Joe Hart al Toro: una scelta romantica
Carisma, anticonformismo e reattività: il numero uno della Nazionale inglese ha tutto per farsi amare dai tifosi granata
È dai tempi di Rafael Martin Vazquez, il castigliano triste di cui si innamorò calcisticamente anche l'avvocato Gianni Agnelli, che il Torino non metteva a segno un colpo così prestigioso sul mercato internazionale.
Portiere titolare della Nazionale inglese e del Manchester City, dove non avrebbe più trovato spazio dopo l'arrivo di Pep Guardiola e l'ingaggio del keeperClaudio Bravo, Hart - che arriva in prestito con due terzi dell'ingaggio monstre di 4.2 milioni annui pagati dai citizens - ha tutte le caratteristiche per diventare il nuovo idolo della curva granata: il carisma un po' guascone tipico dei giocatori inglesi, la capacità di guidare la difesa, la reattività tra i pali e, last but non least, la voglia matta di rimettersi in gioco dopo aver vinto praticamente tutto, e non nel Napoli, nel Bayern, nell'Atletico o in qualche club della Premier, ma in una squadra di media serie A che non gioca nemmeno le coppe europee, che negli ultimi trent'anni ha fatto la spola tra A e B, che ha un salary cap assolutamente ridicolo in raffronto ai club inglesi.
Un matrimonio che più improbabile non poteva essere. Certo: ci sono il blasone, Superga, Valentino Mazzola e un pezzo di storia del primo dopoguerra italiano, tutti fattori di cui Hart avrà anche sentito parlare, ma sono tutte cose che non sono monetizzabili, per di più per un grande portiere che arriva dal più prestigioso dei campionati europei.
Insomma: il fatto che Hart - grande amico di Rooney nonostante la rivalità cittadina con lo United - abbia scelto un campionato un po' in declino come quello italiano e per di più, tra tutte le squadre possibili, il club romantico per eccellenza, quello della sponda povera del Po è il miglior biglietto da visita per farsi amare da una curva passionale e sanguigna come quella del Toro. Un matrimonio incredibile, sulla carta, che promette scintille.
Al contrario, per Urbano Cairo, si tratta di un grande colpo che è stato realizzato senza aver speso un euro (fatto salvo per la porzione di ingaggio che spetta al Torino FC) e che consente al suo Toro di avere un inatteso ritorno di immagine internazionale. Mettendosi per di più al riparo dalle critiche dei più arrabbiati dei tifosi, sempre col calcolatore in tasca per confrontare costi e ricavi di una società che ogni anno - grazie alle cessioni eccellenti dei top player, da Immobile a Darmian fino a Bruno Beres - vince immancabilmente lo scudetto del bilancio, senza indebolire troppo la squadra e trovando nuove pluvalenze da far fruttare. Chapeau.
E chapeau due volte, se all'inatteso acquisto di Joe Hart si va ad aggiungere, come sembra, il colpo Jozo Simunovic, difensore croato del Celtic prelevato - dopo aver recuperato da un grave infortunio al ginocchio - per la cifra tutto sommato bassa di 4.6 milioni di euro. Sarà contento Mihajlovic, che pure è ancora in attesa del regista titolare perché San Vives, un'altra stagione intera non può reggerla. E sarà contento U.C, che ora può passare serenamente all'incasso, tra gli applausi dei tifosi, cedendo Nikola Maksimovic, dopo aver già venduto in questa sessione di mercato Kamil Glik e Bruno Peres. Ruscire a vendere i migliori ogni anno e riuscire egualmente a farsi applaudire dalla stragrande maggioranza dei tifosi non è un risultato di cui possono vantarsi molti presidenti della serie A. È, anche questo, il genio commerciale di Urbano Cairo.