Marilyn Manson è tornato: la recensione di "The Pale Emperor"
Il nono album del controverso rocker americano è una rinascita artistica. La risposta più eloquente a chi lo dava per finito...
L'artista e la persona non sono mai la stessa cosa. In alcuni casi divergono totalmente, in altri, come nel caso di Manson, le due identità tendono almeno parzialmente a sovrapporsi. Guardando alla sua carriera nel complesso non c'è dubbio che gli aspetti più truculenti e finti del personaggio abbiano spesso offuscato il talento della persona.
L'album inizia con un blues stralunato, Killing Strangers, e prosegue con un gran bel pezzo più tradizionalmente rock, Deep Six. Ovviamente che si tratti di blues, heavy metal, hard rock o altro, tutto viene filtrato dallo stile Manson fatto di voci inquietanti, vibrati e improvvisi scatti adrenalinici. La principale novità per quanto riguarda il songwriting è la preziosa collaborazione di Tyler Bates, noto compositore di colonne sonore per la tv e il cinema (The Guardians of the Galaxy)
Third Day of a Seven Day Binge e The Mephistopheles of Los Angeles sono quanto di meglio Manson abbia prodotto negli ultimi anni. Il che porta a dire che le canzoni del rocker funzionano molto meglio quando si spogliano del sound industrial e virano verso il blues rock sia pure in versione noisy.
Degna di apparire in un album capolavoro come Mechanical Animals è Slave only dream to be king, cadenzata e potentissima. Non meno intrigante Cupid carries a gun, il ponte di collegamento con i primi dischi del Reverendo (questo è il nono). La grande bellezza arriva alla fine con quello che è di gran lunga il pezzo migliore del disco:Odds of Even, un dark blues, immerso in un'atmosfera piacevolmente "malata" e morbosa.