Joe Barbieri: «Vulio è un omaggio alla grande canzone napoletana»
Angelo Orefice
Musica

Joe Barbieri: «Vulio è un omaggio alla grande canzone napoletana»

L’ultimo album del cantautore partenopeo è un originale viaggio nel tempo attraverso 17 brani tradizionali e canzoni napoletane più recenti, tra cui Cammina Cammina del suo maestro Pino Daniele

«Vulío è un viaggio ad occhi chiusi in un universo di canzoni eterne e perfette: quelle della Grande Canzone Napoletana». Così Joe Barbieri, uno dei nostri cantautori più sensibili e raffinati, ha presentato il suo nuovo album Vulío(‘na parola d’ammore), da pochi giorni disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming e in formato cd. L’artista napoletano, lanciato giovanissimo da Pino Daniele nel 1992, è un piacevole unicum nel panorama musicale italiano, nel quale si è ritagliato un posto d’onore con uno stile sofisticato e confidenziale, nel quale canzone d’autore, jazz e world music trovano un perfetto equilibrio tra di loro. In sei album in studio, due dischi-tributo a Chet Baker (Chet Lives! del 2013) e Billie Holiday (Dear Billie del 2019) e due live, di cui l’ultimo, Tratto da una notte vera, per celebrare i 30 anni di carriera, Barbieri ha dimostrato come sia possibile anche oggi veicolare le emozioni senza ricorrere a produzioni ipertrofiche o a ritornelli a presa rapida, coniugando in modo eccellente eleganza a comunicativa. Il cantautore, nel suo intenso viaggio cameristico per corde attraverso 17 brani tradizionali e canzoni napoletane più recenti, è affiancato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista, che lo accompagneranno anche nel tour teatrale di presentazione del disco (8 maggio Roma – Auditorium Parco della Musica; 9 maggio Asti – Diavolo Rosso; 10 maggio Camogli (Ge) – Teatro Sociale; 17 maggio Napoli – Teatro Acacia con ospiti Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz).

«Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Napoletana» – racconta Barbieri – «un pudore che da napoletano negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa ‘desiderio’ e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d’arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d’amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata. Vorrei infine aggiungere che desidero dedicare questo album a Giovanbattista Cutolo, perché il suo talento e la sua umanità ci siano di ispirazione e di incoraggiamento». L’album inizia con la splendida Era de maggio di Salvatore Di Giacomo, scelta da Joe in quanto «una delle mie favorite, che sentivo cantare ai miei nonni e alla quale mi sento particolarmente legato», quasi una bossa nova napoletana in cui la voce emozionante e delicata di Barbieri si amalgama alla perfezione con le chitarre di Montalbano e Di Battista. Don Salvato’ di Enzo Avitabile è un sentito omaggio al cantautore che ha portato sonorità il funky/soul all’interno della canzone napoletana: il brano è una sorta di preghiera laica a Dio, chiamato Don Salvato’ per affidargli, in modo confidenziale, le sue riflessioni e le sue inquietudini sulla vita quotidiana.

Tra le perle dell’album spiccano Cammina cammina di Pino Daniele, contenuta nel suo album d’esordio del 1977, un dolente ritratto in note sulla vecchiaia e sull’attesa della morte. Il trio valorizza al massimo ed esalta le melodie senza tempo di Dicitencello vuje, Passione e Santa Lucia Luntana, tre carezze per l’anima degli ascoltatori, mentre ‘Na Bruna di Sergio Bruni, che racconta la storia di un uomo del Nord che rimane folgorato dagli occhi neri di una misteriosa cameriera napoletana, è giocosa e ritmata. Il progetto Vulìo ha il grande merito di donare nuovi colori e sfumature anche a brani famosissimi come ‘O Surdato ‘nnamurato e Reginella, evitando, grazie alla sapienza e alla fantasia armonica dei tre musicisti, quel fastidioso effetto di canzoni napoletane a uso e consumo dei turisti stranieri quando mangiano la pizza in Italia.

Una scelta sorprendente e decisamente azzeccata è Nun Te Scurdà degli Almamegretta, una perla ripescata dall’album Sanacore del 1995 che racconta la difficile vita di una donna che vuole amare in maniera libera e che si ribella agli stereotipi femminili della società. L’unico inedito dell’album è Vulesse o’ cielo, che non sfigura accanto ai classici napoletani, di cui il cantautore ha dichiarato: «L'ho afferrata un bel giorno mentre era sospesa a mezz'aria, si schermiva e non voleva saperne di scendere sulla pagina. Il videoclip che la accompagna l'ho fatto con le mie stesse mani; usando carta, forbici, matite, molta pazienza e poco altro». Barbieri si conferma in Vulío uno straordinario artigiano della parola in musica, abilissimo a destrutturare e ricomporre le canzoni della grande tradizione napoletana, esplorando ogni singola sfumatura che un brano è in grado di offrire. Merito anche di due chitarristi del talento di Oscar Montalbano e Nico Di Battista, che mostrano nell'album grandi doti di interplay, con assoli sempre puntuali che esaltano la voce del cantautore e che danno nuovi colori a brani senza tempo.

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Gabriele Antonucci