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Federica Abbate: da hitmaker a cantautrice

Federica Abbate: da hitmaker a cantautrice

L’autrice pop di maggior successo in Italia, dopo aver ottenuto oltre cento dischi di platino con le sue canzoni scritte per altri artisti, ha pubblicato il suo primo songwriter album, con ospiti Elisa, Alessandra Amoroso, Emis Killa e Mr Rain

«Creare per altre persone è da sempre stata la mia virtù e il mio stigma: non poteva, quindi, non esserci un riferimento a questo nel titolo del mio primo album e nella traccia numero uno». Così Federica Abbate, l’autrice pop di maggior successo in Italia (con oltre cento dischi di platino vinti dalle sue canzoni), ha raccontato Canzoni per gli altri, la title track del suo primo album uscito pochi giorni fa, in cui duetta con Elisa. Canzoni per gli altri, composto da nove tracce, è un songwriter album pubblicato da Carosello Records/Epic in cui convivono sonorità pop e urban che mostrano il talento e la versatilità di Federica come cantautrice.

Per questo progetto discografico l’artista milanese ha unito ballad, grazie al contributo di Alessandra Amoroso, Ana Mena, Elisa, Francesca Michielin e Matteo Romano, ad atmosfere urban rap con il supporto di Emis Killa, Fred De Palma, Mr.Rain e Nashley e un tocco indie portato da Franco 126. Quando abbiamo incontrato Federica Abbate in un bar nel cuore di Roma, la prima domanda non poteva che essere relativa a come vivesse adesso questo doppio ruolo, quello dell’autrice multiplatino e quello della cantautrice che adesso, dopo tanti anni dietro le quinte, canta le sue stesse canzoni: «All’inizio lo vivevo male perché quando una cosa non è netta è difficile definirla. Prima mi consideravo un’autrice pura, se tu mi avessi detto 10 anni fa di cantare ti avrei risposto “assolutamente no,ma sei matto?”. Ho iniziato gradualmente a coltivare una passione per un certo tipo di scrittura e per il mio cantato. A un certo punto le persone intorno mi chiedevano “Perchè vuoi cantare? Tu fai già l’autrice”. La risposta è semplice: io voglio cantare perché mi rende felice e perchè mi piace farlo».

Passare da autrice pura a cantautrice ha richiesto un percorso graduale: «È una cosa che ho dovuto imparare, un meccanismo di apprendimento continuo: il fatto che fossi un’autrice non voleva dire che fossi una cantante arrivata e consapevole. All’inizio avevo molti dubbi, ma poi mi sono detta che, se avessi ascoltato la paura, mi avrebbe rovinato la vita». Marracash, per il quale ha collaborato nel brano In radio, ha avuto un ruolo fondamentale nella sua consapevolezza di performer: «Nel 2015 ho scritto In radio con delle linee melodiche particolari. L’etichetta non trovò un’artista adatta a quel tipo di brano, così l’ho cantato io e mi sono ritrovata, dal giorno alla mattina, a esibirmi insieme a Marracash su palchi grandi, io che non avevo mai messo la faccia al di fuori dalla mia camera. All’inizio mi spaventava molto trovarmi davanti a migliaia di persone, poi, a poco a poco, ho iniziato ad apprezzarlo. Ho imparato anche a correggermi e a gestire la voce, guadagnando sicurezza in me stessa come performer». Dal punto di vista della vocalità, i suoi punti di riferimento sono Elisa e Alessandra Amoroso: «Elisa e Alessandra Amoroso sono i miei mostri sacri, che ho l’onore e la fortuna di avere nel mio album. Sono due donne stupende, di una gentilezza unica, di un tatto e di una simpatia enormi, oltre a essere due performer incredibili». I

nomi degli ospiti del suo primo album sono arrivati in modo naturale, dopo aver completato la scrittura dei brani: «Ho composto canzoni a flusso libero, mettendo al centro la mia penna e cercando di toccare tutte le sfaccettature della mia scrittura, senza fermarmi a un solo colore. Quando ho scritto La pioggia prima di cadere avevo capito che era perfetta per Mr Rain, già dal nome e dal mood malinconico. Quando ho composto Tra una canzone e l’altra ho pensato subito a Franco 126. Canzoni per gli altri mi ricordava proprio il mondo sonoro di Elisa, che amo molto. È come se la Federica autrice avesse scelto l’artista da affiancare alla Federica cantautrice». Le canzoni del nuovo album verranno presentate in un evento speciale il 26 novembre alla Santeria Toscana 31 di Milano, dove la cantante sarà affiancata da alcuni ospiti: «Sarà un bellissimo evento, con tanti amici che ora non posso rivelare. Ho tanta voglia di cantare queste canzoni e di condividerle con gli altri. Adesso sono pronta per cantare i miei brani con il giusto peso e con la giusta consapevolezza, che prima non avevo». Il processo di scrittura l’ha portata alcune volte a dare sue canzoni ad altri artisti, anche se i nove brani di Canzoni per gli altri sono stati pensati espressamente per lei: «Quando scrivi non sai mai che pesci prenderai: vado ogni giorno in studio perché la creatività è un muscolo che impari ad allenare, in modo che, quando arriva, l’ispirazione mi trova sempre al lavoro. Magari oggi penso di scrivere per me e poi esce fuori una cosa perfetta per un altro, anche se le canzoni dell’album le avevo pensate proprio per me stessa. La scrittura è durata tre mesi, ma la cosa più complessa è stata l’organizzazione che c’è intorno. Ho avuto poco tempo perché i miei produttori erano iper-impegnati e avevo degli slot molto brevi per incidere i brani, però è andata benissimo». Federica ha cominciato a scrivere canzoni fin da bambina, anche se non poteva immaginare che un giorno sarebbe diventato il suo lavoro: «Ho iniziato a scrivere canzoni fin da bambina come gioco, poi mi sono resa conto che mi piaceva, anche se non sapevo se ne fossi capace. Mi sono laureata in Sociologia e subito dopo mi sono sentita matura e pronta per provarci sul serio. Mi sono iscritta a tutti i concorsi musicali che avevo trovato, fino alla prima edizione di Genova per voi, un concorso della Universal che ho vinto a ventidue anni, iniziando a lavorare come autrice». Poco dopo è arrivato il clamoroso successo di Roma- Bangkok di Baby K e Giusy Ferreri, che ha aperto la strada al reggaeton in italiano: «In radio allora c’era tantissima musica estera. Avevo intuito, insieme a Takagi e Ketra, che mancava la musica latina fatta in italiano, così abbiamo scritto canzoni pop che andavano in rottura con linee melodiche già stantie».

Alla domanda sul perché la musica italiana, Maneskin a parte, faccia così fatica ad affermarsi all’estero negli ultimi anni, Federica non ha dubbi: «L’Italia ha sviluppato una scrittura, una cifra stilistica sui generis, che è difficilmente esportabile all’estero. Succede anche il contrario: quando autori stranieri vengono in Italia, spesso scrivono cose che non sono adatte al nostro gusto. Sono più piatti nella scrittura e hanno colori molto più cupi, mentre noi abbiamo bisogno di hook molto frequenti e di melodia. All’estero sento spesso un livellamento melodico, mentre in Italia c’è stata un’evoluzione importante e una ricerca musicale che ha creato un gusto particolare, che abbiamo solo in Italia e in Spagna. Non è un caso che in Usa alcune canzoni sono successi enormi, mentre in Italia non entrano nemmeno nella Top 50».

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