Perchè la reunion degli NSYNC non è un bene per Justin Timberlake
Ansa
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Perchè la reunion degli NSYNC non è un bene per Justin Timberlake

La popstar di Memphis, dopo il mezzo passo falso di Man of the woods, sembra entrato in una fase calante della sua carriera. A quando il riscatto?

Martedì scorso hanno fatto il giro del mondo le immagini della reunion a sorpresa degli NSYNC agli VMAs di Newark. Vedere nuovamente, uno accanto all’altro, Justin Timberlake, Chris Kirkpatrick, JC Chasez, Lance Bass e Joey Fatone, cinque anni dopo aver ricevuto la stella sulla Hollywood Walk of Fame, è stato un tuffo nel passato per i numerosi fan della boy band americana, che ha dominato le classifiche tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila.

Il gruppo ha consegnato nelle mani di Taylor Swift il premio più ambito tra i nove vinti durante la serata, quello per Best Pop. La cantante dei record, visibilmente emozionata, ha chiesto alla band: “Ma state per combinare qualcosa di nuovo? Devo assolutamente saperlo!”. I cinque artisti, sorridendo divertiti, non hanno né confermato né smentito, ma il giorno dopo è arrivato l’annuncio di una nuova canzone degli NSYNC, Better Place, la prima dopo vent’anni, che sarà disponibile in streaming dal 29 settembre su tutte le piattaforme e verrà inclusa nella colonna sonora, di prossima pubblicazione, del film d’animazione Trolls Band Together, che arriverà nei cinema americani il 17 novembre.

La storia del film è quasi autobiografica, visto che il protagonista Branch (doppiato dallo stesso Justin Timberlake), dopo aver nascosto per anni alla sua fidanzata Poppy di aver fatto parte di una boy band chiamata BroZone, si impegna a riunire il gruppo insieme agli altri quattro amici. Immaginando il successo del terzo episodio della fortunatissima saga dei Trolls e della nuova canzone degli NSYNC, che diventerà probabilmente uno dei brani più ascoltati dell’autunno, è difficile pensare che la reunion della band si limiterà soltanto a una sola canzone, rinunciando a un ricchissimo tour negli Usa, che potrebbe tranquillamente riempire stadi e arene al chiuso. Certamente un bene per le casse di Chris Kirkpatrick, JC Chasez, Lance Bass e Joey Fatone, che pure non dovrebbero avere problemi a mettere insieme il pranzo con la cena visti i ricchi diritti discografici e i milioni di dollari guadagnati in dieci anni di successi, ma forse segna un mezzo passo indietro per una superstar come Justin Timberlake. Una situazione che ad alcuni ha ricordato la reunion dei Take That insieme a Robbie Williams, ma il contesto allora era completamente diverso: primo perchè il gruppo di Manchester non si è mai sciolto del tutto ma si è semplicemente "ridotto" a tre componenti (Gary Barlow, Mark Owen e Howard Donald), secondo perchè Williams era al suo apice quando ha deciso di esibirsi nuovamente con i suoi ex compagni, a differenza di Timberlake oggi.

Da alcuni considerato insieme a Bruno Mars come uno dei possibili eredi di Michael Jackson viste le sue notevoli doti di cantante, ballerino ed entertainer completo, l'ex cantante degli NSYNC, rispetto a Mars, ha dimostrato di non accontentarsi di scimmiottare il Re del Pop e di rifare (in modo eccellente) il funk degli anni Settanta o l'r&b degli anni Novanta, ma nei suoi cinque album ha sempre rischiato qualcosa, spostando sempre più in alto l'asticella, grazie anche alle produzioni barocche e avanguardistiche di Timbaland. Timberlake ha venduto in carriera 88 milioni di dischi e ha vinto dieci Grammy Awards, quattro Primetime Emmy Awards, tre Brit Awards e nove Billboard Music Awards, ma la sua stella sembra decisamente meno brillante negli ultimi anni. Dopo i trionfi di Justified (2002) e FutureSex/LoveSounds (2006), trascinati da singoli che sono diventati dei classici del pop come Rock your body, Cry me a river, Like I love you, Sexyback e What goes around/Comes around, Timberlake si è concentrato sulla sua carriera di attore, prendendosi per quattro anni una pausa dalla musica, recitando nei film The Social Network, Bad Teacher, Friends with Benefits e In Time. Nel 2013 il cantante è tornato alla musica con l’ambizioso progetto in due volumi The 20/20 Experience e The 20/20 Experience - 2 of 2, contenente brani con struttura lunghe e complesse.

Il successo dei singoli Mirrors e Suit & Tie con Jay-Z ha confermato ancora una volta il tocco da Re Mida del fido produttore Timbaland, ma l’impressione è che oggi, di quei due album, sia rimasto ben poco, al di fuori dei singoli. Nulla in confronto al mezzo flop di Man of the woods del 2018, che ha cercato di coniugare l'Americana, quel genere tanto in voga nelle radio degli Usa che mescola southern rock, country e blues, con l'electrofunk e le batteria elettronica. Il tentativo è riuscito solo in parte, perché, a conti fatti, i brani migliori del disco sono quelli più squisitamente electrofunk (come l’eccellente primo singolo Filthy) di cui Justin è un maestro assoluto. Sono passati cinque anni da quel disco e ancora non si sa se e quando uscirà il successore, nonostante alcuni scatti del cantautore in studio insieme al fido produttore Timbaland postati sui social.

Pochi giorni fa è stato pubblicato sulle piattaforme streaming il singolo Keep going up, che ha riformato il fortunato terzetto Timbaland, Justin Timberlake e Nelly Furtado, ma il brano, pur piacevole, sembra però lontano dai fasti di Give it to me, che nel 2007 aveva fatto ballare tutto il mondo, fino ad arrivare in vetta alla classifica US Billboard Hot 100. Da estimatori della prima ora di Timberlake, che ha solo quarantadue anni, speriamo in un ritorno in grande stile del cantautore, magari con un album che riesca di nuovo a scalare le classifiche internazionali e che ci lasci dei grandi singoli pop, in grado a resistere alla prova più dura: quella del tempo.

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Gabriele Antonucci