“Ritengo che Obama sarà giudicato un grande presidente malgrado gli errori e le carenze che ne hanno connotato la politica estera”.
Massimo Teodori, in questo libretto, Obama il grande (Marsilio 2016), dice dunque esplicitamente che gli otto anni del primo presidente afroamericano alla Casa Bianca devono essere considerati in modo molto favorevole.
In poco più di 80 pagine Teodori — Professore di Storia e istituzioni degli Stati Uniti (il cui pensiero in proposito è condensato in Storia degli Stati Uniti e sistema politico americano, Newton Compton) — ha il merito di prendere di petto le principali questioni che hanno caratterizzato la presidenza Obama e di offrire alcune chiavi di lettura anche ai lettori non specialisti.
Il libro è suddiviso in 15 capitoletti (cui si aggiunge una seconda parte di una ventina di pagine) dedicata al funzionamento delle elezioni presidenziali) convincenti, al centro dei quali, indispensabili per capire il resto, c’è quello intitolato “I suprematisti bianchi”.
Perché è innegabile che Obama abbia rappresentato una discontinuità insopportabile per il cuore razzista d’America, quello che, a oltre un secolo e mezzo dalla fine della Guerra civile, ancora crede alla superiorità dell’uomo bianco sui discendenti degli schiavi, con il portato di odio, risentimento e paura che il fenomeno storico, culturale, sociale e psicologico comporta.

Il presidente americano Barack Obama nel suo discorso sull’urgenza di una stretta al controllo della vendita delle armi ai privati – 5 gennaio 2016

Il saluto finale di Barack Obama alla cena annuale dei corrispondenti alla Casa Bianca

25 aprile 2016. La Cancelliera tedesca Angela Merkel guarda la mano del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, attraverso un dispositivo high tech presso lo stand della società tedesca di automazione IFM, nel corso della Fiera di di tecnologia industriale di Hannover, la maggiore al mondo nel settore.

BARACK OBAMA con JOHN PAUL JONES, ROBERT PLANT E JIMMY PAGE

Incontro tra gli Obama e i Duchi di Cambridge

Incontro tra gli Obama e i Duchi di Cambridge

Incontro tra gli Obama e i Duchi di Cambridge

Incontro tra gli Obama e i Duchi di Cambridge

Il Presidente Obama e Joseph Medicine Crow

Il Presidente Obama e Joseph Medicine Crow

13 aprile 2016. Il Presidente USA, Barack Obama, dà forma a una bolla di sapone con una bacchetta realizzata con una stampante 3D da Jacob Leggette, 9 anni, durante la “Fiera della scienza della Casa Bianca” a Washington, DC.

Il Presidente Obama e Joseph Medicine Crow

28 marzo 2016. Il Presidente e la First Lady degli Stati Uniti, Barack e Michelle Obama, leggono “Nel paese dei mostri selvaggi ” di Maurice Sendak per i bambini presenti, nel corso dell’annuale Easter Egg Roll (Rotolamento delle uova di Pasqua) nel giardino della Casa Bianca a Washington, DC, USA, per la 138a edizione dell’evento che si tiene ogni Lunedì dell’Angelo.

Obama con il primo ministro giapponese Shinzo Abe e la presidente sudcoreana Park Geun-Hye

21 marzo 2016. Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, saluta il Presidente di Cuba, Raul Castro, nel Palacio de la Revolución a L’Avana, Cuba, durante la prima visita di un capo di Stato USA dopo 88 anni.

Ancora la “First Lady” argentina Juliana Awada a fianco del presidente americano Barack Obama

Due giorni di visita in Argentina per Barack e Michelle Obama (qui al tavolo con la “First Lady” argentina Juliana Awada)

Un brindisi di Michelle Obama durante la cena ufficiale a Buenos Aires

Barack Obama e la “First Lady” argentina Juliana Awada durante la cena di gala a Buenos Aires

Michelle Obama prende posto al tavolo

Il presidente Barack Obama con la “First Lady” argentina Juliana Awada

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in Piazza della RIvoluzione, davanti al monumento a José Martí, Havana, Cuba, 21 marzo 2016

L’Avana, Cuba, 22 marzo 2016. Barack Obama al Gran Teatro per il suo discorso alla nazione cubana

L’Avana, Cuba, 22 marzo 2016. Barack Obama al Gran Teatro per il suo discorso alla nazione cubana

L’Avana, Cuba, 22 marzo 2016. Barack Obama con la famiglia e Raul Castro assiste alla partita tra la nazionale di baseball cubana e la squadra Usa Tampa Bay Rays

L’Avana, Cuba, 20 marzo 2016: Barack Obama all’arrivo sull’isola

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama con il segretario di Stato John Kerry alla cerimonia al memoriale per José Martí nella Piazza della Rivoluzione all’Havana, Cuba, 21 marzo 2016

Barack Obama e Raul Castro (presidente di Cuba) al Palazzo della Rivoluzione, Havana, Cuba, 21 marzo 2016

Barack Obama e Raul Castro (presidente di Cuba) al Palazzo della Rivoluzione, Havana, Cuba, 21 marzo 2016

Washington, DC, USA, 27 gennaio 2010. Barack Obama pronuncia il suo primo Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, DC, USA, 24 febbraio 2009. Il Presidente Barack Obama durante il suo discorso di fronte al Congresso in seduta comune, presso la House Chamber del Campidoglio.

Barack Obama nel 2009 e nel 2016

Washington, DC, USA, 25 gennaio 2011. Barack Obama pronuncia il suo secondo Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, DC, USA, 24 gennaio 2012. Barack Obama pronuncia il suo terzo Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, DC, USA, 12 febbraio 2013. Barack Obama pronuncia il suo quarto Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, DC, USA, 28 gennaio 2014. Barack Obama pronuncia il suo quinto Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, DC, USA, 20 gennaio 2015. Barack Obama pronuncia il suo sesto Discorso sullo Stato dell’Unione.

Washington, 12 gennaio 2016, il presidente Usa Barack Obama durante il suo discorso sullo stato dell’Unione

Washington, 12 gennaio 2016, il presidente Usa Barack Obama durante il suo discorso sullo stato dell’Unione

Washington, 12 gennaio 2016, il presidente Usa Barack Obama durante il suo discorso sullo stato dell’Unione

Washington, 12 gennaio 2016, il presidente Usa Barack Obama durante il suo discorso sullo stato dell’Unione. Alle sue spalle il vice presidente Joe Biden (a sinistra) e il portavoce della Camera Paul Ryan

Con il volto bagnato dalle lacrime il presidente americano Barack Obama parla delle vittime della sparatoria del 2012 alla Sandy Hook Elementary School nel giorno del suo discorso sul perchè è necessaria una nuova legge per il controllo delle armi ai privati – 5 gennaio 2016

Il presidente Usa Barack Obama a Washington – 29 dicembre 2015

Obama si commuove mentre sta tenendo il suo discorso alla Casa Bianca sulla necessità di rafforzare i controlli nella vendita di armi i privati. Il presidente Usa stava facendo accenno alla strage del 2012 nella Sandy Hook Elementary School – 5 gennaio 2016

Le lacrime del presidente americano Barack Obama mentre ricorda la strage del 2012 alla Sandy Hook Elementary School nel giorno del suo discorso sul perchè è necessaria una nuova legge per il controllo delle armi ai privati – 5 gennaio 2016

8 giugno 2015. La Cancelliera tedesca Angela Merkel parla con il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, seduto davanti a lei su una panchina, sullo sfondo dei Monti del Wetterstein, nei pressi del Castello di Elmau, in Germania, sede del vertice G7.
La questione razziale, la violenza contro i neri, la legislazione illiberale in molti stati del sud e dell’ovest sono lo sfondo all’ostilità pregiudiziale che una parte consistente dell’America bianca ha opposto a qualsiasi iniziativa del presidente; prima e oltre il giudizio politico di merito.
“Mentre le minoranze di colore, i ceti medio-bassi e i giovani — scrive Teodori — puntavano sull’autorità di Washington per sedare le tensioni razziali e porre fine alle violenze contro gli afroamericani, i settori della popolazione bianca, eredi della tradizione schiavista, cercavano una rivincita che annullasse il successo elettorale dell’esponente della minoranza di colore.” (pag. 34)
La retorica contro Obama della destra repubblicana, espressione anche dell’ideologia regressiva del movimento del Tea Party (dal quale è ispirato anche il candidato Ted Cruz) non si comprende se non la si colloca sullo sfondo razziale.
Per la destra repubblicana Obama è via via un comunista, un musulmano, un nemico della libertà, uno che ha tradito i valori che hanno reso grande e potenti gli Stati Uniti.
L’assunzione dalla quale deriva questa ostilità è che Obama abbia usurpato la sua carica, in sostanza, non sia “restato al suo posto”, il concetto cardine del pensiero segregazionista dell’America.
Tutta l’opposizione interna alla politica del presidente — per esempio la riforma sanitaria, o le, sostanzialmente fallite, azioni per il controllo delle armi nelle mani dei cittadini, ma anche le iniziative a difesa dell’ambiente, la spinta a favore dei diritti civili delle minoranze gay e lesbiche, della difesa del diritto d’aborto — ma anche il blocco della legge finanziaria che ha paralizzato per settimane il governo federale, non sono comprensibili nell’estremismo e nei toni da crociata se non si confronta anche con la questione del colore della pelle di chi era entrato alla Casa Bianca.
Teodori, spiega e giustifica anche la politica estera di Obama — la più criticata dagli osservatori internazionali. In particolare la decisione di non mandare truppe a combattere il Califfato, l’abbandono della disastrosa politica interventista di Bush che ha incendiato tutto il Medio Oriente ed è all’origine anche del disordine che ha generato lo Stato Islamico.
Fra i successi di Obama, Teodori ricorda a ragione le aperture a Cuba e Iran.
La “sua politica, per quanto incerta, ha invertito radicalmente il senso della presenza americana nel mondo, nel tentativo di delegare ai soggetti locali il maggiore peso dei conflitti regionali”.
Teodori, infine, nega che l’America di Obama sia un paese in declino, come piace dire ai detrattori del presidente. Un paese che meglio di tutto l’occidente ha affrontato la crisi economica del 2008, all’avanguardia nello sviluppo delle nuove tecnologie, nella ricerca scientifica, nello sviluppo umano. Un paese che ha rafforzato il concetto che la supremazia americana si fonda sull’ideologia liberale, che ha saputo trasformare il potere in consenso, e le ambizioni egoistiche della nazione in autorevolezza globale”.
Insomma, io sto con Teodori (e con Obama).
