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Chi vuole mettere le mani sul plasma

Chi vuole mettere le mani sul plasma

La sperimentazione su quella che oggi è forse la più importante e promettente terapia anti-Covid è stata assegnata all’ospedale di Pisa, sorvolando sul fatto che la ricerca sia stata portata avanti tra Mantova e Pavia. E non è un caso che il centro trasfusionale toscano sia nell’orbita della famiglia Marcucci, illustre dinastia farmaceutica con molte possibilità e appoggi politici solidissimi.


Affari di sangue e di famiglia, immagini solari come Andrea Bocelli che dona il plasma all’ospedale di Cisanello a Pisa e ombre di possibili conflitti d’interessi. È la saga dei Marcucci, i potenti signori degli emoderivati che il Pd, di cui è capogruppo al Senato Andrea Marcucci, attraverso il governo beneficia prima con un investimento da 150 milioni di CdP nelle loro aziende e ora dando un tacito via libera al plasma iperimmune di cui il business dei signori di Castelvecchio Pascoli (Lucca) si nutre. L’ultimo atto è andato in scena mercoledì 14 maggio alla Commissione igiene e sanità del Senato. Giuseppe De Donno, il direttore di pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova si è lamentato che la sua sperimentazione, la prima avviata con successo in Italia sul plasma iperimmune per curare il Covid-19, non sia stata presa in considerazione. Protesta perché l’Agenzia del farmaco (direttore Nicola Magrini, appena nominato e amatissimo dal Pd) e l’Istituto superiore di sanità (il commissario è Silvio Brusaferro) hanno prima ignorato i suoi studi poi assegnato a Pisa la sperimentazione sul plasma iperimmune. I senatori ascoltano.

È il turno del presidente di Federfarma Massimo Scaccabarozzi che però cede la parola a Paolo Marcucci. L’amministratore delegato di Kedrion – 2.300 dipendenti, 800 milioni di fatturato costruiti sul trattamento del sangue, 15 stabilimenti – si è autoinvitato. Parla come se il plasma iperimmune fosse già e solo affar suo e Palazzo Madama casa sua. Il fratellino, Andrea, è infatti capogruppo dei senatori del Pd. Spiega come l’azienda di famiglia che comprende anche Marialina, la più grande dei Marcucci brothers già vicepresidente della Regione Toscana sempre in quota Pds, prenderà il plasma dei donatori e lo farà diventare un farmaco per combattere il virus. Anzi ha già un’intesa con l’israeliana Kamada per produrlo. Chi glielo ha chiesto? Apparentemente nessuno. La stessa Kedrion scrive: «Pur non rivestendo alcun ruolo ufficiale stiamo accompagnando idealmente tutte le sperimentazioni sul plasma iperimmune». De Donno sbotta: «Ma come? La nostra sperimentazione costa al massimo 80 euro a sacca e questi regalano un enorme business ai privati? Dare a Pisa il progetto e la mia esclusione dal comitato scientifico non hanno spiegazioni plausibili».

Paolo Marcucci nega: produrrà in conto lavorazione. Si fa rimborsare solo i costi di produzione. Però Kedrion fa sapere che «fornirà il plasma donato da pazienti che hanno superato la malattia, raccolto nei suoi centri Kedplasma, e sarà responsabile della commercializzazione del prodotto negli Stati Uniti, in Europa, Australia e Corea del Sud. Kamada si occuperà della distribuzione nei Paesi non di competenza di Kedrion». E il «conto lavorazioni»? Il presidente nazionale dell’Avis Giampietro Briola – primario al Pronto soccorso di Desenzano mai tenero con De Donno – s’affretta a specificare ai donatori: «Non vi preoccupate, nessun affare col vostro dono etico». Garantiscono i Marcucci. Che con l’Avis hanno un ottimo rapporto. Marialina ora che è presidente del Carnevale di Viareggio e di tutti i Carnevali d’Italia, oltre a occuparsi della fondazione Kennedy visto che ha ottimi rapporti con la «famiglia reale statunitense», ha fatto in modo che «giallo-plasma», la manifestazione che l’Avis fa per promuovere le donazioni, sia inserita come evento di tutte le sfilate.

I Marcucci hanno tessuto una rete fittissima di rapporti e hanno tanti amici e «compagni». Enrico Rossi, presidente della Toscana e un Pd molto a sinistra, ha minacciato di querelare De Donno perché ha detto che la scelta di portare la sperimentazione a Pisa è tutta politica. Sta di fatto che il progetto è partito grazie all’appoggio delle Regioni rosse e in alternativa alla Lombardia, e che all’annuncio dell’avvio del programma a Cisanello accanto a Rossi c’era sempre Paolo Marcucci. Con grande enfasi hanno accolto Andrea Bocelli, il tenore star che superato il Covid è andato all’ospedale pisano a donare il sangue.

La Kedrion finanzia attivamente l’Università di Pisa e Marialina ha una sua fondazione, la Campus, insieme con l’ateneo toscano per gestire corsi di laurea e master in Scienze del turismo. È forse un motivo del perché la sperimentazione si fa a Pisa? E il fatto che un Marcucci sia capo dei senatori Pd ha orientato questa scelta? Andrea ha tagliato corto: «Nella sperimentazione sul plasma la politica non c’entra». Però viene da chiedersi se parlasse il capo dei senatori del Pd o il consigliere di amministrazione di Kedrion – utile netto di 38,2 milioni – con l’incarico di supervisionare gli affari in Usa.

La sua carriera politica come del resto i successi di famiglia sono «plasmati» sui rapporti tra azienda e partiti. L’esordio di Andrea risale a quando babbo Guelfo – era un fan di Francesco De Lorenzo, liberale, potentissimo ministro della Sanità – lo fa eleggere deputato del Pli in Toscana. Dopo Tangentopoli, Guelfo (avrà guai giudiziari con gli emoderivati: in tre processi è prosciolto perché troppo vecchio, assolto e prescritto) tesse la tela prima con la Margherita e poi direttamente con il Pds prima di ritirarsi a vita privata e a meditare la poesia di Giovanni Pascoli, vate della Garfagnana.

Trombato per due volte alle elezioni, Andrea nel 2006 sarà ripescato da Romano Prodi come sottosegretario alla Cultura. Nel 2008 torna in Senato col Pd, è fraterno amico di Matteo Renzi che lo fa capo dei senatori. Quando Renzi fonda Italia viva però, lui resta nel Pd e stringe un un patto di sangue con Nicola Zingaretti.

Marialina, la pasionaria di famiglia 65enne, è oggi l’animatrice della «gauche caviar». Si fa le ossa all’ombra di Guelfo che dopo aver monopolizzato gli emoderivati e i vaccini in Italia decide di usare Il Ciocco – resort di lusso che i Marcucci hanno dato in gestione a Marriott – come studio televisivo. Fonda TeleCiocco che diventa poi Elefante e Marialina inventa Videomusic. Entra nel Pds e diventa vicepresidente della Regione Toscana. Si compra il quodidiano l’Unità ma l’abbandona nel 2008, infine approda ai Kennedy e al Carnevale di Viareggio.

Non ha mai smesso di occuparsi del Ciocco e giusto per tessere buone relazioni ha ospitato 178 dirigenti della sanità toscana. Per 36 ore di occupazione dell’hotel la Regione staccò un assegno da 93 mila euro. I Cinque Stelle fecero un putiferio sul conflitto d’interessi di Andrea Marcucci. Ma era il lontano 2015. Oggi, mentre le aziende colpite dal Covid-19 non riescono ad accedere ai prestiti dello Stato, Paolo Marcucci è il solo che ha ricevuto da Cassa depositi e prestiti un pacco di denari.

Nell’ottobre 2019 il Fondo strategico italiano (Fsi) – guidato da Maurizio Tamagnini col placet del neonato governo Pd-5Stelle – ha acquisito per 100 milioni una partecipazione in Kedrion. I Marcucci, pur mantenendo il controllo di tutto per fare cassa, hanno deliberato anche un aumento di capitale riservato ai soci «pubblici». Cdp ha versato 17,5 milioni, Fsi ci ha messo altri 50 milioni salendo al 19,59 per cento. Oltre ad aver gonfiato i depositi i Marcucci, con quei soldi hanno lanciato larghe intese con Sinopharm il colosso cinese delle biotecnologie. Proprio a Wuhan (culla del Covid-19) si apre un super-impianto per la produzione di derivati dal plasma per il coronavirus. I Marcucci vogliono essere della partita. Per dirla con Pascoli, tanto amato dal fu Guelfo, «c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico». n

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