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Boom dei trapianti di capelli: il nuovo business globale tra Istanbul e Italia

Boom dei trapianti di capelli: il nuovo business globale tra Istanbul e Italia

Mercato da miliardi, turismo medico in crescita, celebrities e manager in prima linea. Tecniche, costi e rischi di un fenomeno ormai di massa che cambia l’estetica maschile.

Da un po’ di tempo gli uomini hanno un diavolo per capello. Da quando si è diffusa la moda dell’infoltimento contro la calvizie, è scoppiata la frenesia. Sono pochi quelli che ostentano una testa da “palla da biliardo”. Servirebbe il fascino di Yul Brynner che ne fece un tratto distintivo, ma chi può permetterselo? Basta fare scalo all’aeroporto di Istanbul per imbattersi in vere e proprie schiere di maschi, spesso accompagnati dalla fidanzata o con famiglia al seguito, imbacuccati con turbanti. E non sono Sikh. Ostentano il copricapo, che nasconde il recente intervento, con orgoglio spavaldo.

Dal caso Berlusconi alla normalizzazione del “ritocchino”

Sembra passato un secolo da quel 2004 quando Silvio Berlusconi movimentò l’estate accogliendo Tony Blair con una bandana in testa. Allora la foto fece il giro del mondo mentre Clemente Mastella e Roberto Calderoli profetizzarono con ironia: «Vedrete, a settembre il premier sfoggerà una nuova, folta capigliatura». Illazioni mai confermate. Ora i manager si passano i nomi dei chirurghi tra un consiglio d’amministrazione e l’altro, volti noti della politica, dell’industria e dello sport rivelano senza esitazione il “ritocchino” sulla testa gratificati dai like sul loro profilo Facebook. E chi non può permettersi lo studio stellato in Italia, vola a Istanbul, diventata la meta delle operazioni low cost.

Un mercato globale da miliardi

A conferma del boom ci sono i dati di Medihair, piattaforma specializzata nel monitoraggio del settore. A livello mondiale il mercato del trapianto dei capelli vale circa 9 miliardi e mezzo di dollari e le proiezioni indicano che potrebbe superare i 15 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita medio annuo superiore al 6 per cento. Nel 2021, solo in Europa, sono stati effettuati circa 358 mila interventi con un incremento costante negli ultimi anni. L’Italia si colloca, insieme a Regno Unito, Germania, Francia e Spagna, nel gruppo di testa dei Paesi che vedono il fenomeno in crescita.

Perdita dei capelli: un problema comune

È un settore che basa la sua vitalità su un fatto incontrovertibile: oltre l’80 per cento degli uomini e il 25 per cento delle donne è interessato dalla perdita della chioma nel corso della propria vita. Un problema dal quale non si sfugge. La farmacologia ha elaborato creme, lozioni e integratori di tutti i tipi e per tutte le tasche, ma i risultati modesti e transitori, circoscritti al periodo della somministrazione, inducono chi vuole una soluzione definitiva a ricorrere al bisturi.

Dalla segretezza alla massa: la tricologia diventa pop

Una pratica inizialmente elitaria, riservata a chi aveva portafogli importanti o lavorava nello spettacolo. Tutto avveniva nella massima segretezza. Da quando però l’attenzione al benessere psicofisico è diventata di massa, aiutata da maggiore accessibilità economica, come sono state sdoganate le punturine e i filler contro l’invecchiamento cutaneo, così i trattamenti tricologici sono diventati la normalità. Il trapianto è ora un investimento non solo per la salute, ma per il benessere emotivo e professionale. E con 2.500-3.000 euro in Turchia ti creano, volendo, anche la versione di Bob Marley, mentre in Italia si va dai 6 agli 8 mila euro.

Il turismo sanitario verso Istanbul

Una differenza di prezzo abissale ha alimentato un dinamico turismo sanitario soprattutto verso il Bosforo, ormai Mecca della tricologia accessibile. Nel giro di pochi anni sono spuntate come funghi agenzie che propongono pacchetti tutto incluso con intervento, soggiorno e tour nella Capitale. Nel 2024 oltre un milione di persone si sarebbero recate in Turchia generando un indotto superiore al miliardo di dollari.

Celebrità e manager: testimonial inconsapevoli

Una vera e propria industria che ha scatenato la competizione con i professionisti italiani. La disinvoltura con cui personaggi pubblici hanno dichiarato di essersi sottoposti all’intervento ha contribuito a normalizzare la pratica. Ex calciatori come Wayne Rooney, Iker Casillas, David Beckham, Antonio Conte; attori come Brendan Fraser, Nicholas Cage, John Travolta, George Clooney, Mel Gibson o Matthew McConaughey: la lista è infinita.

Il boom social del “prima e dopo”

Sul web impazzano le foto che mettono a confronto il “prima” e il “dopo” intervento, con commenti di specialisti. Le ipotesi su Justin Bieber, i sospetti su Jeff Bezos, le voci su Elon Musk: un circo mediatico senza sosta.

Le testimonianze italiane e i nuovi investimenti

C’è chi invece gira tranquillamente con il turbante e rivela pubblicamente: «Ho fatto il trapianto». A La Zanzara, Andrea Ruggieri confidava: «Me lo diceva anche Berlusconi ma mi sono deciso solo adesso».
E poi c’è chi investe: Cristiano Ronaldo è entrato in Insparya, gruppo specializzato da oltre 10 anni in trapianti tricologici, con centri in Europa e in espansione in Italia.

Il boom della rigenerazione dei capelli

Parallelamente cresce il settore della rigenerazione dei capelli, stimato oltre 8,7 miliardi di dollari: finasteride, minoxidil, PRP, laser a bassa intensità.

Rischi, trapianti falliti e necessità di controlli

L’elevata domanda ha fatto nascere situazioni rischiose: interventi eseguiti da personale non medico, chirurghi improvvisati, strutture da incubo. La Clinique Lutétia di Parigi segnala che il 30% delle sue attività è oggi dedicato alla riparazione di trapianti falliti.
In Italia, nonostante protocolli severi, l’Aime rileva che nel 2024 circa il 12% dei trapianti ha generato insoddisfazione grave o complicanze.

Sui danni del turismo medico low cost non ci sono cifre certe, ma i casi di cronaca non mancano. Eppure il flusso continua, alla ricerca dell’eterna giovinezza.

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