Dare album
Mario Biondi, ufficio stampa
Musica

Mario Biondi: la recensione di "Dare"

Il nuovo album del crooner siciliano è un lavoro raffinato e caldo al tempo stesso, tra jazz, soul e funk, che ha come ospiti gli Incognito, Il Volo, Dodi Battaglia, Olivia Trummer Trio e High Five Quintet

«Ho imparato a tenere i piedi ben piantati nel presente. Ho fatto tanti sbagli, come tutti, avrei voluto fare meglio tante cose: magari avrò tempo e modo di rifarle in futuro». Parola di Mario Biondi, che ieri ha festeggiato i suoi 50 anni al Ruote da sogno di Reggio Emilia presentando alla stampa, rigorosamente via Zoom, il suo nuovo album Dare con un mini-live con tre brani tratti dal suo nuovo lavoro: Jeannine, Strangers in the night e Lov-Lov-Love. Un piccolo, ma gustoso assaggio di un album ricco di anime e di colori diversi, che spazia dal jazz al soul, dal disco-funk fino ad arrivare al rock e all'operatic pop. Come era accaduto nel "talent album" Due del 2011, anche in Dare il crooner catanese gioca con la doppia valenza, in italiano e in inglese, del titolo. «Dare è un atto di grande curiosità, di forza e non è sempre semplice perché non sai quanto sia giusto quello che tu dai. Si osa tanto nel dare e io credo di avere sempre dato tanto». Nell'album si alternano 10 brani originali, 2 remix e 4 reinterpretazioni di grandi successi internazionali: Cantaloupe Island di Herbie Hancock, Jeannine di Eddie Jefferson, Someday We'll All Be Free di Donny Hathaway e Strangers in the Night, standard reso immortale nell'interpretazione di Frank Sinatra del 1966. L'album colpisce immediatamente per la copertina di forte impatto grafico, che raffigura Biondi vestito interamente di bianco, a mo' di angelo, con alle spalle il murale alato di Colette Miller, visual artist e performer che vive a Los Angeles. «L'idea dell'arcangelo Gabriele, che porta buone notizie, vuole essere di buon auspicio. Non è facile rimettersi in gioco ed essere 'fluidi' dopo un anno fermi».

Fin dal primo ascolto, risulta evidente la natura eterogenea dell'album, che, come ha spiegato lo stesso Biondi ai giornalisti, è frutto del fatto che, in un primo momento, il cantante aveva pensato di pubblicare addirittura quattro dischi, diversi per mood. L'album era stato anticipato lo scorso giugno dal sensuale singolo Paradise, pubblicato in digitale e in vinile nella versione originale che si trova anche in Dare e in 3 "alternative productions", con i remix realizzati da Joe T Vannelli, Piparo e Dj Meme. L'intro di fiati che evoca le atmosfere sensuali di I want you di Marvin Gaye, un angelico coro di voci femminili, le chitarre wah wah che evocano le migliori produzioni funk degli anni Settanta, il basso tridimensionale di Federico Malaman e un beat incalzante che invita a muovere le gambe, ci conducono all'interno di una lunga e indimenticabile notte d'amore, raccontata attraverso la voce calda e profonda di Biondi.

Un brano sulla scia delle infuocate love songs di Teddy Pendegrass, Lou Rawls e Barry White, che tanto hanno influenzato la formazione vocale dell'artista siciliano. InMesmerizing Eyes la voce di Mario ritrova la perfetta alchimia con il jazz senza confini dell'High Five Quintet (Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco, Julian Oliver Mazzariello, Pietro Ciancaglini, Lorenzo Tucci), che tanto aveva contribuito al successo del suo album di debutto Handful of Soul. La canzone, ritmata e sensuale, è proposta nella sua versione originale "analogica", senza elettroniche aggiunte. Si rivela vincente anche la scelta di riproporre con gli High Five una cover del brano di Eddie Jefferson, Jeannine, che a sua volta scrisse il testo sulla già edita composizione di Duke Pearson del 1968: davvero notevoli l'assolo di pianoforte di Julian Oliver Mazzariello nella parte centrale e il funambolico scat del cantante nel finale.

La tromba di Fabrizio Bosso, affiancato dall'organo di Alberto Marsico e dalla batteria di Alessandro Minetto, impreziosisce anche la splendida Someday We'll All Be Free, un classico del repertorio di Donny Hathaway, una delle più belle voci soul di sempre, contenuto nell'album Extension of a Man. In Dare si rinnova anche il fortunato sodalizio con gli Incognito, da quarant'anni il collettivo più rappresentativo dell'acid jazz inglese, nei brani No Show (già contenuto nell'album Tomorrow's New Dream del gruppo capitanato dal chitarrista/compositore Bluey) e Lov-Lov-Love, un irresistibile brano disco-funk, romantico e al tempo stesso ricco di groove. Non è una novità assoluta per Biondi, ma fa sempre un effetto particolare ascoltare, in un suo album, due brani in italiano, Crederò con Il Volo, una canzone cadenzata, solenne e ricca di pathos, e Simili con Dodi Battaglia, forse il brano più rock e "obliquo" della sua carriera, con suggestivi echi afro. Davvero sorprendente la versione "classic soul" di Strangers in the night, decisamente più veloce e incalzante rispetto alla versione sognante di Frank Sinatra che tutti conosciamo. Dream for two e Give our love another chance sono due morbide jazz ballad, sensuali e notturne, realizzate insieme all'Olivia Trummer Trio, capitanato dalla talentuosa cantante, autrice e pianista jazz tedesca. La versione live di Sunny Days è una preziosa testimonianza degli otto concerti che il crooner catanese ha tenuto nel novembre del 2019 al Ronnie Scott's di Londra, la Mecca europea per gli amanti del jazz, nella quale si può apprezzare l'atmosfera calorosa e complice del club. Nella sola versione digitale dell'album sono contenuti anche Show Some Compassion, brano dalla ritmica reggae registrato con alcuni colleghi durante il lockdown a sostegno del progetto di riqualificazione dell'area-baraccopoli di Messina, promosso dall'associazione A.ris.mè, e i due riusciti remix di Cantaloupe Island ad opera di DJ Meme e Piparo, tutti da ballare. Dare, grazie all'alternanza di stili e di atmosfere diverse, è un album raffinato e al tempo stesso caldo, suonato e prodotto in maniera eccellente, che ha molto da offrire agli ascoltatori e che sarà ulteriormente valorizzato dal vivo, la dimensione più congeniale a un "nero a metà" come Biondi e alla sua affiatata band.

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Gabriele Antonucci