House of Gucci, il baraccone di caricature di Ridley Scott
Lady Gaga in "House of Gucci" (Foto: Courtesy of Metro Goldwyn Mayer Pictures Inc.)
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House of Gucci, il baraccone di caricature di Ridley Scott

Lady Gaga, nei panni dell'uxoricida Patrizia Reggiani, attira ogni sguardo. Ma è intrappolata in una regia facilona e in una sceneggiatura modesta che rimpiccioliscono la forza dei loro personaggi straordinari

«Il primo ambasciatore italiano del fashion»: così John Fitzgerald Kennedy definiva Aldo Gucci, uno dei figli di Guccio Gucci, fondatore della Casa di alta moda italiana sinonimo di classicità ed eleganza, punto di riferimento di star raffinate come Grace Kelly, Audrey Hepburn e Jackie Kennedy. Il «Michelangelo del merchandising». E pensare che, a vederlo riprodotto da Al Pacino in House of Gucci (il film con Lady Gaga al cinema dal 16 dicembre), Aldo Gucci sembra un buttero arricchito, caciarone e maneggione. Sua figlia Patricia ha giustamente protestato: «Mio padre, che ha trasformato Gucci da un unico negozio a Firenze a fenomeno globale durante i suoi 30 anni da presidente, è ritratto come un delinquente in sovrappeso, quando in realtà era alto, snello e con gli occhi azzurri. Era la personificazione dell'eleganza».

E l’altro figlio di Aldo, Paolo Gucci, interpretato da un irriconoscibile Jared Leto? Sembra una parodia, quasi un’offesa. L’eclettico Jared ha detto di aver «sniffato sugo all'arrabbiata» per prepararsi alla parte, e che il ruolo è la sua «lettera d'amore all'Italia»: l’amore certamente si manifesta sotto molte forme, e magari a volte somiglia davvero tanto allo scherno.
Tom Ford, stilista che a metà anni Novanta ha rilanciato il marchio Gucci dopo un periodo di serio appannamento, direttore creativo Gucci dal 1994 al 2004, ha commentato tristemente: «Paolo, che ho incontrato in diverse occasioni, era davvero eccentrico e faceva alcune cose stravaganti, ma il suo comportamento generale non era certo come il personaggio pazzo e mentalmente instabile della performance di Leto». E ancora: House of Gucci «rivaleggia con la soap opera Dynasty per sottigliezza, ma lo fa con un budget molto più grande».

Per House of Gucci il maestro Ridley Scott sembra essersi messo addosso occhiali deformanti, filtro caricature cafone, e ha allegramente ricostruito a suon di gioielli, abiti eleganti e modalità becere la famiglia Gucci e, soprattutto, l’omicidio di Maurizio Gucci. Mandante: l'ex moglie Patrizia Reggiani. A interpretarli Adam Driver e sua divinità Lady Gaga.

L’omicidio di Maurizio Gucci

Era la mattina del 27 marzo 1995 quando Maurizio Gucci, all’età di 46 anni, venne raggiunto e ucciso alle spalle da più colpi di pistola, mentre si prestava a entrare in via Palestro 20 a Milano, nella sua nuova azienda di consulenze e investimenti. Dopo esser diventato maggiore azionista dell’azienda di famiglia e aver affondato una guerra giudiziaria contro lo zio Aldo Gucci per il controllo della griffe (con tanto di un annetto di carcere per Aldo per evasione fiscale), Maurizio fu costretto a fare un passo indietro: nel 1993 il fondo d’investimento Investcorp si impossessò del marchio e Gucci rimase senza Gucci.

Le indagini dell’omicidio Gucci prima si concentrarono su intrecci finanziari. Ci vollero quasi due anni perché si arrivasse alla vera colpevole, Patrizia Reggiani. Dopo 12 anni di matrimonio e due figlie insieme, Maurizio e Patrizia erano separati ormai da un decennio, ma a far scattare la brama omicida di Patrizia fu la nuova unione di Maurizio con Paola Franchi (interpretata nel film dall’attrice francese Camille Cottin) e, soprattutto, il loro imminente matrimonio. Patrizia, figlia di una lavapiatti adottata dal facoltoso compagno della madre, l’imprenditore dei trasporti Ferdinando Reggiani, avrebbe perso il «titolo» di lady Gucci, a cui tuttora, dopo 17 anni di prigione, ostinatamente tiene.

«Maurizio aveva quattro case a Sankt Moritz e non ce ne voleva dare neanche una», ha raccontato recentemente nel documentario Lady Gucci di Flavia Triggiani e Marina Loi.
Fu così che tramite l’amica cartomante napoletana Giuseppina Auriemma (interpretata da Salma Hayek) mise in piedi una «squadra Bassotti», come l’ha definita la stessa Reggiani, per freddare Maurizio. «Io ho un difetto, non riesco a mirare giusto, e quindi non me lo potevo fare da sola».

Adam Driver, Jared Leto e Lady Gaga in "House of Gucci" (Foto: Fabio Lovino / Courtesy of Metro Goldwyn Mayer Pictures Inc.)


Il giorno dopo l'omicidio, Paola Franchi ricevette dalla Reggiani un ordine di sfratto per lasciare il lussuoso appartamento in corso Venezia che condivideva con Gucci. L'ordine era stato scritto meno di tre ore dopo la morte di Maurizio. Lady Gucci ci si trasferì con le sue figlie e lì rimase finché non venne prelevata dalla polizia, la mattina del 31 gennaio 1997.

Lo zoo di macchiette di Ridley Scott

Glamour, avidità, baruffe di famiglia, la misteriosa storia della firma apocrifa sull'atto di eredità di Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), scottanti denunce, un conteso impero formato da decine di negozi nelle strade più esclusive del mondo. E poi sangue e rivelazioni sconcertanti. Ridley Scott aveva per le mani un ricchissimo e allettante patrimonio narrativo, pronto a farsi capolavoro nero, da impilare accanto agli altri cult che già ci ha regalato, I duellanti, Alien, Blade Runner, Thelma & Louise, Il gladiatore. E invece Ridley non sceglie la strada del fascino oscuro ma quella del melodramma pop. Sembra trattare i suoi personaggi come animali in uno zoo, ridendo di loro a distanza, ma senza andare mai oltre lo stereotipo.

Perché una storia così straordinaria funzioni sullo schermo, anche i suoi protagonisti devono sembrare straordinari, e non macchiette.

Lady Gaga, che in A star is born ha mostrato forte presenza cinematografica, rimane un magnete di interesse dello spettatore. Ma anche lei è intrappolata in una regia facilona e in una sceneggiatura modesta che rimpiccioliscono tutta la forza dei personaggi, costringendo la sua lady Gucci a un climax banale e senza sfaccettature. Eccola prima come arrampicatrice sociale adescatrice di un delicato ingenuotto, quindi è l’unica orditrice di fili che ha in Maurizio una sorta di marionetta, infine, bruscamente, è la vittima di un uomo tutt’a un tratto gelido e decisionista.

Qui sotto un video con la vera Patrizia Reggiani che racconta l’omicidio dell’ex marito e restituisce la portata dello sconvolgente materiale umano a disposizione di Ridley Scott. 2 minuti e 45 secondi molto più avvincenti delle 2 ore e 45 minuti dell’intero House of Gucci.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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