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Se l’inquinamento è anche dentro casa

Se l’inquinamento è anche dentro casa

Si parla tanto dello smog urbano, ma la qualità dell’aria tra le pareti domestiche è spesso pessima. Ora, analisi e studi aiutano a identificare i rischi per la salute. E i possibili rimedi.


Si potrebbe dire che il nemico è in casa. Concentrati sull’inquinamento all’esterno, mass media e istituzioni hanno distolto l’attenzione da quello che esiste dentro le nostre abitazioni. Una nuova consapevolezza dei rischi per la salute nel trascorrere lunghe ore in casa senza le dovute precauzioni sta crescendo grazie a una serie di scoperte che si sono accumulate negli ultimi anni, culminate in un report dell’Oms nel dicembre 2022 e, ora, in una meta-analisi di Nature.

Il report dell’Oms avverte che l’inquinamento domestico ha causato 3,2 milioni di morti nel 2020, inclusi 237 mila decessi di bambini sotto i cinque anni, ed è responsabile di ictus, cardiopatie ischemiche, broncopneumopatia cronica ostruttiva e tumori al polmone. Nature invece elenca e spiega le conoscenze acquisite sino a ora ed evidenzia alcune aree di ricerca da potenziare per comprendere più a fondo i rischi che corriamo dentro casa. Siccome si calcola che nelle nazioni industrializzate la maggior parte della popolazione trascorre l’80-90 per cento del tempo in locali chiusi (scuole, uffici, ospedali…), percentuale che sale con la diffusione dello smart working, conviene farsi un’idea di dove si nascondono i pericoli.

Si comincia dalla cucina. Nelle griglie spargi-fiamma si accumulano residui di cibo incombusto che continuano a bruciare anche quando spegniamo la fiamma e che rilasciano idrocarburi polinucleari aromatici. Questi ultimi, se permangono a lungo nell’ambiente domestico, possono addirittura provocare danni al Dna, inducendo modificazioni genetiche. Ciò che occorrerebbe fare è rimuovere con uno spazzolino a setole dure i residui oppure, nelle cucine moderne a induzione, pulire bene il piano della cucina una volta spenta.

Anche stufe a cherosene, caminetti dal tiraggio difettoso (specialmente quando non viene effettuata la revisione), sigarette nei posacenere emettono idrocarburi polinucleari insaturi. «Un’altra potente fonte di inquinamento indoor sono i cosiddetti Voc: una vasta categoria di composti organici volatili prodotti carte da parati, colle di mobili, vernici, smalti e truciolati» dice Christopher Whitty, medico epidemiologo e autore dello studio su Nature. «Studiando questi materiali, che spesso sono custoditi in contenitori nei nostri ripostigli, si è visto che l’emissione di Voc è alta per sei mesi in tutti questi composti tranne in uno, che resta costante nel tempo, la formaldeide. Presente nella colla dei mobili, nelle vernici, in molti disinfettanti e perfino nelle magliette di cotone, la formaldeide causa astenia, mal di testa e quella forma di malessere generale tipico di quando stiamo a lungo in un ambiente chiuso».

Ci sono varie contromisure da prendere per neutralizzare i Voc. Prima di tutto occorrerebbe non tenere mai dentro casa vernici o disinfettanti che la contengono (è importante leggere bene le etichette all’acquisto). In molti casi poi basterebbe non lasciarsi influenzare dalle numerose pubblicità e sostituire certi disinfettanti con prodotti naturali. I sali quaternali di ammonio sono eccellenti per disinfettare i locali; il bianco di Spagna, che si vende a prezzi economici nelle ferramenta, lo si può usare diluito con acqua, ammoniaca e un cucchiaino di detersivo liquido per la pulizia di vetri, argenteria e ottoni; l’aceto bianco al posto degli smacchiatori è efficace nelle macchie sui tappeti; l’amido di mais dovrebbe sostituire il talco nei bagni, dannoso quando respirato. Se si devono acquistare vernici e solventi, si dovrebbe tenerle in locali arieggiati, meglio in un armadietto sul terrazzo. E se c’è una stampante in casa o in ufficio, il cui toner contiene una polvere finissima di particelle di carbone, ossidi di ferro e resina, conviene sempre sistemarla fuori dalla stanza dove si staziona.

In ogni caso, le bombolette a stantuffo sono preferibili agli spray che saturano l’ambiente; e al posto degli insetticidi meglio usare tabacco macerato in acqua. Un esempio: i detersivi per pulire i forni sono spesso a base di tensioattivi, solventi organici, soda caustica e monoetanoloammina che vengono sparsi nell’ambiente se in formato spray.

Per i danni che provoca alle cellule polmonari, un altro rischioso inquinante è il radon, gas nobile prodotto per decadimento nucleare dal radio, che a sua volta deriva dall’uranio. Essendo diffuso nella crosta terrestre, lo ritroviamo in materiali da costruzione quali cementi, tufi, pozzolane e graniti. Qui l’unico rimedio è, oltre la ventilazione, la chiusura delle fessure e di tutti quei punti di passaggio nei servizi che permettono la risalita del radon dal suolo.

«La questione è comunque più complicata di come sembra» scrive Whitty sulla rivista scientifica inglese «perché ci sono cose che dobbiamo approfondire. Ciò che volevamo sottolineare nel nostro studio è che ci sono aree di ricerca che devono essere ancora sviluppate. Prendiamo le muffe, le cui spore nelle zone non ventilate possono causare asma e altri problemi, o prodotti secondari dell’esalazione di solventi e vernici, quali le polveri sottili PM2,5 già presenti nell’ambiente esterno, o batteri e virus».

Come facciamo a stabilire se un ambiente è sano? «In questo momento abbiamo sistemi di ventilazione e misura che non valutano questi inquinanti» risponde Whitty. «Altre cose che non sappiamo bene riguardano le polveri sottili PM2,5 prodotte dal cibo cucinato.Non siamo in grado di quantificarle e non sappiamo bene come i comportamenti influiscano sui danni potenziali di tutte queste sostanze».

Quando il problema è ridurre l’inquinamento all’esterno, identificare le sorgenti di emissione è molto più semplice. Si sa, per esempio, che certi mezzi di produzione di energia sono più dannosi di altri e si adottano quindi strategie per rimpiazzarli. In casa, allo stesso modo, si potrebbero sostituire le cucine a gas con quelle elettriche, con evidenti benefici per la salute; sostituire i deodoranti spray con quelli a stantuffo; anziché utlizzare prodotti anti-odore che contengono propano e butano, adottarne altri composti da aria e azoto. Il problema è che certe sorgenti di inquinamento hanno un’intensità notevole e variano da periodo a periodo, da zona e zona e sono quindi difficili da identificare. Nature cita diversi contenitori ad aerosol compresso che rilascerebbero più composti volatili organici di un’automobile.

Insomma, arieggiare conviene sempre. Non c’è certezza più solida di questa. n

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