Io viaggio da solo
Partire con un bagaglio come unico scudiero è la tendenza del turismo del 2017. Lo suggeriscono i dati delle prenotazioni e chi l'ha provato
Staccare. Dal lavoro, dallo studio, dalla giostra della routine, dalla famiglia e i soliti amici. Partire, con l’unica compagnia di uno zaino e un trolley come scudiero. Viaggiare da soli non è una condanna per malinconici introversi o uno sfogo salvifico per stressati in crisi di nervi, ma «la tendenza chiave del 2017»: lo sostiene un sondaggio pubblicato dal sito delle guide Lonely Planet, secondo il quale il 51 per cento degli interpellati farà nel corso dell’anno una vacanza con sé stesso. Niente equilibrismi per decidere quando e dove mangiare, cosa visitare, a che ora puntare la sveglia: se non del proprio destino, si ritorna quantomeno padroni del quotidiano. Un orizzonte molto provvisorio, un filo anarchico, totalmente appagante.
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Che non si tratti soltanto di vaghi propositi lo confermano i dati elaborati in esclusiva per Panorama da eDreams, l’agenzia di viaggi online leader in Europa: dal 2014 a oggi le prenotazioni di vacanze per uno sono cresciute del 15 per cento, rappresentano quasi un terzo di quelle effettuate sul sito. Tra le mete vicine più gettonate, ci sono ovvie capitali come Londra, Parigi e Barcellona, ma anche destinazioni emergenti come Malta o Monaco; ancora più interessante la classifica degli approdi a lungo raggio: accanto alla regina New York, ecco richiami più esotici, da Casablanca a Bangkok, da L’Avana a Marrakech. Tempo medio di permanenza: sette giorni. Non troppo, giusto quanto occorre per ricaricare l’entusiasmo e tornare a immergersi nella monotonia delle abitudini con ritrovata energia.
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L’approccio giusto è non torturarsi immaginando possibili imprevisti all’arrivo, tantomeno preoccuparsi di chiedere un tavolo per uno al ristorante. Lasciare a casa la paura di provare è il punto di partenza di qualsiasi viaggio.
«Questi viaggi sono diventati una scelta di vita per molti, un nuovo modo di entrare in sintonia con gli altri» commenta Alexandra Koukoulian, country manager per l’Italia di eDreams. Perché partire da soli non significa rimanere sempre soli, condannarsi all’eremitaggio: bastano uno smartphone e applicazioni ad hoc – Backpackr, Localeur, Meetup, Tripr sono le più celebri –per fare conoscenza con gente locale desiderosa di mostrare la propria città agli stranieri o con altri visitatori da tutto il mondo. Il sottinteso non è sessuale come la malizia potrebbe suggerire, l’ossessione non è un flirt con partner occasionali: quel compito lo assolvono consolidati servizi di dating, da Tinder in giù. Piuttosto, prevale il desiderio di condividere, assaggiare l’atmosfera autentica del posto, arricchirsi a vicenda. Una sincera empatia: «Questo tipo di connessioni tra sconosciuti regalano forti sensazioni di benessere» scrive il New York Times citando uno studio di due psicologi dell’università di Chicago in un articolo sui piaceri di partire in solitaria. Tra le mete ideali, il quotidiano americano conferma Bangkok, aggiunge Dublino o l’Islanda, «dove gli abitanti» si legge nell’articolo «sono davvero amichevoli ed è uno dei Paesi più sicuri al mondo, perciò non bisogna preoccuparsi dei crimini». Anche la rivista Travel + Leisure ha stilato la sua classifica delle destinazioni perfette per gruppi di una persona: se la vincitrice Nuova Zelanda è troppo fuori mano, ecco nel podio Norvegia e Svizzera, decisamente più a portata.
Intanto, il colosso degli affitti di case Airbnb ha lanciato la sezione «esperienze»: si acquista una pedalata, un corso di surf o una sera in un club con gente del luogo, un po’ guide e un po’ compagni. Un rifugio a portata di clic contro i sussulti di solitudine. Stesso approccio su Viator, società del gruppo TripAdvisor: da una cena con spettacolo a Tokyo a un volo in mongolfiera sulla Catalogna, l’opzione «un adulto» è sempre contemplata. Con risultati sorprendenti: «Sono andata in vacanza da sola e mi ha cambiato la vita» racconta sul magazine Time la giornalista Ashley Ross. L’approccio giusto è non temere di sembrare un perdente agli occhi degli amici, non torturarsi immaginando possibili imprevisti all’arrivo, tantomeno preoccuparsi di chiedere un tavolo per uno al ristorante. Lasciare a casa la paura di provare è il punto di partenza di qualsiasi viaggio.