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Cucina italiana patrimonio dell’umanità, arriva il primo sì dell’Unesco. Sarebbe l’unica al mondo

Cucina italiana patrimonio dell’umanità, arriva il primo sì dell’Unesco. Sarebbe l’unica al mondo

Che la cucina italiana fosse una delle migliori al mondo, lo si sapeva già da tempo. Basti pensare ai milioni di stranieri che ogni anno visitano il Bel Paese non solo per le incomparabili bellezze artistiche e paesaggistiche, ma anche (e sempre di più) per il nostro cibo. Ed ecco che oggi si è compiuto finalmente il primo passo per il riconoscimento ufficiale da parte dell’Unesco della cucina italiana come patrimonio dell’umanità.

Questo è solo il primo passo (anche se molto importante), a cui dovrà seguire tra l’8 e il 13 dicembre in India (a New Delhi) la decisione finale del Comitato intergovernativo dell’Unesco. Superato quest’ultimo ostacolo, la cucina italiana sarebbe la prima al mondo ad ottenere, nel suo complesso, il riconoscimento Unesco.

Le parole dell’onorevole Carretta (FdI)

La Vicepresidente della Commissione agricoltura a Montecitorio Maria Cristina Caretta, di Fratelli d’Italia, ha espresso parole di grande soddisfazione: “Il primo sì alla candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità è un’ottima notizia. Il lavoro del ministro Lollobrigida, del Masaf e di tutto il governo Meloni, perché l’Italia abbia questo importante riconoscimento sta per coronare un impegno che si è protratto nel tempo, con una serie di azioni tutte volte alla valorizzazione di un patrimonio che è sì italiano, ma universalmente riconosciuto in ogni angolo del mondo. La cucina italiana è gusto, tradizioni, cultura, ricchezza di materie prime. La nostra cucina rappresenta al meglio l’Italia”.

I record dell’Italia all’Unesco

Ad oggi, l’Italia è prima al mondo per numero di patrimoni culturali iscritti all’Unesco. Tra quelli immateriali si annoverano la dieta mediterranea, riconosciuta nel 2010 come modello alimentare sostenibile e simbolo di equilibrio tra uomo e ambiente, e l’arte dei pizzaioli napoletani, entrata nella lista nel 2017 per la sua valenza sociale e identitaria. Il patrimonio immateriale comprende inoltre la Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, il Canto a tenore sardo, l’Opera dei Pupi siciliana, la Transumanza e la Vite ad alberello di Pantelleria. Sono tutti riconoscimenti che valorizzano saperi e pratiche che uniscono cultura, territorio e comunità locali.

Perchè l’Italia sarebbe la prima al mondo

In questo momento, le iscrizioni già presenti nella lista Unesco si riferiscono a tradizioni culinarie specifiche o riti alimentari regionali, e non all’intera cucina nazionale. Sì, perché delle altre è riconosciuto solo un aspetto: la gastronomia francese si concentra sulla ritualità conviviale; quella tradizionale messicana riguarda il modello del Michoacán; quella giapponese celebra la cultura alimentare del Capodanno; il kimjang coreano infine descrive la preparazione del kimchi. La candidatura italiana, invece, mira a far riconoscere l’intera cultura enogastronomica nazionale, ovvero l’insieme di pratiche, saperi, biodiversità, convivialità e identità condivisa.

Ecco perché la cucina italiana sarebbe la prima nel suo complesso a ottenere il riconoscimento. Un giusto riconoscimento a una storia millenaria che continua a deliziare il palato con prodotti della tradizione semplici e locali. Insomma, tra cibo e bevande, qua in Italia ne abbiamo per tutti i gusti.

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