Una serie tv racconterà la vita di Iginio Massari. Il re dei dolci la anticipa a Panorama e rivela alcuni dettagli inediti della sua vita: dagli inizi come pugile all’esperienza in Bauli e Barilla (ha inventato i biscotti Abbracci), alla passione di scrivere fiabe rivisitate in chiave dolce. «Quella che mi piace di più è Cappuccetto Rosso bon bon».
«Non dire gatto se non l’hai nel sacco». Iginio Massari, il Maestro dei Maestri pasticceri, liquida così, con un detto che starebbe bene in bocca all’onorevole Pier Luigi Bersani, campione mondiale di frasi fatte, il riferimento alla miniserie televisiva che lo riguarda. Un docufilm, in tre o quattro puntate, nel quale Massari interpreta sé stesso oggi, a 80 anni e 9 mesi, mentre una rosa di attori, ancora da definire, saranno Iginio nelle varie fasi della vita: giovane che da Brescia emigra in Svizzera, con mamma e papà; ragazzo che pratica la boxe, e promette bene, quando un’auto lo investe in moto e la lunga convalescenza lo costringe a lasciare il ring; lavoratore e dirigente per gruppi industriali dolciari (come Bauli e Barilla, azienda per la quale ideò i famosi biscotti Abbracci); uomo innamorato che butta le basi del successo, di concerto con l’adorata moglie Maria, conosciuta in tenera età; temuto giudice di Masterchef e astro di una trasmissione cucita su di lui, The Sweetman. Una storia avvincente e vincente, nella quale in tanti si specchieranno. «Gireremo la docuserie, ma scaramanticamente non anticipo nulla: il gatto deve appunto finire nel sacco. Penso però sia un bel regalo che mi trovo sul piatto. E rammento che chi non è capace di dare, non può pretendere di ricevere. Vuol dire che so dare».
La conquista di Napoli è invece pronta nei dettagli. Cosa succede a Dolce Amore, il primo festival della pasticceria nuziale? Mi verrebbe voglia di mettermi in azzurro, visto che lo scudetto l’ha vinto meritatamente il Napoli. Si fa festa, il 17 maggio, fino a mezzanotte. Facciamo il giardino dell’amore, sulla passerella sfilano le coppie e i gioielli per le nozze, tra Palazzo Reale e piazza del Plebiscito vengono distribuite 63 gigantesche torte nuziali e tutti i presenti ricevono in regalo un cofanetto di pasticcini. Vorrei che la gente si mettesse a ballare con i cantanti lirici a intonare i classici napoletani e megaschermi dove vedere tutto in diretta.
Pasticceri e gelatieri del grande evento sono dell’associazione Apei, da lei fondata. Una festa di famiglia?
No, semplicemente sono i migliori e per quel festival, il gruppo napoletano è folto. Le ricordo che Apei, nata nel marzo dell’anno scorso, significa Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana. Non è una brutta parola. Ho fondato l’associazione, senza scopo di lucro, con altri colleghi, appena uscito dalla compagine dei maestri pasticceri italiani».
Uscita polemica, diventata un mistero di stato.
Mi hanno giocato un brutto scherzo. Ma mi rifiuto di entrare nel merito. Sa come dicono gli americani? Se non vuoi gratificare una persona, cerca di ignorarla. Ma non sono ammalato di presenzialismo, come vorrebbe qualcuno: ho già detto agli associati che devono votare un presidente diverso da me. Ho solo l’ambizione di aver creato qualcosa di unico. Vorrà dire qualcosa se Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco e Chicco Cerea hanno iscritto ad Apei i loro bravissimi pasticceri.
Che differenza c’è tra pasticceria e cucina?
La cucina è il regno del quanto basta, la pasticceria del quanto serve. La prima è approssimazione, la seconda è una scienza esatta. Non una differenza da poco, mi pare.
Le piacciono i giovani di oggi? Sono diversi da quelli del suo tempo?
È una fortuna che i giovani di oggi non sono quelli di ieri. Ognuno deve vivere il proprio tempo. Se un ragazzo del 2023 somigliasse a quelli di quando avevo io i calzoni corti, sarebbe un vecchio, uno che ha sbagliato epoca. Noi per Pasticceria Veneto, a Brescia, il negozio originario aperto nel 1971, abbiamo facilità a trovare i ragazzi. Non così con la società Iginio Massari: ce ne servono 30, ne abbiamo trovato solo uno, per il momento.
Non è che li pagate poco?
Un pasticcere alle prime armi, se bravo, viene pagato 1.500-1.700 euro. Ci sono quelli che superano i 2 o 3 mila euro, chi arriva a 4 mila. Qualcuno prende più di un direttore di banca. E quasi tutti, da noi, hanno alloggio gratuito. Il problema è che non ci sono sul mercato. Fai un progetto e l’entusiasmo si spegne subito, vieni bloccato perché non si trova personale. Sto parlando dei negozi, ne vogliamo aprire altri quattro nei prossimi mesi.
I bambini la guardano con la luce negli occhi, chiedono l’autografo, sembra vedano Babbo Natale. Che magia è?
Babbo Natale? Sono i bambini a farmi un regalo. Il loro affetto mi fa immenso piacere, è uno dei doni speciali della popolarità. Lei saprà che scrivo fiabe.
L’ho sentito dire.
Ne ho scritte 60, forse qualcuna in più. Non è una cosa recente, ho cominciato un po’ di anni fa. Tutte le volte che le rileggo taglio qualche riga o ne aggiungo, le aggiusto. Colpa del computer, con la macchina da scrivere la fatica sarebbe stata troppa e me le facevo andar bene. Ho preso le favole di una volta e le ho messe in versione attuale.
Per esempio?
La fiaba Cappuccetto Rosso Bon Bon, in cui immagino che la nonna viva nel bosco in una casetta computerizzata, con le telecamere a prova di ladro. Qualcuno le porta farina e zucchero, e la nonna prepara gelatine di frutta e torte lievitate. Cappuccetto Rosso Bon Bon ha spirito imprenditoriale e fa commercio dei buoni dolci, andando e venendo dal bosco, vestita con una cappa rosa, colore dell’amore universale. Se vuole posso leggergliela tutta.
Manca il tempo, ma perché non pubblica le sue fiabe?
Ci sto pensando, magari accadrà quanto prima.
Ricorda la sua primissima volta in tv?
Su Raiuno. Avevo 40 anni, ero appena tornato dal Giappone, Italia contro Francia per i campionati mondiali di pasticceria. Mi fecero alcune domande e morta lì. Non immaginavo che anni dopo sarei diventato un personaggio televisivo. Davanti ai riflettori mi dimentico dove sono, credo di essere autentico, la televisione non mi fa paura né mi cambia. Poi se prendo la parola sapete bene che non è facile togliermela.
Anche a Masterchef lei è il vero Iginio.
Masterchef mi ha dato grande notorietà. E pensare che lo avevano proposto a Luigi Biasetto, pasticcere di Padova, poi hanno cambiato idea e si sono rivolti a me.
Lei tiene in gran conto la famiglia.
La sua forza è fondamentale. Famiglia vuol dire remare tutti nella stessa direzione. Se i figli seguono, come nel mio caso Debora e Nicola, tanto meglio. Hanno voluto percorrere la strada di papà e lavorano per ingrandire l’azienda. Lo hanno fatto
in libertà, non mi sarei mai sognato di imporre loro una direzione. Ognuno deve seguire la propria vocazione.
Per Massari non è ancora tempo di smettere?
Non lo sarà mai. Non mi sento stanco e ho ancora tanto da dare. In più sono convinto che chi va in pensione rimbambisce presto. Spero che quando suonerà la mia ora mi spegnerò in quattro e quattr’otto senza far tribolare nessuno.
Crede in Dio?
Sono cattolico, ma non frequento la chiesa. Ho una cognata suora, con lei faccio lunghe discussioni quasi teologiche. Mia madre, quando non andavo a messa, qualche scappellotto me lo mollava: eravamo una famiglia devota e non lo dimentico. Credo in un essere superiore, in un’istanza inspiegabile che aiuta a fare i conti con noi stessi. D’altronde, chi smette di credere in Dio crede facilmente agli stupidi.
