the rose alcatraz milano
Musica

Una notte con i The Rose

Milano, Alcatraz. Il giorno prima dello spettacolo.

Per gli appassionati di musica e di concerti dal vivo potrebbe sembrare normale vedere persone accampate fuori dai locali il giorno prima di un evento. Vederlo a Milano, con i miei occhi, per un gruppo indie-rock coreano mi ha lasciata di stucco.
Non era la prima volta che Hajoon, Woosung, Dojoon e Jaehyeong - in arte The Rose - si esibivano a Milano. Dal 2019, la prima volta del gruppo, un anno prima del Covid, il pubblico è cresciuto in passione e conoscenza di quella fetta di musica coreana che non è puramente K-pop. Eppure, mi ha lasciato a bocca aperta per l'emozione sentire le persone in barricata: "Siamo qui da ieri solo per vederli da vicino".

Per chi non lo sapesse, i The Rose sono una band indie-rock della Corea del Sud composta da quattro membri: Woosung, noto anche come Sammy, è il leader del gruppo, la voce principale e suona la chitarra elettrica; Dojoon, noto anche come Leo, è la voce principale, il tastierista e suona la chitarra acustica; Hajoon, noto anche come Dylan, è il batterista, il sub vocalist e rapper; e infine, ma non per questo meno importante, il maknae, Jaehyeong alias Jeff, è il bassista, il sub vocalist e il visual dei The Rose.

Il loro fandom si chiama Black Roses e, come dichiarò Woosung, il nome della band "è un nome per mostrare una musica che coesiste con la bellezza dei fiori e l'asprezza delle spine".

Dopo un superlativo concerto a Milano, un meet&greet all'insegna di lacrime e risate e un intenso momento foto, i membri del gruppo si sono presi un po' di tempo per rilassarsi e fare una chiacchierata esclusiva con Panorama.it



Finalmente siete tornati insieme... E anche in Italia. Come ci si sente a esibirsi di nuovo qui?

Woosung: Onestamente è una sensazione fantastica. E siamo felici di avere persone che vengono a condividere questo momento con noi.

Vorrei soffermarmi sullo spettacolo: è stato fantastico. I Black Roses erano molto, molto contenti. Ho chiesto in giro, e c'era gente che piangeva e che ha dormito qui fuori dalle dieci di sera del giorno prima del concerto. Sono pazzi di voi. Il concerto è appena finito, ma se chiudete gli occhi, qual è il momento che vi viene subito in mente?

Dojoon: Oh... Quando hanno cantato per noi... Beuty. You are bea. Come si dice in italiano? Bello...

Sei Bellissimo...

Dojoon e Jaehyeong: Sì! Sei Bellissimo (Dojoon canta una piccola parte della canzone)

Dojoon: Ricordo quel momento. Ho questa immagine nella mia mente. Se chiudo gli occhi, posso vedere chiaramente qualcuno che la canta con molta sincerità.

HEAL. È il nome del vostro album e anche del vostro spettacolo. Che cosa significa per voi questa parola?

Woosung: Heal. Penso che Heal significhi musica per noi perché sentiamo che la musica è una forma di guarigione. E che scrivendo musica o anche ascoltando musica, ci sono molti aspetti di salvezza. La musica. Sì, Heal è musica.

Dieci tracce, il singolo principale è Childhood. Com'è stato lavorare insieme a questo progetto?

Woosung: Wow... Pensare a come è stato lavorare su questo brano...

Dojoon: Vorrei parlare della post-produzione. Mentre giravamo ci siamo divertiti tantissimo. E dopo il finale, sai, il video è uscito accompagnato dalla musica, e io lo stavo controllando per fare qualche aggiustamento. Ero sdraiato nel mio letto, su un fianco, a guardare il video, e mi ha rigenerato molto: il testo, il video e tutto questo insieme. Non me l'aspettavo, ma, confesso, qualche goccia di lacrime è scesa. E ho pensato: ma è la nostra canzone. Ma anche se si trattava di un nostro prodotto, è stato qualcosa di misterioso e un grande, un bellissimo momento, straordinario per un autore.

Ho una domanda difficile per voi. Se doveste scegliere una canzone della vostra discografia che vi rappresenta in questo momento, quale sarebbe e perché?

Woosung: Proprio qui, proprio ora... sceglierei I.L.Y. Sharing Love.

Dojoon: Per me, Beauty and the Beast. Perché ho questa immagine di Milano e di noi, e penso che si adatti: quando abbiamo cantato e i Black Roses hanno cantato insieme, è come se loro potessero essere i Beauty e noi the Beast.

Jaehyeong: Oh, in questo momento... Time.

Jaehyeong sorride e sospira. Per rompere il silenzio e farli ridere, interveniamo: "Perché voi ragazzi sempre sul filo del rasoio", ho detto. Tutti si sono messi a ridere. L'atmosfera è molto leggera e amichevole. E Jeff sembra sollevato dalla stanchezza dopo lo spettacolo. Così ha continuato in coreano, con Woosung che traduceva per lui.

Jaehyeong: Mi sembra di vivere nel momento presente, e posso sentirlo solo ora perché non tornerà più.

Hajoon: Per me è Shift. Perché quando sono giù, sento come se qualcuno mi stesse accanto, il che è molto emozionante.

Avete appena concluso uno spettacolo... Qual è la cosa che desiderate di più in questo momento? Un suggerimento... forse dormire?

Tutti ridono, annuendo.

Woosung: Siamo in tour da quattro, tipo, quattro mesi ormai, giusto? Quattro, tre, quattro mesi. Prima di allora ci siamo preparati per l'album, poi ho fatto un tour da solista e poi sono stato parte di un altro spettacolo. Penso che siamo un po' stanchi. Sì. Ma alla fine della giornata, questo è ciò che volevamo fare. Questo è il programma che abbiamo scelto. E sì, ci piace molto dormire dopo. Ma ci siamo concessi un po' di riposo, cercando di rilassarci molto per poter riversare tutte le nostre energie negli show.

Ho un'ultima domanda per voi. Chi sono i The Rose in questo momento?

Woosung, Jaehyeong e Hajoon: Chi sono i The Rose? Chi sono i The Rose... Oh, mio Dio... è difficile.

Dojoon: Chi sono i The Rose... Chi sono i The Rose... Siamo un gruppo di ragazzi che amano la musica, che amano interagire con le persone attraverso la musica e godersi il più possibile i momenti della loro vita.

Woosung: Sto pensando a una frase...

Hajoon: Messaggeri...

Jaehyeong: Messaggeri di persone che guariscono attraverso la musica.



Tutti i ragazzi sono d'accordo con questa definizione finale: I Rose sono messaggeri per le persone che guariscono attraverso la musica. L'intervista è finita. Abbiamo riso, scattato foto e scambiato qualche parola in più sulla serata e su ciò che accadrà in seguito nel loro tour. Dopo un lungo spettacolo, è arrivato il momento di riposare; il tour bus sta aspettando la band fuori dal locale, pronto per portarli verso la loro prossima destinazione.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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