Nasce intorno a ItaliaLab un nuovo polo della ceramica
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Nasce intorno a ItaliaLab un nuovo polo della ceramica

Albo Francesconi ha creato una holding che lascia il ruolo imprenditoriale ai singoli ma affida a una struttura centralizzata una parte delle funzioni

“La crisi porta progressi”, scriveva Albert Einstein nel 1931. Una massima cui ha creduto Albo Francesconi (foto), un lunga esperienza in società di consulenza e investimento in piccole e medie imprese, ma radici familiari nell’industria della ceramica e dell’arredo bagno. “Nel 2009 mi sono trovato presidente di Galassia, azienda del distretto della ceramica di Civita Castellana (Viterbo)”, racconta Francesconi. “E ho dovuto iniziare a ragionare sullo sviluppo di un’azienda che per la crisi aveva visto il proprio fatturato scendere ai 25 a 19 milioni di euro”.

È qui che nasce l’intuizione di Francesconi: “La crisi stava modificando in modo profondo sia la produzione che la distribuzione nel nostro settore. Avrei potuto pensare a un progetto di crescita di Galassia per linee esterne, magari acquisendo competitor in difficoltà”. In realtà Francesconi propone ai colleghi imprenditori una soluzione apparentemente banale ma che nei fatti ripensava completamente il modello imprenditoriale: una holding, che prende il nome di ItaliaLab, che controlla una parte del pacchetto azionario delle imprese coinvolte, lascia il ruolo imprenditoriale ai singoli ma affida a una struttura centralizzata una parte delle funzioni.

“Non è stata un’operazione facile, intanto perché si scontra con la scarsa propensione delle aziende italiane a fare sistema, e poi anche perché abbiamo messo insieme aziende che operano in contesti diversi: Roma, Viterbo, Modena”. A Galassia si sono aggiunte quindi Moab80 e 14oraitaliana e nel prossimo futuro è previsto l’ingresso di Gazzotti, altra azienda della ceramica, bolognese. “Abbiamo sfruttato il modello dell’impresa diffusa”, racconta ancora Albo Francesconi. “L’idea era quella di creare valore piuttosto che distruggerlo, tutelando le capacità e il kow how di aziende che si muovono nella fascia alta del mercato”. Con un obiettivo chiaro: “Le nostre sono aziende che hanno sempre lavorato con l’estero, ma che non si sono mai davvero internazionalizzate. Ora con questa aggregazione abbiamo i numeri, ma anche la forza manageriale per affrontare in modo positivo questo passaggio”. (Daniela Fabbri)

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