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Natale, ecco il dolce mantovano semisconosciuto che fa concorrenza al panettone e al pandoro

Natale, ecco il dolce mantovano semisconosciuto che fa concorrenza al panettone e al pandoro

Non solo panettone e pandoro: a Natale c’è l’Anello di Monaco, il dolce mantovano semisconosciuto dal delizioso profumo di burro e glassa

Non esistono solo il pandoro e il panettone. A Natale, c’è un dolce (ingiustamente) poco conosciuto ma che meriterebbe molto più spazio nel panorama gastronomico italiano. Si tratta dell’Anello di Monaco, un dessert tipico mantovano preparato esclusivamente nelle pasticcerie e nei forni locali. È un lievitato di forma circolare simile a una ciambella elegante, caratterizzato da un intenso profumo di burro e da una glassa di zucchero fondente. La storia di questa rara prelibatezza è davvero singolare. Ha origine dall’incontro fra la tradizione dolciaria locale e le influenze austro-tedesche e svizzere. A dire la verità, a differenza dei suoi illustri «cugini», non si mangia solo nel periodo natalizio, ma si può gustare anche durante il resto dell’anno.

Origine e sviluppo dell’Anello di Monaco

La storia dell’Anello di Monaco ebbe inizio durante la dominazione austriaca nel nord Italia. Sul finire del XVIII secolo, giunsero a Mantova numerose famiglie svizzere di fornai, ristoratori e pasticcieri, in particolar modo dal Cantone dei Grigioni. C’era anche Adolf Putscher, un pasticciere rivoluzionario che in breve tempo riuscì ad affascinare i Mantovani con dolci dai nomi impronunciabili (ad esempio Helvetia Krapfen e Kugelhupf). Fu quest’ultimo, un lievitato austro-tedesco a forma di ciambella con uvetta e zucchero a velo, a fare da musa ispiratrice per l’Anello di Monaco.

Putscher decise di abbinare le preferenze locali agli ingredienti della tradizione italiana, come frutta secca e glassa zuccherina. Trasformò così il Kugelhupf in un lievitato con un ripieno di mandorle, nocciole tostate, marsala e rum. Non cambiò solo la ricetta, ma anche il nome, che assunse il più italiano e pronunciabile «Anello di Monaco», forse in omaggio alla città della Baviera o, secondo alcune leggende, al monaco benedettino che avrebbe inventato la ricetta. Con il passare degli anni, il dolce è stato ulteriormente modificato, ed è oggi considerato il simbolo della tradizione natalizia mantovana.

Le curiosità

La ricetta dell’Anello di Monaco ricalca perfettamente l’intreccio di tradizioni enogastronomiche italiane e mitteleuropee da cui ha avuto origine. A Mantova, l’Anello di Monaco rappresenta un intreccio di tradizioni dolciarie italiane e influenze mitteleuropee. La forma è molto simile a quella del nusskranz tedesco, una specie di corona alle nocciole. Rispetto al dolce tedesco, tuttavia, quello nostrano presenta un arricchimento tipicamente italiano con uvetta, frutta secca e glassa zuccherina, tutti elementi che lo accostano inequivocabilmente al panettone milanese, al pandoro veronese e alla besciola valtellinese. In realtà, come già accennato, una leggenda narra che il vero nome originale sarebbe proprio «Anello del Monaco», dal monaco dell’Abbazia di San Benedetto in Polirone che l’avrebbe inventato. La genialità del monaco risiederebbe nel trasformare una semplice ciambella casereccia in un dolce raffinato, simbolo della tradizione di un territorio.

La ricetta dell’Anello di Monaco

Nessun artificio inutilmente spettacolare: la forza della ricetta dell’Anello di Monaco nell’essere al tempo stesso semplice ma ricca. Ingredienti classici quali farina bianca, burro, zucchero, lievito di birra, uova, uvetta, marroni, e nocciole rendono speciale questo dolce squisito. A dire la verità, se volete andare al di là della tradizione ed esplorare delle cose un po’ diverse, esistono delle varianti che prevedono l’aggiunta di mandorle, composte di frutta, liquori e cioccolato. Si impasta e si lascia lievitare; successivamente, l’impasto viene sagomato a forma di anello, cotto in forno e ricoperto con una glassa croccante e saporita.

Le migliori pasticcerie in cui acquistarlo

State tranquilli, l’Anello di Monaco è un dolce raro, sì, ma a Mantova è facilmente reperibile in diverse pasticcerie della città. Come la forneria Scaravelli, celebre per i suoi lievitati e per una raffinata variante al pistacchio. Da segnalare anche la Pasticceria Mazzali e il Panificio Freddi dal 1923, punti di riferimento della tradizione dolciaria cittadina. Fuori città spicca la versione contemporanea del maestro pasticcere Marco Antoniazzi, a Bagnolo San Vito. Molti di questi laboratori permettono anche l’acquisto online, rendendo questo dolce raro accessibile ovunque. Un piccolo tesoro gastronomico che racconta Mantova in modo gradevole e raffinato.

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