Moana e i miei figli

Moana e i miei figli

Esistono. Sono pronto a fare una testimonianza giurata davanti a un giudice.  Li ho visto con i miei occhi, quest’estate, in Grecia. Sono bambini, generalmente francesi, che stanno a tavola finché non si alzano mamma e papà. Non fanno cadere …Leggi tutto

Matilda

Esistono. Sono pronto a fare una testimonianza giurata davanti a un giudice.  Li ho visto con i miei occhi, quest’estate, in Grecia. Sono bambini, generalmente francesi, che stanno a tavola finché non si alzano mamma e papà. Non fanno cadere una goccia d’acqua. Non strillano. Non litigano. Non giocano con un tablet mentre mangiano i genitori. Non buttano le molliche di pane nel bicchiere. Partecipano persino alla conversazione, a modo loro. Mai che appaia, a sporcare il quadretto, una macchia di sugo sulla maglietta. Piccoli soldati. Beneducati e pronti alla vita. Come li invidio. Come sono bravi i loro genitori.

Poi ci sono i miei figli. Deve essere una maledizione etnica. Figli di una stirpe bastarda. La madre, sangue acerrano, in provincia di Napoli, innamorata dei botti e dei tric e trac a capodanno. Il padre – cioè io – milanese con gli avi sparsi un po’ ovunque, dalle Marche all’Emilia fino alla Lombardia. Inevitabile forse, a credere al sangue degli avi, che al ristorante strepitino, si muovano, lascino il piatto a metà, per poi riprenderlo se ne hanno voglia, quando ne hanno voglia. Mica potevano venire fuori come due tenentini asburgici.

A volte, però, penso sia colpa nostra. Anch’io, spesso, mi macchio, quando mangio. Anche la mia compagna non teneva due libri sotto le ascelle quando era bambina. Che cosa voglio? Poi penso alla buon’anima di Moana: allevata in un istituto di suore. Padre ingegnere, severissimo. Madre casalinga, una pia donna. Lei, pornostar, indimenticata. Nemesi. Penso a lei quando mi illudo di essere onnipotente, in grado cioé di plasmare le due piccole carogne. È a ben vedere il più comune degli errori genitoriali. Ma la verità è che sono loro che ci stanno plasmando. E quando saranno grandi, ci volteranno le spalle, spero con affetto. Andranno per la loro strada. È giusto così. Quasi quasi, ora che ci penso, non vedo l’ora. O forse no: se Matilda ripercorresse le orme di Moana, un po’ mi scoccerebbe.

 

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Paolo Papi