Museo Rosenbach: 'In Giappone ci hanno accolto come mostri sacri'
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Museo Rosenbach: 'In Giappone ci hanno accolto come mostri sacri'

Intervista al fondatore della leggendaria progressive band italiana

Qualche settimana fa, su queste pagine vi abbiamo raccontato uno degli album più belli e affascinanti della storia del progressive rock italiano: Zarathustra. A 40 anni di distanza, la leggendaria band che lo aveva suonato, il Museo Rosenbach, è tornata con una nuova formazione, portando in giro la musica di allora senza abbandonare lo stile e l’energia originale.

Abbiamo raggiunto Albero Moreno, fondatore del Museo, tornato da poco dal Giappone dove è stato protagonista insieme al suo gruppo di uno dei festival più importanti del genere, l’Italian Progressive Rock Festival: ‘La prima esperienza live del nuovo Museo, un battesimo del fuoco ed è stato fantastico, i giapponesi ci aspettavano proprio come dei mostri sacri, anche perché abbiamo avuto più fortuna in Giappone e all’estero che in Italia. È stata un ottima esperienza e la mia soddisfazione più grande è stata quella di risuonare Zarathustra dopo 40 anni e vedere che è considerato adesso come allora. La musica va a cicli e la nostra musica progressive Anni 70 alle orecchie di oggi può sembrare un po’ fané, vintage. Invece ho visto con estremo piacere che c’erano moltissimi giovani forse grazie anche al’inserimento di due chitarre che hanno dato un po’ una vena, non voglio dire metal, ma di sicuro hanno accentuato il lato hard rock. Per non parlare poi della solita organizzazione giapponese, perfetta al millesimo! (ride)’.

Alberto è un fiume in piena, le parole scorrono veloci mentre ci racconta come è rinato il Museo: ‘Una specie di puzzle, i primi due pezzi, cioè Giancarlo (Golzi) alla batteria e io al basso siamo sempre stati legati da una grande amicizia. Il cantante, Stefano ‘Lupo’ Galifi invece era andato per conto suo, con Il Tempio Delle Clessidre, altro gruppo prog nato nel 2006, famoso per aver fatto la cover di Zarathustra. A questo punto Giancarlo ed io ci siamo visti e abbiamo avuto entrambi la stessa idea, di riprovare a farla noi la cover di noi stessi (ride). Abbiamo quindi chiesto agli altri due membri originari se erano interessati al progetto ma per vari motivi non se la sono sentita. Allora abbiamo costruito intorno un nuovo gruppo facendo provini come si faceva un tempo. Abbiamo scoperto questo bassista giovanissimo, Andy Senis un musicista di cui sentiremo sicuramente parlare al di la del Museo, alle tastiere invece abbiamo trovato Fabio Meggetto, ed io sono retrocesso (ride) al ruolo di mellotronista e seconda tastiera. Infine abbiamo pensato alle chitarre e abbiamo prima provato con una chitarra ma poi facendo Zarathustra ci siamo accorti che molto spesso avevamo usato delle sovraincisioni. Noi volevamo fare un gruppo che desse dal vivo lo stesso impatto sonoro che arriva dal disco ma senza trucchetti ed è così che è nato Zarathustra live in studio registrato in presa diretta con l’ausilio di due chitarristi. Anche Barbarica è stato inciso con la stessa intenzione ma lavorando un pochino di più in post produzione. Possiamo dire quindi che il gruppo si è formato seguendo un po’ Il Tempio Delle Clessidre ai quali riconosco di averci stimolato’.

Il racconto di Alberto continua, navigando nel 1973, anno in cui nasceva Zarathustra: ‘il responsabile del concept sono io, in Zarathustra mi sono basato su uno scenario precostituito e la mia azione è stata quella di scegliere alcuni temi non strettamente ideologici ma legati ad un concept che era quello di vedere Zarathustra come una specie di uomo ecologico ante litteram. Il nostro errore però è stato quello di usare la parola superuomo al posto di quella più corretta, oltreuomo. Barbarica invece è nato dall’evoluzione del nostro precedente album, Exit uscito nel 2000, in cui venivano affrontate tematiche più sentimentali, legate alla difficoltà dell’amore in questa civiltà. Da li abbiamo sviluppato una visione più epica dello stesso argomento ponendoci una domanda, ‘a che punto siamo della nostra civiltà? E la risposta è il titolo, siamo barbarici! In fondo gli schemi della nostra civiltà sono sempre gli stessi così come le armi e la violenza. Il concept di Barbarica è composto dalle due facce della medaglia civiltà, quella più pericolosa e scura che ci ha dato il titolo è quella della guerra, mentre l’aspetto un po’ più positivo e speranzoso è dato da Il Respiro del Pianeta’. 

Zarathustra, ricordiamo fu praticamente censurato a causa della copertina: ‘L’immagine vale più di mille parole’, racconta Alberto’, ‘ricordo che avevamo presentato alla ricordi una testa di Zarathustra composta da un collage fatto da rovine di templi greci e pezzi di colonne. Quando abbiamo dato il nostro abbozzo alla Ricordi a loro è piaciuto molto ma quando ci è stato presentato il lavoro finale ci siamo trovati di fronte quella copertina che noi tutti conosciamo. Eravamo giovani ventenni alla prima esperienza discografica con un etichetta importante, siamo rimasti muti e ci siamo fatti consigliare dall’entourage che diceva di usarla ugualmente, poiché risultava decisamente più forte come impatto visivo. Le cose poi sono andate diversamente, ma l’idea di essere stati associati ad ideologie naziste e fascistea causa di quel busto del Duceinserito nella cover è una cosa che ancora oggi mi turba il sonno. Questo disagio in aggiunta al fatto che le nostre vite stavano seguendo il loro iter naturale (c’era chi doveva partire per il militare, chi doveva finire l’università), ha fatto si che la nostra avventura finisse così prematuramente. Ma non per questo abbiamo avuto rimorsi o rimpianti, l’importante è che la musica si suoni e Zarathustra in questi quarant’anni è stato suonato tantissimo come disco. La novità sta proprio nel fatto che stavolta è possibile sentirlo anche dal vivo’. A tal riguardo Alberto ci confida che: ‘esibirsi dal vivo ormai in Italia è sempre più difficile. Il progressive poi generalmente può suonare solo in determinate strutture o in un contesto particolare come può essere un festival. A settembre però partiremo molto probabilmente per un piccolo tour nei teatri italiani. L’anno prossimo invece saremo in Messico per un festival Prog dove andremo a fare quello che abbiamo fatto a Tokyo’.

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Tony Romano