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2018, i 20 fatti più importanti nel mondo

Dallo storico incontro tra Trump e Kim Jong-un all’attentato di Strasburgo: cosa è successo nel mondo quest’anno

L’anno si chiude con la rinnovata minaccia del terrorismo contro l'Euroa, ma si era aperto con la grande attesa per un incontro destinato ad abbassare la tensione mondiale: quello tra il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, dopo mesi di minacce di guerra nucleare. L’occasione per la distensione arriva con le Olimpiadi invernali in Corea del Sud, che spianano la strada al dialogo tra i due. A scandire l’anno, però, ci saranno anche il caso Skripal, la spia russa morta avvelenata nel Regno Unito, la guerra dei dazi tra Usa e Cina, il caso dei ragazzini rimasti intrappolati in una grotta in Thailandia e ancora il royal wedding in diretta mondiale tra il principe Harry e Meghan Markle, le elezioni di Midterm negli Stati Uniti, il caso Khashoggi, il rapimento della cooperante italiana in Kenya, il caos dei gilet gialli e l’attentato ai mercatini di Natale di Straburgo.

Trump-Kim: dalla minaccia nucleare alla stretta di mano

Il 2018 è l’anno in cui la minaccia di uno scontro armato tra Usa e Corea del Nord si risolve con un incontro storico, il 12 giugno a Singapore. A precederlo c’erano state tensioni alimentate da dichiarazioni al vetriolo di ogni tipo, con il capo della Casa Bianca pronto e definire il leader nordcoreano Kim Jong-un “rocketman”. Dalle sanzioni economiche per il programma nucleare portato avanti da Pyongyang si era passati alla guerra verbale, con Trump che aveva twittato: “Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha appena dichiarato che “il pulsante nucleare è sempre sulla sua scrivania”. Qualcuno di questo regime esaurito e alla fame lo informi per favore che anch’io ho il pulsante nucleare, ma è molto più grande e più potente del suo, e il mio funziona.

Poi la distensione, grazie alla mediazione soprattutto di Seul con i primi segni di disgelo alle Olimpiadi invernali in Corea del Sud, il cui presidente Moon Jae-in ha poi incontrato Kim Jong-un sulla linea di confine tra le due Coree, il 27 aprile.

Il "giallo Skripal", la spia russa avvelenata col nervino

Sergei Skripal è un ex agente dei servizi segreti, al centro di un caso che risale agli anni ’90. Da tempo vive nel Regno Unito, nell’ombra, fino al 4 marzo del 2018, quando viene trovato in stato di incoscienza nei pressi di un centro commerciale insieme alla figlia trentenne Yulia a Salisbury, a circa 100 km da Londra. Si scopre che è stato avvelenato con un potente gas nervino, il Novichok, prodotto in passato dalla Russia. Il caso diventa diplomatico e coinvolge anche altri paesi: viene puntato il dito su Mosca e sono espulsi complessivamente oltre 100 diplomatici da Gran Bretagna, America, Canada e molti paesi europei.

A giugno un’altra coppia rimane intossicata dallo stesso novichok. A settembre viene spiccato un mandato d’arresto per per Alexander Petrov e Ruslan Boshirov. Due "alias", nomi falsi dietro i quali, secondo Scotland Yard, si nascondono due agenti 40enni del famigerato Gru, il servizio segreto militare russo nel quale aveva militato lo stesso Sergei Skripal e di cui era il presidente russo, Putin, è stato il numero 1.

 La guerra dei dazi di Trump alla Cina

Il 2018 è anche l’anno della guerra dei dazi ingaggiata a marzo dagli Stati Uniti e che colpisce soprattutto la Cina, ma anche l’Europa, con tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio importati negli Usa anche dall’UE. Nel mirino finisce una serie di prodotti commerciali, ai quali Trump minaccia di aggiungere anche le auto, scatenando una dura reazione europea, che porta a congelare il provvedimento temporaneamente.

Dopo due ore e mezza di colloqui al termine del G20 in Argentina, a dicembre, il presidente americano Trump e l’omologo cinese Xi Jinping siglano una tregua che scongiura per ora il temuto rischio di escalation della guerra commerciale tra le due potenze.

Il Royal Weeding: il "sì" di Harry e Meghan in mondovisione

Il 19 maggio le nozze dell’anno sono sicuramente quelle tra il principe Harry e Meghan Markle, il cui matrimonio nella cappella di St. George del castello di Winsor, è seguito in mondovisione: sono 18 milioni i telespettatori solo nel Regno Unito, 4 milioni in Australia, quasi 30 milioni negli Usa, paese d’origine di Meghan. In Italia le dirette tv sono seguite da oltre 8 milioni di persone. 

Dopo pochi mesi Harry e Meghan annunciano che nel 2019 diventeranno genitori e, anche se il loro royal baby non potrà mai arrivare alla corona, le attenzioni saranno ancora puntate sulla coppia, non fosse altro che per le polemiche sulle presunte liti tra le cognate Meghan e Kate, moglie di William.

Thailandia, l’incubo dei ragazzini nella grotta

Il 23 giugno, 12 ragazzi di una squadra di calcio in Thailandia e il loro coach rimangono bloccati in una grotta, a causa delle forti piogge e delle alluvioni tipiche della stagione, che rendono sconsigliabile l’accesso alla cavità di Tham Luang. Dopo 10 giorni di ricerche vengono individuati, ma le operazioni di soccorso sono particolarmente difficili a causa della ristrettezza dei cunicoli di accesso e del fatto che molti dei ragazzini non sanno nuotare. Si mobilitano squadre di speleologi e subacquei da tutto il mondo.

Il 10 luglio, dopo 17 giorni tutti sono portati in salvo vivi. L’unica vittima sarà uno dei soccorritori, a causa della scarsità di ossigeno nell’anfratto.

Midterm negli Usa: niente “onda blu”

La campagna elettorale delle ultime settimane prima del voto di Midterm negli Usa, le elezioni di metà mandato, è rovente e accompagnata dal caso dei “pacchi-bomba” recapitati a esponenti democratici e vicini all’ex presidente Obama. Ma il risultato non causa alcun temuto terremoto. Il presidente Donald Trump non è coinvolto direttamente: come da tradizione il voto di metà mandato penalizza il partito del presidente e la Camera passa ai Democratici, mentre i Repubblicani mantengono il controllo del Senato.

La prevista o temuta “onda blu” (dal colore dei Democratici) non c’è. Nella conferenza stampa post voto Trump si dice sicuro di “poter lavorare bene” e auspica di “poter mettere fine alle faziosità”. I nuovi eletti si insedieranno a gennaio, dunque occorrerà attendere per vedere se i deputati potranno ostacolare l’operato del presidente e che conseguenze potranno esserci nel Russiagate.

Il caso Khashoggi (e la copertina di Time)

Il 2 ottobre il giornalista saudita Jamal Khashoggi entra nel consolato dell’Arabia Saudita a Istambul, in Turchia. Non ne uscirà più vivo: si scopre, infatti, che viene ucciso nella sede diplomatica. Secondo alcuni media, il reporter viene “sfigurato” e “Tagliato a pezzi”; e i suoi resti sarebbero stati rinvenuti nel giardino della residenza del console. Dopo settimane di smentite, il principe saudita Bin Salman, su cui si puntano fin da subito le attenzioni data l’ostilità del giornalista alla casa reale del suo Paese, definisce quello di Khashoggi un “crimine odioso che non può essere giustificato”.

Le indagini indicano che a compiere materialmente il delitto sarebbe stato un commando di una quindicina di persone tra le quali 3 membri della scorta del principe saudita e 5 collegate sempre a Bin Salman come suoi accompagnatori in occasioni di visite ufficiali all’estero. Un audio, il cui testo è stato trascritto dalla Cnn, riporta le ultime parole di Khashoggi (“Non riesco a respirare”), mentre i suoi aguzzini infieriscono sul corpo e mentre vengono effettuate alcune telefonate per informare sull’esito dell’operazione; chiamate che avrebbero avuto come destinatari alti dirigenti di Riad.

A Khashoggi e ai giornalisti in prima linea viene poi dedicata la copertina dell’anno di Time.

Silvia Costanza Romano rapita in Kenya

La 23enne milanese, cooperante per una ong in Kenya, viene rapita il 20 novembre nella contea di Kifili, a circa 80 km da Malindi. Viene messo in campo un ingente spiegamento di forze militari e di polizia per cercare la giovane, che si sospetta si trovi nelle mani di sequestratori in una foresta poco lontana.

Dopo aver stretto il cerchio intorno alla banda di rapitori, con 20 tra fermi e arresti, l’11 dicembre finisce in manette un elemento considerato di spicco nel seqeustro: Ibrahim Adan Omar, arrestato a Bengali a circa 250 km dal villaggio da cui era scomparsa la volontaria italiana. L’uomo aveva con sé kalashnikov (ossia la stessa arma usata per il sequestro) e due caricatori con circa 100 munizioni. Le indagini sul caso, però, restano avvolte nel mistero: non è confermata la richiesta di un riscatto da 1 milione di scellini keniani, pari a circa 8.500 euro. Si teme per la sorte di Silvia Romano, che potrebbe essere trasferita nella vicina Somalia dove operano i terroristi islamici al-Shabaab.

I gilet gialli in Francia

Il mese di novembre è scandito dalle manifestazioni anche molto violente dei gilet gialli, che mettono a ferro e fuoco Parigi e altre città della Francia. La protesta nasce dalla decisione del governo di introdurre, da gennaio 2019, una tassa sui carburanti, ma ben presto assumono i contorni di un vero e proprio movimento di contestazione contro il presidente Macron.

Dopo un mese di cortei, il capo dell’Eliseo cede: prima il premier Philippe annuncia il congelamento per sei mesi dell’ecotassa, poi Macron stesso si dice pronto a varare una serie di provvedimenti economici di sostegno ai cittadini per un valore di 8-10 miliardi. Si lavora soprattutto sull'aumento del salario minimo di 100 euro al mese dal 2019, sulla detassazione degli straordinari e sull'annullamento della contribuzione sociale generalizzata (Csg) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese.   

Strasburgo: torna il terrorismo in Francia

E’ martedì 11 dicembre, poco prima delle 20, quando Cherif Chekatt apre il fuoco sparando alla folla nei pressi dei mercatini di Natale a Strasburgo, la città francese dove ha sede anche il Parlamento europeo. Uccide quattro persone e ne ferisce 12. Tra le vittime c’è Antonio Megalizzi, giornalista 29enne italiano raggiunto da una pallottola alcollo, entrato in coma e poi deceduto dopo due giorni.

Inizia una serrata caccia all’uomo, che si conclude due giorni dopo con la morte del terrorista 29enne francese. Il killer, fuggito prima in taxi poi a piedi in un quartiere periferico di Strasburgo, spara alla polizia che risponde al fuoco neutralizzandolo.

Aveva alle spalle 20 condanne per reati comuni, ma era stato schedato come “radicalizzato”.

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Eleonora Lorusso