Leggerezza: la parola d'ordine del 2016
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Leggerezza: la parola d'ordine del 2016

Meno calorie, oggetti, rumori, connettività. Guida alle nuove Spa e ai corsi per "liberarsi"

Prendendola alla leggera, molto alla leggera, in ossequio al tema da trattare, si sappia che persino gli astri ci dicono che il 2016 sarà l’anno in cui ritroveremo il senso della misura, già perché con Giove in Vergine c’è poco da sgarrare, conviene dimenticare eccessi. Parola d’ordine, leggerezza.

Nulla che abbia a che fare col pauperismo o l’autopunizione, intendiamoci. Solo un po’ di sana moderazione. In tutto. “Siamo specialisti nel garantirci malessere, non benessere. Prima accumuliamo, poi ci facciamo il problema di come liberarci di calorie, oggetti, regali dei bambini”, ricorda Claudia Perdighe, psicologa, autrice di Il disturbo da accumulo (Cortina editore).

Coco Chanel ricordava: “Levatevi sempre un accessorio prima di uscire”, consiglio prezioso non solo per il look. Chi non ha provato la voglia di fare pulizia mentale, acustica e fisica dopo le abbuffate festive? Sarà un caso, che da settimane in classifica, e in molti Paesi, svetta il libro di Marie Kondo, una giapponesina che sta facendo i soldi spiegando come liberarsi di orpelli (Il magico potere del riordino, Vallardi editore).

Siamo pieni di superfluo, eppure abbiamo paura della parola “senza”. Così compriamo, ma più mirato. Desideriamo, ma abbiamo imparato a scegliere. Sarà merito della crisi, o del salutismo rampante, o della yoga-mania, o forse persino dei moniti di Papa Francesco… Fatto sta che, ovunque ci si giri, si trovano proposte “depurative”, di alleggerimento, all’insegna del togliere, declinate su quattro temi: rumore, iperconnettività, calorie, oggetti.

Il rumore

proliferano i pacchetti per camminate in mezzo alla natura e al niente (acustico e wi-fi); è nata anche una rassegna specifica, a Monteriggioni (Siena), lo Slow travel festival e da tempo l’Accademia del silenzio organizza attività all’insegna degli zerodecibel; c’è chi ha individuato percorsi alternativi da fare in bicicletta (Stradezitte), in giro per l’Italia, in Salento, in Toscana, o da Milano fino alle Cinqueterre (Liguria) e se si vuole fino a Roma, seguendo sempre strade dimenticate.

L'iperconnettività

Per disintossicarsi da internet, oltre ai corsi che insegnano a non guardare telefonino e posta elettronica ogni manciata di minuti, sta andando per la maggiore una app che isola ogni device per un’ora, come se si fosse in aereo e che, guarda caso, si chiama Freedom, libertà; è nata anche una onlus per difendersi dal tecnostress (netdipendenza); vengono scaricate e passate le istruzioni semplificate per svuotare l’ iPhone.

Le calorie

Qui il discorso è articolato. Filippo Ongaro, esperto di medicina funzionale anti-aging e autore di Star bene davvero (Piemme), è asciutto: “Dal punto di vista medico non si dovrebbe avere bisogno di un periodo di purificazione, di alleggerimento: conta lo stile di vita che si tiene tutto l’anno. Ciò che sta emergendo da molte ricerche scientifiche è che, per la nostra salute, dobbiamo impegnarci a capire come vivere, non solo concentrandoci sull’aspetto fisico ma anche su quello mentale. Evitare stili che sono spesso in conflitto con il vivere bene: perdiamo ore in spostamenti, siamo stressati, troppa connettività”.

Muoversi di più e più spesso, possibilmente divertendosi. Il ballo in questo è perfetto: si bruciano 100 calorie ogni 10 minuti con hip-hop e salsa, e molte di più con il rock’n’roll. Scegliere poi cosa mangiare, è fondamentale: proliferano i natural bar, che offrono solo succhi di frutta e verdura.

A Milano, è molto in voga per esempio il Vitamin chic, sui Navigli: ogni beverone contiene quasi due chili di frutta e verdura fresche e biologiche. Piace molto l’estratto di zafferano sotto forma di integratore perché pare attenui la fame nervosa.

Farmacie e dietologi propongono beveroni detox in una battaglia di slogan che promettono dimagrimenti rapidi. E in virtuale guerra sono anche le molte Spa e resort salutisti, fuori e dentro i patrii confini: ognuna ha la sua formula e ad ogni stagione vengono messi a punto nuovi metodi, spesso brevettati.

In Carinzia, c’è la summa concettuale di questa spasmodica corsa a dare salute e leggerezza. È il Hochschober Turracher hotel a 1.800 metri di altezza, un lago davanti (con una zona riscaldata), sette piani di cui quattro di torre cinese dove si può seguire la cerimonia del thè, fare massaggi e trattamenti importati dal Paese orientale; l’hotel serve solo cucina vegana, per tutti amanti e non, propone appuntamenti di ballo, yoga, meditazione…, ha un hammam, saune, bagno turco. "Uniamo le pratiche occidentali alle orientali. La nostra filosofia è centrata sull’idea di purificarsi, di riacquistare leggerezza. La spesa media è di 144 euro al giorno in camera doppia, tutto compreso", spiegano all’Hochschober.

A Bormio, dove ci sono forse le terme più vaste e diversificate per acque purative d’Italia, al QC Terme bagni di Bormio  vengono proposti percorsi disintossicanti, dove la sauna ha un ruolo fondamentale: “perché la forte presenza di anioni, cioè ioni negativi, contribuisce ad un antidoto potente contro l’invecchiamento della pelle”.

Nel centro benessere più grande dell’Umbria, invece, al Borgobrufa spa resort si sono inventati un massaggio con foglie d’alga, drenante e riducente. Al Wellnessresort Alpenschlossl, tremila metri quadrati fra piscine interne ed esterne, saune e bagni di vapore, hanno brevettato il !QMS trattamente high impact, depurativo, drenante, rassodante…in una parola: alleggerente.

Anche sul Lago di Garda, invece, hanno brevettato un metodo, il Lefay spa method, per il recupero dell’energia vitale. Tre tipi di cucina, l’intero arredo con materiali naturali, macchine sofisticate e l’agopuntura usata anche a fini estetici come ricorda Pietro Zecchini, uno dei manager del Lefay Resort : “Nessuna terapia invasiva, no botox ma l’agopuntura sia a fini curativi sia estetici. Il nostro è un approccio olistico, per il benessere totale” spiega Piero Zecchini, uno dei manager.

Gli oggetti

L’arte di far piazza pulita ha anche un suo nome, decluttering che tiene a braccetto un altro inglesismo, space clearing, cioè l’abilità di fare spazio. Entrambe le "discipline" lavorano sul fatto che noi usiamo sì e no il 25 per cento di quanto possediamo: corse e libri insegnando a come alleggerirsi regalando o buttando via. Mossa saggia, anche per far girare un po’ l’economia comprando di nuovo.

Perché tanto lo sappiamo: possiamo pur ripeterci che abbiamo troppo, che non sappiamo dove mettere le cose, seguire stage "depurativi", ma poi quanti resistono alla nuova borsetta o al giaccone da vero globetrotter? Quanti?

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Un percorso di Stradezitte

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Stefania Berbenni