Enda running
(Enda running)
Lifestyle

ENDA, «Vai», le prime scarpe da running Made in Kenya

Testate sul campo dai migliori maratoneti al mondo. "Vogliamo essere uno dei simboli della ripresa dopo la pandemia"

La tradizione di un Paese in cui la corsa è ancora oggi uno sport più popolare del calcio. Una palestra-laboratorio a cielo aperto costituita dagli immensi altopiani della Rift Valley. La passione e la visione di due persone, una donna keniota avvocato di professione e un americano con l'hobby del running, le cui strade a un certo punto si sono incrociate per dar vita a un sogno.

Nasce così Enda Running, il primo marchio di scarpe da running made in Kenya che lancia la sua sfida ai grandi colossi dello sport con uno scopo ben preciso: condividere la gioia e l'emozione della corsa sentendosi parte di una community globale le cui radici affondano proprio nel Paese degli altopiani dove nascono e si allenano i più forti maratoneti al mondo. E diventare un grande simbolo di speranza e di ripartenza anche dopo l'incubo della pandemia.


Kenyan made running shoes: The Enda Lapatetyoutu.be


"In questi ultimi anni il Kenya è stato quasi colonizzato dal punto di vista sportivo, spiega Navalayo Osembo, CEO di Enda. I grandi coach vengono qui ogni anno a cercare i giovani talenti della corsa, i brand internazionali sponsorizzano i migliori maratoneti keniani, ma non esiste nel Paese nessuna economia basata sul running. Ci siamo detti che era il momento di crearla".

Assieme a Weldon Kennedy, un giovane manager specializzato nell'ambito della cooperazione internazionale, Navalayo mette in piedi il progetto Enda che nel 2016 attraverso una campagna di crowfunding viene lanciata su Kickstarter. I primi segnali sono incoraggianti. Si pensi che alla campagna aderiscono anche due tra le più affermate star di colore di Hollywood, l'attrice keniota Lupita Nyong'o, premio Oscar per "12 anni schiavo", e Winston Duke, il cattivo di "Black Panther".

Enda in lingua Swahili significa Vai! e il simbolo che campeggia sul logo è la punta di una lancia, adattata proprio dalla bandiera keniana, e che costituisce il vessillo dell'identità nazionale del Paese africano. La prima scarpa ad essere realizzata si chiama Iten, che prende il nome dalla cittadina della Rift Valley dove negli ultimi 30 anni sono cresciuti e si sono allenati i più forti maratoneti al mondo. Collocata a 2400 metri sul livello del mare, Iten è la sede della St Patrick's High School, autentica fabbrica keniana dei campioni della corsa, da Dennis Kimetto a Eliud Kipchonge alla nuova primatista mondiale Brigid Kosgei, solo per citare i più famosi. Per i ragazzini kenioti poter andare a Iten è come per i ragazzini italiani aver la possibilità di giocare nelle giovanili della Juventus o del Milan.

La Iten è una scarpa leggera e performante, che asseconda il movimento naturale del piede, e progettata per corridori più veloci. A questa è seguita la Lapatet (che in lingua Kalenjin, la più parlata dagli atleti kenioti, significa correre), pensata per l'allenamento e per tutti coloro che viaggiano a ritmi più normali, e poi una versione per gli amanti del trail, chiamata Koobi Fora.

"La sfida più grande per noi è quella di poter avere l'intera filiera qui in Kenya, spiega Osembo. Dobbiamo ancora portare qui i materiali per la produzione, e questo ci pone dei limiti in termini numerici rispetto ai grossi brand che fanno tutto in Estremo Oriente. Inoltre, in quest'ultimo anno la pandemia globale ha ulteriormente rallentato i nostri progetti. Lo stop alle grandi manifestazioni sportive ci ha costretti a rivedere molti dei nostri piani. Ma la nostra vocazione è quella dei maratoneti e quindi contiamo di arrivare vittoriosi ai nostri traguardi".

Le scarpe Enda oggi vengono interamente assemblate a Nairobi, dove ha sede anche l'ufficio stile. Fin dalle prime versioni sono stati inseriti una serie di sottili elementi culturali che rimandano immediatamente al loro essere made in Kenya: dal ricorso ai tessuti tradizionali sulla linguetta e sulla talloniera, al richiamo ai colori della bandiera nazionale (rosso e verde) sugli occhielli dei lacci. Nei modelli della stagione Primavera-Estate 2021 (che arriveranno anche in Italia il prossimo mese di marzo) spiccano, tra le diverse colorazioni, quelli ispirati all'abbigliamento tradizionale delle popolazioni dei Samburu e dei Masai. Inoltre, sulla suola un disegno riproduce fedelmente la mappa topografica della Great Rift Valley, mentre la scritta Harambee ("Tutti insieme", che è poi il motto nazionale del Kenya) vuole comunicare lo spirito di condivisione di un progetto che va decisamente oltre la corsa.

Uno spirito che ha contagiato da subito l'uomo che ha deciso di portare il progetto Enda in Italia, primo fra i paesi europei ad abbracciare la causa delle scarpe made in Kenya. Marco Rocca, 60 anni, è stato infatti artefice dell'arrivo in Italia (quasi vent'anni fa) di un importante marchio del settore (Brooks) e oggi non vede l'ora di rimettersi a correre.

"Abbiamo messo in piedi un team italiano molto motivato. Spiega Rocca, Finché i DPCM me lo hanno permesso ho girato l'Italia in lungo e in largo per parlare con negozianti e addetti ai lavori. Le Enda sono delle scarpe per chi ama correre e per chi vuole sentirsi parte di un progetto più grande. Un progetto in cui i concetti di sostenibilità e di solidarietà hanno letteralmente i piedi per terra".

Non è un caso che Enda è l'unico marchio di scarpe da running al mondo ad aver ottenuto la severissima certificazione internazionale B Corp, che ha riconosciuto l'altissimo grado di impatto sociale del progetto: quello sullo sviluppo economico grazie alla creazione di posti di lavoro, sia direttamente in azienda che nell'indotto, e quello di supporto alle comunità locali attraverso la Enda Community Foundation (una parte del prezzo di acquisto delle scarpe a sostenere dei progetti educativi in Kenya). A ciò si aggiunga la riduzione dell'impatto ambientale che fa di Enda le prime scarpe da corsa al mondo a impatto zero (certificazione Climate Neutral).

Insomma, correre non ha mai fatto così bene.

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Redazione