Il fenomeno del reselling, ovvero la vendita di prodotti di seconda mano, raggiungerà i sei miliardi di dollari entro il 2025. Leader del mercato è Stockx che ha trasformato l’acquisto di scarpe da ginnastica in trading finanziario.
«Viviamo nell’era delle scarpe da ginnastica – o, come sempre più persone le definiscono oggi, le sneakers». Sulle pagine dell’Economist, Luke Leitch spiega come le «trainer» siano diventate un accessorio di lusso su cui sempre più brand scommettono per il loro successo futuro. Non serve certo essere appassionati per conoscere la differenza tra Nike, Adidas, Reebok e Puma (quattro dei maggiori player del settore), ma il mercato del sneaker oggi vede anche la presenza di maison storiche come Balenciaga, Gucci e Prada, oltre a nuove aziende come Yeezy.
Secondo il gruppo Bain&Co. negli ultimi anni l’aumento di richieste per le scarpe da ginnastica ha superato di sette punti percentuale quelle per le borse, diventando – anche grazie alla vasta offerta – un mercato da oltre 70 miliardi di dollari. È in questo panorama che nasce il business del reselling, ovvero l’acquisto di scarpe di seconda mano.
Questo particolare settore vale attualmente due miliardi di dollari, cifra pronta a triplicare entro il 2025. Adam Wray scrive sulle pagine del Financial Times: «C’è stata un’esplosione di transizioni online che ha attirato persone più interessate all’acquisto, quindi al possesso, che alla possibilità di indossare le scarpe. Come i collezionisti». Acquistare una sneaker in edizione limitata è così diventato come acquistare un quadro di Basquiat.
Complice l’ossessione delle nuove generazioni di sentirsi parte di qualcosa – e di conseguenza la paura di “perdere” l’occasione – i maggiori marchi del settore lanciano edizioni limitati e collaborazioni con celebrities di ogni tipo per generare nel loro pubblico un maggiore interesse. È proprio per questo motivo che Versace ha scelto di debuttare la sua sneaker su Goat (uno dei maggiori portali di reselling). Il risultato? Sold out in meno di 24 ore.
Vero leader di questo movimento è Josh Luber, fondatore del portale Stockx. L’azienda è arrivata a fatturare 700 milioni di dollari in solo due anni, sfruttando la volatiti dei prezzi delle sneakers e dando vita a un vero e proprio marketplace del prodotto, dove gli acquirenti partecipano ad aste online. «Chi si aggiudica le scarpe all’asta sulla piattaforma potrebbe decidere di rivenderle senza averle mai fisicamente tra le mani» ha spiegato al New York Times. «Il nostro metodo è simile a quello del trading finanziario e per questo motivo abbiamo trascorso molto tempo a parlare con gli avvocati per assicurarci che non stessimo violando le leggi sui titoli».
«La domanda è sempre stata una previsione, una proiezione basata sullo studio dei dati disponibili l’anno precedente. È così in tutti i mercati, ma non per la borsa» spiega Luber. «Se scelgo di investire in Nike ho un prezzo standardizzato. Noi non abbiamo fatto altro che prendere questa regola e adattarla al nostro prodotto». Quando si naviga su Stockx si può infatti consultare l’andamento delle vendite di un determinato modello negli ultimi 12 mesi. Se clicchiamo ad esempio su un paio di Yeezy, troviamo il numero di vendite nell’ultimo periodo e il prezzo a cui sono state vendute che può variare a seconda del periodo storico (il Covid-19 e le proteste Black Lives Matter hanno sicuramente influito) e persino del numero richiesto. Per un paio di «Yeezy Boost 350 V2 Israfil» si spendono in media 634 dollari, con una differenza di prezzo (oltre al prezzo retail originale) del 354,5%. La volatilità del mercato per questo modello è piuttosto alta (circa 34%). Se invece cerchiamo delle «Jordan 1 Retro High Satin Snake Chicago» vediamo che la volatilità è solo del 9% e che e 6.594 vendite degli ultimi 12 mesi hanno portato a una valutazione media di 268 euro (il 93% in più del retail originale).
Mentre Stockx detta la linea del resell e vanta una vendita da 32.000 dollari, anche la casa d’aste Sotheby’s ha fatto il suo ingresso in questo mercato. Le Nike indossate e firmate da Micheal Jordan sono state battute all’asta per 560.000 dollari. Una cifra incredibile se si pensa che la valutazione iniziale del prodotto non superava i 150.000.
