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Televisione

E Pamela Anderson ci «spezza il cuore» su Netflix

Intere generazioni hanno perso la testa per lei ed il suo costume rosso di Baywatch ma ora la scopriamo in un modo diverso

Chi avesse mai pensato che Pamela Anderson fosse solo un gran pezzo di gnocca in costume intero rosso, si sbagliava e di molto. Come diceva la saggia Marilyn Monroe: «Divento intelligente quando mi serve». E la bagnina più sexy del mondo nel documentario sulla sua vita, Pamela, a love story (ora su Netflix) si è dimostrata tremendamente intelligente.

Sempre biondissima, struccata, appesantita, avvolta in un maglione informe, più che «la dea del sesso», come veniva chiamata negli anni Novanta, sembra una fattrice di lasagne. Ma il suo racconto lucido, senza i piagnistei di Meghan, vi spezzerà il cuore più di una cartella dell'Agenzia dell'Entrate. L'infanzia accanto a un padre alcolista, le molte foto nuda, i servizi su Playboy, l'ascesa e il successo con Baywatch, l'amore per il musicista metal Tommy Lee, sposato in bikini bianco a Cancun, dopo una pasticca di ecstasy e quattro giorni che si conoscevano. «Non sapevo neanche il suo cognome».

E poi la videocassetta hard rubata dalla loro cassaforte, venduta e sparata sui siti porno. Il primo video virale della Storia. Vista da tutto il mondo, tranne che da lei. A questo punto il popolo social ha tirato fuori le scorte di fazzoletti di carta e singhiozzando ha santificato Pam: «Un incoraggiamento per ogni cinquantenne», «Merita milioni di scuse da tutti noi», «Mi ha fatto piangere, perché mi è parsa così vulnerabile», «Superba, è più bella al naturale, che quando sembrava una Barbie», «Pamela hai fatto storia, sei una leggenda». Ridotta a femme pubblique, umiliata e offesa, la carriera spezzata, ha visto naufragare il suo matrimonio (il rocker fini in prigione per averla picchiata). E poi fu un rincorrersi di matrimoni e divorzi. Sei in tutto, anche un marito burlone, si fa per dire, che gli appese una pipa da crack all'albero di Natale.

«Nessuno mi prendeva sul serio. Ero diventata un cartone animato», contessa. Nessuno tranne i suoi figli, che lei senza tante menate, piagnistei e appelli al mondo ha cresciuto da sola e dannatamente bene. E siccome alla fine sono loro a giudicarti, Brandon e Dylan non solo difendono la madre, «la nostra Queen» come la chiamano, ma uno di loro ha prodotto il docufilm.

Certo la nostalgia canaglia attanaglia sempre i twittaroli e qualcuno rimpiange i tempi della bombastica in pelle nera Barb Wire (premiata come peggior attrice): «A vederla oggi a 55 anni mi fa tristezza: il tempo non è stato clemente», «Era nuda ovunque, come può ancora dire che fu quel video a distruggerla?». Sarà stata nuda ovunque, ma Pamela Anderson con la sua vita di castelli di sabbia, costruiti velocemente e altrettanto velocemente crollati, è una lezione di femminismo che noi possiamo solo sognarci.



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Terry Marocco