Antonio Conte campione Premier League Chelsea
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Conte re d'Inghilterra. Ora è il migliore di tutti?

Vinta la Premier al primo tentativo con il Chelsea. Oggi l'ex ct è il numero uno davanti ad Allegri, Ancelotti, Guardiola e Mourinho

Antonio Conte ce l'ha fatta. Ha vinto la Premier League al primo tentativo sulla panchina del Chelsea, riportando in vetta una squadra che due anni fa aveva conquistato il titolo con Mourinho ma che nella passata stagione era affondata sino a restare fuori dall'Europa. Conte l'ha presa in corsa dopo il magnifico Europeo con l'Italia e la resa di nuovo grande.

Una sua specialità, visto che già con la Juventus era stato capace di rivitalizzare un ambiente depresso e con appiccicata l'etichetta di perdente. Conte è il nuovo re d'Inghilterra e il suo trionfo arriva dodici mesi dopo quello di Claudio Ranieri alla guida del Leicester: due modi diversi di affermare la superiorità della scuola tecnica italiana nel mondo.


La vittoria nella Premier League è per Conte la consacrazione definitiva.Per tutti era l'allenatore capace di essere il numero uno solo nell'ambiente protetto della Juventus. Ora, invece, è un tecnico di dimensione internazionale, forse il migliore del momento anche se altri (Ancelotti su tutti) hanno palmarès più ricchi da sfoggiare. Ecco i segreti del suo successo:

Fame di vittoria

Conte è un allenatore letteralmente ossessionato dalla vittoria. La sconfitta è vissuta come uno "stato di morte apparente" che lo prepicipita nella cupezza e lo induce a raddoppiare lavoro e sforzi perché non ricapiti. Ha detto: "Chi vince scrive la storia, chi arriva secondo ha solo fatto un buon campionato". E' la sintesi del suo pensiero.

All'ossessione per la vittoria sacrifica tutto. Non gli interessa essere apprezzato dagli avversari e corre volentieri il rischio di risultare antipatico pur di essere un vincente. E' un perfezionista assoluto in allenamento, cura tutto in prima persona anche se ha uno staff di fedelissimi composto da 7-8 persone.

Cuore, testa e gambe

I successi nascono spesso dal lavoro sulla testa dei giocatori. E' capace di spingere i suoi oltre ogni limite convincendosi di poter colmare il gap tecnico con le avversarie mettendo in campo determinazione, stimoli e cuore. Immenso cuore. Lo ha fatto anche all'Europeo con una nazionale che era stata falcidiata dagli infotuni e che ha portato la Germania ai rigori dopo aver eliminato la Spagna.

Rispetto totale del gruppo

Pochi allenatori sono capaci come Conte di stabilire un contatto diretto con il gruppo. Rispetta i suoi giocatori anche se con loro è duro, non ha un approccio amichevole come Ancelotti e non manca di punirli per mantenere la disciplina di spogliatoio. Le gerarchie possono essere ribaltate in ogni momento se vede che qualcuno ha tirato indietro la gamba.

Ha detto: "E' la squadra che vince e solo se vince la squadra vinco io". Non sempre un allenatore è capace di anteporre il Noi all'Io e anche questo è un segreto del suo successo. Non concede privilegi a nessuno ed è spietato nella lettura sulla fase storica di uno spogliatoio.

Cultore del lavoro

Non considerando esistenti limiti alle possibilità sue e della sua squadra, Conte è un cultore del lavoro per raggiungere il risultato sperato. Non prende mai scorciatoie e, anzi, le rifiuta apertamente così da togliere alibi ai suoi giocatori. La vittoria è il risultato finale di un percorso che risulta ancor più esaltante se cominciato dal basso come gli è capitato con Juventus, Italia e Chelsea.

Voglia di migliorarsi

Allenava la Juventus è diceva che avrebbe fatto lo stesso con Inter, Milan o su qualsiasi panchina gli fosse capitata da professionista. Era il ct dell'Italia e smaniava perché il calendario lo costringeva a lunghe pause. Anche adesso al Chelsea non dà mai la sensazione di essere sazio. Qualsiasi sia la scelta per il futuro, Conte è il prototipo del tecnico sempre in cerca di sfide nuove e difficili. Tutto è un punto di partenza.

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Giovanni Capuano