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Percorsi per crescere alla grande. Progetto #Up di Regione Lombardia con Fondazione Adolescere

Percorsi per crescere alla grande. Progetto #Up di Regione Lombardia con Fondazione Adolescere

I Neet sono gli adolescenti che non studiano e non lavorato, che rischiano di cadere nelle mani della microcriminalità e a cui il programma #Up arriva in aiuto

Percorsi per crescere alla grande. È lo slogan di Progetto #Up, ideato e finanziato da Regione Lombardia con uno scopo ben preciso: sostenere i ragazzi in difficoltà e le loro famiglie. Non sono pochi: i dati Istat sottolineano che quasi un ragazzo su 5 non studia e non ha nemmeno un lavoro. Sono i famosi ‘Neet’, adolescenti persi, che rischiano di essere inghiottiti dalla solitudine o, peggio ancora, dalla microcriminalità. A loro si dedica Fondazione Adolescere, una degli enti che collabora con il Progetto #UP. In Lombardia è una vera istituzione, nata come orfanotrofio a fine Ottocento. Ora è una Fondazione con un’offerta a 360 gradi, dal centro diurno per adulti con disabilità psichiatriche fino al servizio educativo pomeridiano e a quello di tutela per i minori, per finire con la scuola di musica e la polisportiva. “La nostra vocazione rispecchia in pieno la filosofia del progetto di Regione Lombardia. Abbiamo appena concluso la seconda edizione e stiamo per dare il via alla terza, che si arricchirà di una componente digitale: grazie a una app, infatti, costruiremo un contatto diretto con giovani e famiglie” dice la dottoressa Elena Mula, psicologa e psicoterapeuta della Fondazione. “La pandemia ha lasciato dietro di sé tantissimi ragazzi in seria difficoltà con i coetanei o a scuola. Allora, la prevenzione diventa fondamentale per arginare problemi più gravi, dal bullismo alla criminalità.

Tutto inizia con Ats (Agenzia di tutela della salute) che attiva un percorso e la figura del case manager che stila un piano personalizzato. “A quel punto anche noi organizziamo dei colloqui per conoscere e valutare il giovane che abbiamo davanti e capire come aiutarlo nel concreto” spiega l’esperta. “E’ un lavoro d’équipe, che conduciamo insieme ai nostri educatori. Negli ultimi tempi, questo interventi sono sempre più necessari. Infatti, sembrava che l’isolamento causato dal covid potesse aver dato dei benefici apparenti ad alcune situazioni, magari perché aveva unito le famiglie e aveva regalato nuovi ritmi e tranquillità. In realtà, ha fatto emergere con violenza quelle criticità che erano rimaste nascoste. Le fragilità di questi adolescenti sono esplose all’ennesima potenza e li hanno schiacciati. Il nostro compito è scoprire le loro risorse, le loro potenzialità”.

Risorse e potenzialità che ritrovano la luce grazie alle attività di gruppo di Fondazione Adolescere, dal laboratorio di musica a quello di teatro, fino ai corsi più creativi di pittura, disegno. Questi momenti vengono intervallati da colloqui psicologici e anche alla famiglia viene offerto un supporto mirato, con incontro con specialisti della genitorialità. “Questo percorso ha funzionato molto bene con Alessandro (il nome è di fantasia, ndr), 15 anni e una solitudine che gli divorava l’anima e lo rendeva arrabbiato con il mondo” racconta la dottoressa Mula. “Lo abbiamo coinvolto nelle attività all’aperto che organizziamo nel nostro territorio, nell’Oltrepò Pavese. Tra gite e passeggiate nella natura ha imparato a stare con gli altri, sviluppando rapporti sani, è diventato aperto ed empatico e ha capito come gestire ogni emozione. Poi ha usufruito anche nel servizio di affiancamento per studio e compiti e dopo qualche mese anche il rendimento scolastico è davvero migliorato”.

A volte, però, il percorso di gruppo non è utile. In quel caso, serve un intervento mirato e individualizzato. Come è successo a Sara (anche qui il nome è di fantasia), uno scricciolo con gli occhi scuri e troppe paure. “Per ragazzini così, l’estate rischia di essere pericolosa perché senza le lezioni e la routine scolastica sono allo sbando. Così le abbiamo affiancato un educatore in esclusiva per lei. Insieme si sono cimentati in tante avventure, dal laboratorio di musicoterapia a quello di informatica. Poi, giorno dopo giorno, l’educatore ha catturato la sua fiducia e ha scoperto la passione per il giardinaggio: in poche settimane hanno coltivato fiori, frutti e verdure di ogni tipo e a fine stagione ci hanno mostrato orgogliosi il loro orto delle meraviglie. Intanto, la mamma di Sara ha seguito gli incontri per i genitori. Quando a settembre Sara è venuta da me e mi ha sussurrato che aveva trascorso l’estate più bella della sua vita, mi sono commossa”.


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