Loreena McKennitt: "La musica celtica mi ha scelto" - Intervista
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Loreena McKennitt: "La musica celtica mi ha scelto" - Intervista

La grande polistrumentista e cantante canadese, icona della musica celtica, è in tour in Italia per 5 concerti

A cinque anni di distanza dall'ultimo tour nel Belpaese, la polistrumentista e cantante Loreena McKennitt, vera icona della musica celtica con oltre 14 milioni di dischi venduti e il premio alla carriera della Billboard International, è da oggi in tour in Italia per cinque concerti: stasera al Teatro Politeama Rossetti di Trieste, il 24 marzo al Gran Teatro Geox di Padova, il 26 all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il 27 al Teatro Obihall di Firenze e il 28 marzo Teatro della Luna di Assago(Mi). Tutte le date, a eccezione di Roma dove sono disponibili ancora pochi biglietti, sono sold out.

Le performance di Loreena McKennitt, acclamate dalla critica di tutto il mondo, narrano la musica e le storie che hanno ispirato l’artista durante i suoi viaggi esotici alla ricerca delle tradizioni celtiche, dalla Cina alla Mongolia, fino alla Turchia e all’Irlanda.

Il tutto si è arricchito grazie al connubio con la poesia mistica di Yeats e l’opera di autori classici quali Shakespeare e Tennyson e comprende il materiale tratto dal suo Troubadours on the Rhine, che nel 2012 le è valso la candidatura al Grammy. Loreena McKennitt sarà accompagnata sul palco dal chitarrista Brian Hughes e dalla violoncellista Caroline Lavelle, suoi collaboratori storici, in una performance intima ed emozionante.

Ms.McKennitt, che effetto le fa sapere che tutti i suoi concerti italiani sono sold out?

"Mi fa molto piacere, l'industria discografica è molto cambiata negli ultimi tempi, invece non è cambiata la relazione che ho creato con il pubblico nel corso degli anni, una connessione forte che prescinde dalla pubblicazione di nuove canzoni. Anche se non ci si vede per un po', ogni volta ho l'impressione di aver ritrovato degli amici di lunga data. Amo l'Italia e amo il modo in cui gli italiani guardano alla vita".

La sua musica è stata definita "scrittura di viaggio musicale". E' d'accordo con questa definizione?

"Sì, assolutamente, come alcuni scrittori di viaggio che ho letto mi piace partire da un tema che mi colpisce per andare ad esplorare un nuovo luogo. Mi ha sempre affascinato la cultura celtica, e questo interesse mi ha portato a visitare luoghi e a interessarmi a epoche storiche alle quali difficilmente mi sarei accostata se non fossi stata spinta da un genuino interesse di voler approfondire questa cultura, così diversa da quella canadese".

Quali sono state le sue esperienze di viaggio più importanti?

"Non è facile rispondere: ce ne sono tante. Sono state molto formative soprattutto quelle in cui ho viaggiato da sola come, ad esempio, un viaggio in treno, nel dicembre 1995, dalla Siberia a Mosca, dove ho conosciuto persone splendide che mi hanno trasmesso tutto il loro amore per i cavalli. Un'altra esperienza straordinaria è stata quella con una famiglia nomade in Mongolia. Spesso le mie sono scuse che mi concedo per dire: 'Ho bisogno di questo viaggio per il mio lavoro di cantautrice'.

Quali sono i luoghi dove ama ritornare?

"Ce ne sono tanti, anche se in realtà, più che tornare negli stessi posti, amo scoprire sempre nuovi luoghi. Se proprio devo scegliere ti direi la Toscana, di cui sono innamorata sia per la bellezza del paesaggio che per il cibo, tanto da comprare là una casa, dove trascorrerò le prossime vacanze di Pasqua".

Come è nato il suo interesse per la cultura celtica?

"Da ragazza volevo diventare una veterinaria, non ho mai pensato di diventare una cantante: è stata la musica che mi ha scelto, più che sceglierla io. E' stato proprio il mio interesse per la cultura, per la letteratura e per la storia celtica, così diverse e lontane dal piccolo paese del Canada in cui sono cresciuta, che mi ha portato a viaggiare per il mondo e a comporre canzoni".

Come definirebbe il suo genere musicale e come spiega il successo di canzoni per nulla commerciali?

"La crescita del mio successo è stata una sopresa anche per me, tanto che ho cercato di capirne i motivi. Forse è proprio il mio eclettismo ad avvicinare un pubblico assai variegato nei miei concerti, la mia voce è adatta a creare un certo tipo di connessione emotiva e la mia musica attinge da una sensibilità classica, anche se utilizza strumenti tipicamente folk. In realtà non mi sono mai posta il problema di come possa essere classificata: l'importante è avere il privilegio di condividerla con tante altre persone".

Sono molti anni che suona con Brian Hughes e Caroline Lavelle. Che rapporto ha con loro?

"E' un grandissimo piacere suonare con Brian e Caroline perché ci conosciamo così bene che, quando siamo sopra il palco, è come se danzassimo insieme, ci basta uno sguardo veloce per capire se tutto è ok o se c'è invece un problema. E' un'incredibile benedizione condividere questi concerti in trio con loro".

Ultima domanda: possiamo aspettarci un nuovo album entro la fine dell'anno?

"Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni, abbiamo già molto materiale e alcune canzoni sono quasi complete. Probabilmente l'album uscirà nel 2018: teniamo le dita incrociate".

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Gabriele Antonucci