Immagine del film "Freaks out"
Immagine del film "Freaks out" (01 Distribution)
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Mostra del cinema Venezia 2021, i 10 film più attesi

Non vediamo l'ora di vedere il nuovo film di Gabriele Mainetti, dopo che sei anni fa ci folgorò con Lo chiamavano Jeeg Robot. E poi il ritorno di Jane Campion, l'apertura affidata ad Almodóvar, Penélope Cruz e Antonio Banderas insieme in una parodia dei grandi festival

Il Covid-19 c'è ancora, ma la Mostra del cinema di Venezia ha deciso di tornare a fare le cose in grande dopo che l'edizione del 2020, che fu il primo grande evento internazionale in presenza, fu un successo a livello organizzativo ma, per ovvie necessità sanitarie, ebbe comunque confini più limitati e non richiamò uno stuolo di altisonanti star d'Oltreoceano. Quest'anno invece, per l'edizione numero 78, tornano i divi di Hollywood, i film americani, le grandi major come Universal, Disney e Netflix. Ci sono anche tanti italiani, ben cinque film in concorso, ma secondo il direttore artistico Alberto Barbera non è una scelta nazionalistica ma dettata dalla qualità: «Non per ossequio nei confronti della produzione nazionale, né per aderire a un trattamento di favore inteso a sostenere i nostri colori in un momento di difficoltà. Al contrario, la selezione italiana è la fotografia di un momento di grazia, nel quale cineasti già affermati sembrano in grado esprimersi al meglio delle loro capacità, mentre altri si confermano punti di riferimento imprescindibili per il cinema di oggi e di domani».

Se Paolo Sorrentino è il cineasta già affermato che torna al Lido dopo aver presentato in laguna le serie tv The young Pope e The new Pope, i fratelli D'Innocenzo e Gabriele Mainetti sono i giovani che hanno già convinto e si proiettano come riferimenti per il cinema di domani.

Ecco il quintetto italiano che compone il plotone di 21 lungometraggi in anteprima mondiale in corsa per il Leone d'oro: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino in cui il regista premio Oscar racconta la sua passione per il Napoli di Maradona e la scomparsa dei suoi genitori, quando aveva 16 anni, nel 1987; il thriller America latina dei fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo di Favolacce, sempre con Elio Germano; Il buco di Michelangelo Frammartino che narra una straordinaria impresa italiana di speleologia; Freaks out di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria e Pietro Castellitto; Qui rido io di Mario Martone con Toni Servillo nel ruolo di Eduardo Scarpetta.

Tra le grandi prime internazionali, ci sono il nuovo ritratto femminile di Pablo Larraín, Spencer, incentrato su Lady Diana interpretata da Kristen Stewart (nel 2016 il regista cileno aveva dedicato Jackie con Natalie Portaman a Jackie Kennedy) e il ritorno di Paul Schrader con Il collezionista di carte con Oscar Isaac (nel 2017 aveva portato First Reformed - La creazione a rischio). C'è poi il kolossal fuori concorso The last duel di Ridley Scott con Matt Damon, Adam Driver, Jodie Comer e Ben Affleck.

Ma i film che noi non vediamo l'ora di vedere sono questi 10 (e vi diciamo perché).

Freaks out di Gabriele Mainetti

Chi ha visto Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) è da sei anni che aspetta un nuovo film di Gabriele Mainetti, che ha folgorato tutti con la sua opera prima, un cinecomic ambientato a Tor Bella Monaca. E Barbera già ci ha anticipato che le grandi attese non sono mal riposte.

La tematica poi è di quelle che ci piacciono, tanti bei «mostri» e «diversi» come splendenti protagonisti: i cosiddetti «fenomeni da baraccone» di un circo romano nel 1943. Di sottofondo, a ispirarlo, il cult del macabro del 1932 Freaks di Tod Browning. Non vediamo l'ora di vederlo!
Cast: Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Aurora Giovinazzo, Giorgio Tirabassi.

Madres paralelas di Pedro Almodóvar

È vero, il buon Pedro è da un po' che non regala un film memorabile, ma anche semplicemente il cortometraggio che presentò a Venezia l'anno scorso, The human voice con Tilda Swinton, ha sedotto la vista con una ricerca estetica conturbante, seppur fosse meno avvincente il complesso narrativo. E poi si affida (ancora una volta) alla divina Penélope Cruz. E Barbera, di cui ci fidiamo, ha scelto Madres paralelas come film d'apertura della Mostra. Insomma, per Almodóvar c'è sempre da correre in sala. Anche solo per l'affetto nei suoi confronti e per il senso di riconoscimento per capolavori come Tutto su mia madre.

Parlerà ancora una volta di maternità: due donne single, entrambe in una gravidanza non attesa, condividono la stessa stanza di ospedale, una in piena euforia, l'altra spaventata e traumatizzata.

Mona Lisa and the blood moon di Ana Lily Amirpour

Un po' di spregiudicatezza indie, ci vuole! La statunitense di origini iraniane, 40 anni, è brava a mescolare generi con freschezza. Protagonista del suo film d'esordio A girl walks home alone at night era una vampira con chador; la regista l'aveva definito uno «spaghetti western iraniano sui vampiri». Poi l'opera seconda The Bad Batch debuttò proprio a Venezia nel 2016 e tratteggiava una storia d'amore cannibale post-apocalittica.

Questo terzo film di Ana Lily Amirpour, Mona Lisa and the blood moon, è un'avventura ambientata nelle strade umide e illuminate al neon di New Orleans; segue una ragazza con abilità speciali fuggita da un manicomio. Non male le premesse, no?
Nel cast Jeon Jong-seo, Kate Hudson, Craig Robinson, Evan Whitten, Ed Skrein.

The power of the dog di Jane Campion

È dal 2009 che la regista premio Oscar per Lezioni di piano manca al cinema. Bright Star (2009) non colpì i cuori, ma Jane Campion è sempre da aspettare con fiducia. E in più protagonista è Benedict Cumberbatch, che fronteggia Kirsten Dunst.

The power of the dog è ambientato nel Montana del XX secolo. Un proprietario di ranch incute timore reverenziale in chi lo circonda. Quando suo fratello porta a casa una nuova moglie e suo figlio, li tormenta finché non si ritrova esposto alla possibilità dell'amore.

Competencia oficial di Mariano Cohn e Gastón Duprat

I protagonisti sono Penélope Cruz e Antonio Banderas che si fanno beffe del divismo degli attori in questa parodia sui grandi festival del cinema. Ma basta anche soltanto ricordare il precedente film del duo argentino Mariano Cohn e Gastón Duprat per non veder l'ora di gustarsi Competencia oficial: Il cittadino illustre nel 2016 proprio a Venezia fu un'iniezione di comicità tagliente e intelligente. E l'attore principale Oscar Martínez vinse la Coppa Volpi. Oscar Martínez che tra l'altro affianca il super duo Cruz e Banderas…

Sundown (2021) di Michel Franco

Ancora abbiamo negli occhi la violenza brutale da lotta di classe del distopico Nuevo orden, che nel 2020 al Lido vinse il Leone d'argento - Gran premio della giuria. E siamo prontissimi a farci rimestare di nuovo da Franco, che stavolta ci racconta di un uomo facoltoso che cerca di abbandonare la sua vita mentre è in vacanza ad Acapulco. Con Tim Roth e Charlotte Gainsbourg.
Barbera ha detto che Sundown riflette perfettamente l'inquieta visione del mondo dell'apprezzato regista messicano. Noi ci saremo!

La caja di Lorenzo Vigas

Nel 2015 eravamo tra quelli che gioivano per il Leone d'oro andato all'opera prima di Vigas, Ti guardo (Desde allá), incontro scontro tra un ragazzo di strada di Caracas e un uomo che non riesce a connettersi con gli altri, in un rapporto in bilico tra amore e legame padre-figlio. Ora aspettiamo con trepidazione il secondo il film del regista venezuelano, che esplora ancora una volta la paternità e, soprattutto, i tormenti della sua assenza.

Dune di Denis Villeneuve

È uno dei film più attesi della Mostra del cinema di Venezia 78. Sarà presentato fuori concorso. Quasi tre ore di sci-fi tratto dal romanzo cult di Frank Herbert. David Lynch nel 1984 fallì nel tentativo, con un clamoroso flop. Prima ancora, a metà anni Settanta, ci aveva provato Alejandro Jodorowsky, ma il suo progetto non prese mai forma. Ora Denis Villeneuve, il regista canadese di La donna che canta, Arrival e Blade Runner 2049 è chiamato a un insidioso compito. Con Timothée Chalamet, l'astro del momento, come protagonista.

Illusions perdues di Xavier Giannoli (Francia)

Xavier Dolan che torna alla recitazione e basta, la bella e brava Cécile de France e Benjamin Voisin, il burrascoso e charmant protagonista di Estate '85 di François Ozon: ingredienti già più che intriganti. E c'è pure Gérard Depardieu, nel cast. Il regista francese di Superstar e Marguerite rilegge il romanzo Illusioni perdute di Balzac, seguendo un giovane poeta e le sue ambizioni.

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

Preferivamo il Sorrentino precedente a La grande bellezza, sguardo pungente ma meno esteta grandioso. Ma Sorrentino… è sempre Sorrentino. E siamo curiosi di incamminarci, con rispetto, nella sua storia personale e nel dramma che gli ha cambiato la rotta: È stata la mano di Dio è infatti il suo film più personale, in cui riapre la pagina dolorosa del passato, la morte improvvisa dei genitori. Il ragazzo protagonista (interpretato da Filippo Scotti), che scampa alla tragedia, nella Napoli degli anni '80, apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, lotta con la natura del destino, la confusione della perdita e l'inebriante libertà di essere vivi

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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