Da Londra a Istanbul in bicicletta
Si chiama Transcontinental Race ed è una gara che si ispira alle logiche del ciclismo dei primi anni del Novecento. Senza aiuti esterni, i corridori possono scegliere i modi e i tempi della traversata
Da Londra a Istanbul in bicicletta. Senza alcun appoggio da parte di mezzi al seguito. Ognuno bada a se stesso durante il percorso e decide quando fermarsi per prendere fiato e badare alle proprie necessità. Si corre, si mangia e si dorme quando si deve, quando si può. E' una corsa di resistenza, più mentale che fisica. Si chiama Transcontinental Race , ha preso il via il 9 agosto dal Westminster Bridge e ricorda i primi romanzi del ciclismo fai da te dei primi anni del Novecento, quando pedalare era un'impresa da eroi e arrivare al traguardo era una questione di onore e di orgoglio più che un passo necessario per fare carriera. Sullo sfondo, riferimento imprescindibile degli organizzatori della manifestazione, le logiche e le proiezioni di Henri Desgrange, il giornalista francese che battezzò il Tour de France. “Il Tour ideale? Quello in cui soltanto un corridore sopravvive alla prova”, una delle sue massime più note. Come dire, forza e coraggio, lo sport è per uomini veri.
Il regolamento della Transcontinental non prevede vincoli di sorta circa la direzione da seguire. Si parte da Londra e si deve arrivare a Istanbul, ogni strada è lecita, a patto che non si abbandoni mai il sellino della bicicletta tranne che per casi eccezionali. Tre i check-point lungo il percorso, da rispettare per ragioni storiche e di sponsor. Il primo è stato a Montgeron, a 19 chilometri da Parigi, davanti al Cafe Au Reveil Matin, dove venne dato il via al primo Tour de France della storia, anno 1903. Il secondo si trova in Italia e rappresenta un altro straordinario tributo al ciclismo di ogni epoca: il Passo dello Stelvio. Gratta le nuvole anche la terza e ultima tappa obbligata: è il monte Lovcen, in Montenegro, a uno sbuffo dal Mar Adriatico.
Alla partenza dell'edizione 2014, si sono presentati 87 corridori, provenienti da tutto il mondo, Italia compresa. Ottanta gli uomini, sette le donne. Alla Transcontinental si viaggia da soli, ma con il sostegno di tantissimi. Merito della tecnologia satellitare, che suggerisce la posizione dei partecipanti in tempo reale. A sei giorni dall'inizio della spedizione, il pallino della gara è saldamente in mano al belga Kristof Allegaert, che nel momento in cui scriviamo viaggia spedito in direzione del check-point montenegrino. Allegaert ha la vittoria in tasca. La coppia di inseguitori, gli inglesi Josh Ibbett e Richard Dunnett, sta pedalando nella pancia della Croazia, a circa 300 chilometri di distanza. Soltanto uno scivolone da prima pagina potrebbe cambiare le sorti della contesa. Nelle retrovie, il primo ciclista tricolore è un cuneese. Si chiama Pierangelo Rivoira e dalle prime luci dell'alba si sta confrontando con i saliscendi del Grappa. Non è nuovo a traversate del genere, eppure chi ha partecipato alla Transcontinental giura che ogni volta è come se fosse la prima. Un'avventura nell'avventura.