Enrico Ruggeri: «Oggi nei videoclip si mostrano i soldi, l'auto e la tuta...»
(Angelo Trani)
Musica

Enrico Ruggeri: «Oggi nei videoclip si mostrano i soldi, l'auto e la tuta...»

Esce La caverna di Platone, un disco molto bello e d'altri tempi. Ricco di musica, storia e cultura...

E un album intriso di cultura musicale La caverna di Platone, un disco in cui le parole contano. Viene da dire un album d'altri tempi per il modo in cui suona e per le modalità con cui è stato inciso: tre anni di lavoro in studio con i musicisti, grande cura dei suoni e degli arrangiamenti. Senza Autotune, come specifica ironicamente nei crediti Enrico Ruggeri...

Una birichinata, uno sberleffo» racconta. «Però andava detto... Non è la prima volta che scrivo NO AUTOTUNE. Dovrebbe essere scontato che un cantautore non lo utilizzi, ma non è così...

Gli eroi del cinema muto, il brano che apre La caverna di Platone ha il peso di un classico anche all'interno di una discografia estesa e ricca come la sua. Lo stesso vale per Il Poeta, una celebrazione del libero pensiero e dei suoi protagonisti, oppure per Il Problema dove si avverte l'eco di David Bowie. »Eh, l'inconscio fa sempre la sua parte...».

«Le diverse ere della cultura sono popolate da straordinari pensatori non omologati, come Pier Paolo Pasolini, Ezra Pound, Oscar Wilde. Oggi si usa la parola divisivo come se fosse un difetto e a questo fa un pensare a un’inquietante idea di pensiero unico. Chi non si muove lungo i binari di quel pensiero è bollato come divisivo. Una volta, divisivo voleva dire stimolante. Tutti i grandi sono stati divisivi. Ho voluto rendere omaggio a chi ha pagato per non essere stato un allineato» sottolinea.

E poi c'è l'allineamento musicale, quello che rende la musica contemporanea, fatte le debite eccezioni, un parco giochi per adolescenti. «Rispetto alla ricchezza di cultura musicale e di cultura in generale si prediligono altri fattori: l’arrangiamento spesso è un po’ sciatto perché non è su quello che si giocano i like. Ma già la parola arrangiamento è forse eccessiva» commenta.

«Scrivere un testo è un atto artistico fatto e finito, un atto complesso che oggi è diventato marketing, un'occasione per acchiappare consensi, per fare autocelebrazione. Chi si sarebbe mai immaginato, venti o trent’anni fa, gente in un videoclip che contava i soldi? Ti immagini Stewart Copeland o Sting ai tempi dei Police che ti sbattevano in faccia quanto avevano guadagnato? Oggi i cantanti fanno i video mostrando i soldi, la macchina e la tuta: è il culto del denaro come valore morale e rivalsa sociale».

Tra i pezzi più intensi del disco c'è poi La bambina di Gorla che racconta un pezzo drammatico di storia: «La strage di Milano, voluta dagli alleati nell’ottobre 1944, fa da teatro per raccontare la vita di una bambina, sopravvissuta all’eccidio, costretta a convivere con i suoi fantasmi: non sarà facile cantare dal vivo questa canzone. Mia madre aveva la sindrome da sopravvissuta. Insegnava tre giorni alla settimana in una scuola e tre in un’altra. Quel giorno non era lì, ma sono morti i suoi bambini, i suoi colleghi. Io sono al mondo grazie a quell'alternanza di giorni…».

TUTTE LE NEWS DI MUSICA

I più letti

avatar-icon

Gianni Poglio