"Il lato sexy del mio sport": parlano diciotto (magnifici) campioni
Dal nuoto alla scherma, dal basket all'automobilismo: diciotto magnifici campioni di diciotto discipline spiegano perché il loro sport conquista il pubblico femminile
David Moss – «La pallacanestro è una disciplina molto fisica, aggressiva. Maschile, in una parola sola. Secondo me, è proprio la battaglia in campo ad attirare le ragazze. Tra contropiedi rapidissimi, schiacciate spettacolari e duelli duri, dalle tribune a ridosso del campo lo spettacolo è davvero appassionante. E poi c’è la nostra tenuta da gioco, che mette in risalto i muscoli e contribuisce a risvegliare nelle donne un certo istinto primitivo”.
Nicky Hayden – “Credo che il fascino dei rider della MotoGP rimandi a quello dei cavalieri. Noi siamo dei moderni cavalieri: domiamo dei destrieri – di acciaio, però! – e indossiamo l’armatura, tuta di pelle, casco, stivali, guanti. In più, dimostriamo coraggio: durante le gare, corriamo su due ruote a oltre 300 km l’ora e lottiamo spalla a spalla senza temere pericoli. C’è anche qualcos’altro che conquista le ragazze, ma non riguarda noi piloti: sono i bolidi che maneggiamo. Me accorgo nel paddock dagli sguardi che lanciano alle carene: le appassionate, oltre a “puntare” chi sta in sella, si fermano ad ammirare le splendide moto su cui montiamo. La mia, rossa fiammante, è a dir poco splendida! Cosa trovo sexy io, invece, quando giro nel circuito? Risposta facilissima: le “ombrelline” che ci accompagnano in pista!”
Fabio Fognini – “È lo scontro uno contro uno ciò che rende speciale il tennis. Durante il match non esistono compagni cui appoggiarmi, non esistono allenatori cui affidarmi. In campo sono solo, e da solo devo trovare le soluzioni quando una partita diventa complicata. Il mio, poi, è uno sport completo: servono un’ottima tecnica e un gran fisico, ma il fascino di questa disciplina è soprattutto psicologico, perché alla fine un incontro di tennis è come una partita a scacchi giocata a 200 km l’ora. Per questo serve un carattere forte e deciso: quando prendo una decisione, devo essere sicuro di me. Funziona anche con le ragazze: noi tennisti siamo ottimi psicologi, capiamo alla svelta chi ci sta di fronte e quali mosse adottare per conquistarla. E se non funziona, abbiamo sempre un piano b. In campo e fuori”.
Sergio Parisse – “Il rugby è la disciplina di contatto per eccellenza: non mi sembra strano che quindici uomini che combattono sul campo, sudati e senza paura, attirino l’attenzione nelle ragazze! Anche perché con noi hanno l’imbarazzo della scelta: a seconda del ruolo, ci sono giocatori alti, bassi, vere montagne di muscoli o fisici più snelli. Tutti, però, siamo robusti e possenti, leali e corretti ma soprattutto fisicamente disposti a combattere una vera e propria guerra in campo. Nonostante le lotte senza esclusione di colpi per conquistare la meta, sul prato regna il massimo rispetto dell’avversario, ecco perché il nostro sport vanta una tradizione bellissima: il terzo tempo. A fine match, squadre e tifosi – e tifose – si fermano a festeggiare la partita appena terminata, un’occasione da cogliere per fare piacevoli incontri...”
Fabio Scozzoli – “Il lato sexy del nuoto sono io! Sarà forse anche perché mi ritrovo sempre seminudo? A parte gli scherzi, il mio sport sviluppa in modo omogeneo tutto il corpo, penso sia questo il motivo per cui, quando usciamo dalla vasca, a corporatura non temiamo paragoni: è difficile trovare atleti con fisici scolpiti e asciutti come i nostri. Ecco perché siamo sicuramente tra gli sportivi più attraenti e io devo tenere alta la categoria!”
Dragan Travica – “Il lato sexy della pallavolo, anzi, dei pallavolisti, è il fisico: alto, snello e proporzionato come pochi altri atleti possiedono. Se devo entrare nei dettagli, direi che gambe e fondoschiena sono le parti del corpo più spiate dal pubblico femminile, complici i calzoncini morbidi ma non troppo. Oltre a pettorali, bicipiti e spalle: anche in questo caso la divisa gioca a nostro favore perché, tra servizi esplosivi, tuffi acrobatici e schiacciate spettacolari, la maglia super aderente – in pratica una seconda pelle – mette scopre i tatuaggi e nette in risalto i muscoli. Questo a distanza, durante la partita; poi, da vicino, scatta qualcosa di più ‘selvaggio’. Quando il match finisce, in campo ci raggiungono tantissime tifose e, nonostante ci presentiamo con il viso e le braccia imperlati di sudore, alle ragazze non dispiace per niente abbracciarci…”
Matteo Aicardi – “Quale sport, se non la pallanuoto, potrebbe piacere a una donna? Noi pallanuotisti ci scopriamo piano piano: a filo d acqua spunta la cuffia, poi mostriamo il braccio e il petto muscolosi. Infine, terminato l’incontro, ci sveliamo totalmente: solo il costume ci copre (una curiosità: la mia disciplina è quella che mostrare più centimetri di pelle dopo il sumo). Il nostro fisico è massiccio, abbondante e pronto a ogni tipo di sforzo; in altre parole, ha un’elevata resistenza, in acqua e fuori: noi pallanuotisti riusciamo a sopportare tranquillamente ore interminabili di shopping, per esempio! Il cervello è super allenato a carpire e fronteggiare innumerevoli cambi repentini di gioco, quindi ci adattiamo benissimo alle ragazze lunatiche e insicure. Non solo: la nostra mente è addestrata a sopportare il dolore fisico, soprattutto in certe zone offlimits, di conseguenza una partner oppressiva non ci intimidisce per nulla. Un altro valore aggiunto da non sottovalutare è il tempo a disposizione: ci alleniamo tutta la settimana anche fino a 8 ore al giorno, ma la partita si svolge il sabato e ci lascia libere tutte le domeniche per l’immancabile tappa all’Ikea o per un giro fuori porta. Nessuna disciplina così massacrante, dal punto di vista fisico e mentale forgia un uomo e lo prepara alla routine della vita di coppia e le ragazze lo sanno eccome!”
Clemente Russo – “Un incontro di boxe è un viaggio nel tempo. Quando al centro c'è il ring, il palazzetto assume il fascino dell’arena dell’antica Roma; come all’epoca, noi pugili siamo i protagonisti di un momento di grande sport e spettacolo. A proteggerci, i guantoni e niente altro: con addosso un paio di calzoncini di raso, mostriamo tutto il nostro vigore, il fisico possente e grinta da vendere. Questo non significa che siamo belve chiuse in un recinto: il cervello conta quanto i muscoli. Perché in un duello non basta colpire forte, bisogna studiare l’avversario e anticipare le mosse muovendosi con passi svelti, leggeri, eleganti. Non a caso, la boxe è detta anche ‘nobile arte’ e le ragazze che cercano veri gentiluomini sanno dove trovarli!”
Giovanni Pantaleoni – “Il baseball è uno spaccato di vita: come nella vita in campo facciamo parte di un gruppo, di una comunità e, quando siamo chiamati in causa, non possiamo tirarci indietro. Che si tratti di sacrificarci per le persone cui teniamo o prenderci la responsabilità di essere l’eroe del giorno, poco conta: tocca a noi e la palla non la possiamo passare a nessuno. Le donne sentono a livello profondo, viscerale, di avere davanti uomini con gli attribuiti; per questo, forse, sono attratte da noi. E se a questo vogliamo aggiungere l’allenamento continuo per raggiungere il perfetto mix tra equilibrio e forza esplosiva – necessari per colpire una palla lanciata a più di 150 km orari o per correre in meno di 4 secondi i 27 metri che ci separano dalla prima base – grazie al quale forgiamo il fisico, be’, direi che il pacchetto che confezioniamo è piuttosto accattivante. Anche le divise ci aiutano, devo ammetterlo, nessuno sport è elegante quanto il baseball: indossiamo camicia, pantaloni lunghi e persino una cintura di pelle! Qualcuno ha definito il nostro sport ‘la nobile disciplina per gentiluomini ben vestiti’ e, se il terreno di gioco è detto anche ‘diamante’, non è per caso”.
Mark Webber – “Non esiste sport più esclusivo della Formula 1: basta fare un giro nel paddock per rendersene conto. Molto del suo fascino sta qui, nell'ambiente super chic alle spalle del circuito. Hospitality lussuosi che non hanno nulla da invidiare ai lounge bar a cinque stelle – a Montecarlo quello della Red Bull ha persino una piscina! - piloti e tecnici che si incrociano nelle loro divise, è questo ciò che affascina le ragazze. E di ragazze nell'autodromo ne circolano parecchie. Per fortuna, aggiungo, perché le presenze femminili rendono più bello qualsiasi posto di lavoro, soprattutto se sono splendide come quelle che troviamo in ogni angolo del pianeta dove facciamo tappa per il Mondiale. Il discorso vale anche per me, nonostante sia fidanzato con Ann (Neal, sua manager, ndr) da una vita! Altri motivi per cui nella F1 non mancano donne magnifiche? Credo che a qualsiasi ragazza piaccia l’uomo che ami il rischio e sia senza paura e, per praticare l'automobilismo – che è adrenalina pura – bisogna avere un briciolo di follia e non poca grinta”.
Elia Luini – “Il canottaggio non è tra gli sport più popolari, è vero, eppure alle gare le tifose non mancano. Nella mia disciplina vince chi ha più testa, più grinta, più freddezza, più naturalezza e determinazione a compiere quelle 220 palate che ci separano dal traguardo. Noi canottieri dobbiamo possedere molte qualità: dobbiamo saper scivolare sull’acqua e non arrenderci alla fatica per guadagnare quei centimetri preziosi che, colpo dopo colpo, ci permetteranno di vincere. E doti fisiche non indifferenti: nei 6 minuti di sforzo estremo, ogni muscolo è messo in risalto per la sua contrazione, in modo armonioso ed elegante, però. Le donne penso siano attratte dal 'pacchetto completo', per così dire. Ammirano di sicuro i nostri corpi scolpiti e ben proporzionati che si intravvedono sotto i body aderentissimi come dal nostro spirito combattivo. Ai loro occhi, forse, appariamo più cyborg che uomini, esseri indistruttibili e invincibili. Un cuore, però, l’abbiamo anche noi, lo assicuro!”
Diego Occhiuzzi – “La scherma unisce il mistero dell'uomo mascherato all'eleganza dei gesti. In pedana, con i nostri movimenti rapidi e i tocchi millimetrici, mettiamo in scena uno spettacolo magico, di altri tempi. In quei pochi minuti di duello in punta di lama, lo sport prende la forma dell'arte e svela un fascino che le altre discipline non riescono a imitare. La scherma è un'arte nobile e antica e noi atleti sentiamo di essere i protagonisti di qualcosa di speciale non appena indossiamo la divisa candida e la maschera, che ci proteggono e lasciano intravedere soltanto i muscoli e il viso. Sarà proprio il fatto di non mostrare il fisico che ci rende più intriganti agli occhi delle ragazze?”.
Alessandro Fabian – “Il triathlon è l’essenza dello sport perché unisce tre discipline. Risultato? Non c’è un muscolo che non sia allenato: il corpo, impegnato nel nuoto, nel ciclismo e nella corsa, è plasmato da capo a piedi e di questo le ragazze si rendono conto benissimo! Noi triatleti siamo slanciati, snelli, definiti e il body che indossiamo fa impazzire il pubblico femminile perché evidenzia le forme scolpite. Io, poi, mi sento un po’ un artista. Mi piace dipingere la mia performance: ogni bracciata, pedalata o falcata sprigiona potenza ed eleganza. E mi sento anche un po’ psicologo. Di me e di chi mi sta accanto. Nuotando, pedalando e correndo l’uomo è andato lontano, in terre sconosciute e, da queste avventure, ha imparato a conoscere sé stesso. Questi viaggi li vivo anche io, durante la gara; cercare di superare i miei limiti e dare il meglio nonostante la fatica mi avvicina ai lati più profondi della mia personalità. Più entro in contatto con il mio conscio, più conosco il mio inconscio. Così acquisisco maggior consapevolezza, che mi dà una mano a capire gli altri e a entrare presto in sintonia. In particolare con le ragazze!”
Alessandro Pittin – “La combinata nordica è uno sport per pochi audaci in grado di mettere in campo tutte le proprie qualità, ecco perché le ragazze ci apprezzano. Lassù, in cima al trampolino, stiamo in piedi, immobili; poi, in pochi secondi, ci lanciamo a tutta velocità lungo la rampa e saltiamo – volando per oltre 100 metri – sostenuti soltanto dagli sci, dal nostro coraggio e da un pizzico di follia. I muscoli delle gambe e gli addominali in tensione per contrastare la forte pressione dell’aria durante il volo si riscaldano prima della sfida uomo contro uomo lungo 10 km di salite, discese, fatiche e grinta, in cui noi atleti ci mostriamo in tutta la nostra virilità e potenza, coperti soltanto da una tutina in lycra che esalta i muscoli”.
Airton Cozzolino Lopes – “Nonostante il kitesurf in Italia non vanti lo stesso seguito degli sport maggiori, vanta un buon numero di tifose. Forse perché anche le ragazze riescono a cavalcare le onde senza troppa difficoltà. O perché noi surfisti abbiamo una marcia in più? Il kite, infatti, è una disciplina che richiede uno sforzo fisico notevole: i muscoli lavorano ininterrottamente – spalle, schiena, addominali e braccia soprattutto – così, dal punto di vista estetico, noi atleti traiamo non pochi vantaggi, seppure con una certa fatica. Fatica che è anche mentale: nei primi momenti della gara dobbiamo essere molto concentrati e controllare la tensione che sale perché aumenta la paura di fare errori. Finita la prova, invece, siamo carichi di adrenalina: a me piace fermarmi con il pubblico, un po’ di più con la porzione femminile, lo ammetto, per confrontare le sensazioni che ho appena vissuto io in acqua e quelle degli appassionati da riva. E quando le ragazze mi dicono che sono rimaste senza fiato, provo una soddisfazione immensa: regalare emozioni è la cosa più difficile che esista!”.
Matteo Manassero – “A dispetto di chi pensa che il golf sia uno sport senza impegno fisico, assicuro che la mia disciplina richiede un movimento complesso del corpo e richiede i muscoli delle gambe, degli addominali e, ancora di più, della schiena e delle spalle ben allenati. Insomma, noi golfisti non abbiamo niente da invidiare agli altri atleti. Anzi, il golf è una disciplina che rappresenta al massimo un atleta perché sul green bisogna focalizzare anche le forze mentali: la stagione dura parecchi mesi e mantenere il cervello fresco è un’impresa! Questo credo sia ciò che rende noi golfisti affascinanti”.
Peter Sagan – “Il ciclismo è strategia, conoscenza dell'avversario, forza, tenacia e molta sofferenza. Tagliare prima di tutti il traguardo è il nostro unico obiettivo. Il mio sport, poi, regala magnifiche emozioni: non c’è un momento che mi faccia sentire più libero di quando pedalo. E in sella affronto un viaggio dietro l’altro: noi ciclisti siamo dei giramondo, stiamo lontani da casa 340 giorni l’anno! Cosa conquista le donne del ciclismo? Parlo per me soltanto: credo di riuscire a colpire il pubblico femminile, per la mia pazzia, effervescenza e il modo tutto particolare che ho di affrontare le gare e di vincere. Impenno, mi invento qualche coreografia simpatica: per me, tagliare il traguardo per primo è una festa”.
José Reynaldo Bencosme De Leon – "I 400 mt ostacoli sono un armonico compendio tra forza e energia, una danza che segue un ritmo scandito e preciso. La mente gioca un ruolo fondamentale ma non bisogna dimenticare la potenza che ogni muscolo è in grado di sprigionare. Sui blocchi di partenza, attorniati da un rispettoso e caloroso silenzio, ad aiutarci soltanto scarpe chiodate e body aerodinamici dai quali si vede ogni dettaglio dei nostri muscoli. Così, liberi e leggeri, calamitano lo sguardo delle ragazze e prevarichiamo l’attrito dell'aria per agguantare il risultato di ore di fatica e allenamento. Quando sono in pista, volo e dai miei movimenti fluisce energia allo stato puro: sono sicuro che le ragazze siano intrigate da questo stato di grazia e, sul traguardo, ci accolgono un’esplosione di gioia. Noi, impavidi guerrieri, con la nostra bandiera sulle spalle, ricambiamo l’affetto del pubblico che abbiamo sentito correre con noi e siamo entusiasti di ricevere i complimenti femminili”.