto.

Oltre a presentare una panoramica della storia e delle opportunità di conoscenza scientifica che si sono aperte con il sequenziamento completo del Dna umano - realizzato 15 anni fa, anche se sembra sia trascorsa un’era - l’esposizione affronta gli interrogativi e le aspettative che la genetica pone fuori dai laboratori, nella quotidianità, alle persone comuni.“ Il nostro auspicio è che i visitatori escano dalla mostra con una maggiore consapevolezza nell’ascoltare il dibattito pubblico sulla genetica”, ha detto il direttore del Muse Michele Lanzinger, presentandola.

Una scelta, quella di fare da ponte tra ricerca scientifica e società, e di raccogliere dubbi e istanze provenienti dal pubblico, che caratterizza lo stile di molte iniziative del museo, che festeggerà a luglio i cinque anni di apertura. Alla progettazione della mostra, tra l’altro, caso raro se non unico in Italia, hanno partecipato gruppi di cittadini, insegnanti e giornalisti che hanno fornito il loro punto di vista sui temi e i contenuti rilevanti da includere.

Certezze, rischi, interpretazioni

Nel dibattito sulla genomica di consumo sono diversi gli aspetti da affrontare. Un conto è chiedere un test genetico, sotto supervisione medica, per capire se si è no portatori di geni che causano malattie genetiche gravi, trasmissibili ai figli.

Ancora diverso è il caso di chi chiede il sequenziamento del genoma, o di alcune sue parti (meno costoso, e più diffuso) per avere un’idea generale dei rischi per la salute, della predisposizione a particolari malattie. Già in questo caso, il responso non è netto, ma arriva di solito sotto forma di stime di aumento o diminuzione di rischi che perfino per una persona esperta è difficile interpretare. E anche in questo caso le sfumature sono moltissime.

Il famoso gene di Angelina Jolie – chiamato BRCA1 - quello che ha indotto l’attrice, che ne è portatrice, alla scelta di sottoporsi a mastectomia e asportazione delle ovaie per evitare tumori, è uno dei pochi in cui l’associazione tra gene e malattia è nota e il rischio è misurato con una certa precisione. Nella maggior parte dei casi, l’associazione tra gene “sospetto” e malattia è molto più dubbia e sfumata, oltre che di difficile interpretazione. Come si comincia a capire dagli studi dei grandi consorzi di ricerca che mettono in relazione il sequenziamento del genoma di migliaia di persone con la loro storia clinica, di moltissime varianti genetiche è del tutto sconosciuto il significato.

La genetica corre veloce

Altri test genetici, come quelli per la ricerca dell’anima gemella o della dieta basata sul profilo genetico, poi, appartengono a un’altra categoria ancora: pur essendo basati alla lontana su qualche dato scientifico, non c’è alcuna prova di validità delle indicazioni che forniscono. Orientarsi diventa sempre più difficile, ma è necessario imparare a farlo.

La ricerca, ma anche lo sfruttamento commerciale dei suoi risultati, sta correndo velocemente. Il “caso” del momento è quello di Helix, spin-off di Illumina, l’azienda leader nella produzione di macchine per il sequenziamento del DNA.

Helix vuole diventare una sorta di “app store” delle informazioni genetiche: l’idea è di sequenziare e archiviare i dati genetici di tutti gli utenti che acquistano anche il più semplice test del Dna, e metterli a disposizione di chi vorrà sviluppare nuove applicazioni basate sulla genetica. Da un database del genere, magari, in futuro, qualche sviluppatore creerà l’applicazione per smartphone che ti mostra a quale celebrità sono più simili i tuoi geni, qual è il vino consigliato in base al tuo profilo di DNA, o quale sport fare scegliere a tuo figlio.

Ops… qualcosa di simile c’è già. Il DNA Soccer Test, sviluppato da Soccer Genomics, fornisce un programma personalizzato di allenamenti. Ovviamente basato sui geni.

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Chiara Palmerini