Giornata mondiale della felicità: la gioia è un diritto
Voluta dall'Onu ribadisce il diritto di ciascuno dell'essere felice
Un diritto, un dovere, una necessità: la felicità rende liberi. Tra ansie, preoccupazioni, crisi e musi lunghi ci pensa l'Onu ad istituire la Giornata Mondiale delle Felicità: si celebra il 20 marzo e ribadisce l'imprescindibile dovere dell'essere umano a trovare la gioia: comunque, dovunque, in ogni situazione un sorriso aiuterà ad affrontare le turbolenze dell'esistenza.
Primo: si è vivi. E già questo dovrebbe essere un motivo sufficiente per celebrare ogni giorno il rito della felicità.
Se talvolta esistenza e vita non coincidono per le maree del presente, esistono dei trucchi per cercare di essere felice. Li suggerisce l'Associazione Action for Happiness che, oltre ad essere paladina della Giornata Mondiale della Felicità, si è inventata una sorta di decalogo di parole chiave della gioia. Si chiama "Great Dream" e fornisce l'acronimo delle dieci lettere che declinano il verbo del sorriso: dalla G di "Giving" che significa "Dare" nel senso di fare qualcosa per gli altri, alla M di "Meaning" nell'accezione di "Dare un senso alle cose che accadono".
Action for Happiness è un movimento di persone impegnate a costruire una società più felice: un po' figli dei fiori, un po' new age, un po' educatori, i membri dell'organizzazione sono oltre 33mila (tra i quali psicologi, sociologi, educatori, economisti...) disseminati in 142 Paesi del mondo.
Al di là delle proposizioni idealistiche e di "vogliamoci tutti bene", esistono dei motivi sociali ed economici che dovrebbero convincere persino i governi a fare di più per la gioia dei cittadini come spiega Mark Williamson, presidente dell'Associazione: "I governi devono investire di più sulla salute e il benessere della popolazione. Stress, ansia, depressione portano sofferenza, a problemi di salute. Sono situazioni nelle quali si spendono soldi per le cure. È sempre più necessario destinare fondi alla tutela della salute mentale delle persone e aiutarle a stare bene. Serve la serenità necessaria per affrontare ogni difficoltà. Alla lunga è la scelta migliore e queste politiche pagano. Se le persone sono meno ansiose e stressate, ad esempio, si ammalano di meno. Le cure rappresentano un costo sociale importante. E se gli individui non stanno bene, perdono più facilmente il lavoro e i costi per la società aumentano".
Williamson dichiara, poi, che esiste persino una relazione tra felicità e soldi non necessariamente proporzionale: "I soldi sono importanti e chi è povero non può essere felice. Ma è stato dimostrato che, al di sopra di un determinato reddito, il danaro perde valore. Non è più un elemento importante per il benessere della persona, mentre contano gli affetti, la realizzazione personale. Anche i beni materiali, gli oggetti, assumono meno importanza. Contano invece le esperienze e i rapporti umani. Diventa più importante spendere per una cena con gli amici o un viaggio con la famiglia. Sono esperienze che rafforzano le relazioni fra le persone e le fanno stare meglio"