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Manipolazioni da ufficio 2 ... il ritorno ...

Ecco nuove strategie utilizzate per lobotomizzare i lavoratori che non sempre corrispondono alle aspettative del capo poco illuminato ...

Non  mi aspettavo tanto interesse sulle “manipolazioni da ufficio”! In questa seconda parte cercherò di fornire qualche altro spunto di riflessione sui capetti-ometti … e le loro strategie.

Controllo ossessivo e sistematico.

Lo avete visto “tempi moderni”? Vi invito a riguardare la scena nella quale Charlie Chaplin sclera (abbandonando la catena di montaggio nella quale lavora) e comincia ad “avvitare” i colleghi. Perché la catena di montaggio manda il nostro eroe fuori di testa? La risposta sta nel fatto che stermina senza pietà qualsiasi barlume di autonomia e discrezionalità. Karasek parla chiaro: un lavoro ripetitivo è decisamente stressante per il nostro cervello!

Molti capetti abbattono quindi l’umore dei propri collaboratori ricreando una sorta di catena di montaggio psicologica negli ambienti di lavoro. Ma come è possibile tutto ciò? Semplice: basta eliminare qualsiasi traccia di discrezionalità nell’ambiente lavorativo. Il capetto può ad esempio esercitare tale modalità con un  controllo ossessivo del lavoro dei propri dipendenti.

Ho visto per esempio alcune aziende nelle quali i dipendenti dovevano rendicontare ora per ora i lavori che stavano eseguendo.

Una volta capitai in un ufficio nel quale il capo coniava quotidianamente nuove regole senza senso per uccidere (parole sue) “ogni libera iniziativa”.    

In altri casi ancora il capetto sta fisicamente col fiato sul collo della propria vittima … che si sente ovviamente costantemente sotto assedio e privo di una qualsivoglia discrezionalità!

Sapere è potere

Questa frase me la ripeteva sempre mia madre quando non avevo voglia di studiare (cioè abbastanza spesso). Mi ci sarebbero voluti molti anni per capre che aveva ragione. Inun qualsiasi processo produttivo le informazioni sono fondamentali !

In virtù di ciò, per ostacolare il normale svolgimento della mansione, le informazioni possono essere  erogate in modo ambiguo e talvolta contraddittorio dal capetto poco illuminato.

Le strategie possono essere molteplici:

-          Elargire infiniti “le farò sapere” che rendono il lavoratore (che attende le informazioni) simile ad un fedele in attesa mistica davanti alla statuetta della propria divinità.

-          Far erogare informazioni da più persone che forniscono versioni diverse

-          Fare affermazioni del tipo “faccia lei” che celano però la minaccia di ritorsioni nel caso in cui il lavoro svolto non corrisponde alle aspettative … il ché è improbabile visto che le informazioni sono state centellinate

-          Negare le informazioni con scuse come ad esempio la mancanza di tempo o altre cazzate simili

Questi simpatici meccanismi mandano ovviamente nel caos i lavoratori.

Il capetto che quindi rilascia col contagocce le informazioni ha capito che detiene un potere enorme. Coloro che infatti sono in attesa delle istruzioni tribolano e sviluppano una naturale sudditanza psicologica dall’ometto-capetto !

Scenate degne di “pulp fiction”     

Avere la capacità di gestire la propria emotività al pari di un chiwawa sotto anfetamine è classica dei profili narcisistici.

Tali soggettoni sono capaci di fare il “diavolo a quattro” se le cose non corrispondono alle loro aspettative! In certi casi tale dimostrazione è contenuta e tagliente, in altri si esplicita sotto forma di comportamenti degni di un film di Tarantino. Le modalità più comuni sono espressioni sature di disapprovazione,  tono di voce alto, frasi offensive, postura minacciosa ecc.

Ho notato che spesso il capetto ha un notevole talento nell’arte della recitazione … peccato che l’ufficio sia un ambiente nel quale tale talento trova un’espressione poco sana.  

Molto raramente ci sono aggressioni fisiche, il profilo del capetto-ometto è normalmente violento solo a parole … ma risulta ovvio che tali reazioni hanno ripercussioni sulla psiche del malcapitato!

Generalmente tramite questa tipologia di atteggiamento il capo riesce ad indurre uno stato di ansia profondo che conferisce alla manipolazione una potenza esplosiva. Il risultato è sempre lo stesso: creare un senso di sudditanza psicologica che rende l’individuo fragile e manipolabile.

 

Queste strategie in molti casi questi possono essere espedienti per ridurre scientemente l’autonomia lavorativa dei propri collaboratori … I risultati di tale politica lavorativa sono disastrosi per le aziende! Oltre ad essere disastrosa per la qualità della vita del lavoratore ha infatti il magico potere di ridurre la produttività ed aumentare l’assenteismo … ma vuoi mettere la soddisfazione di essere il personale incubo di qualche malcapitato?

 

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Matteo Marini