Ennio Morricone
(Lucky Red)
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Tornatore: «Vi racconto il mio Ennio»

Dalla prima volta che si sono incontrati per la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso a quando Morricone lo volle per realizzare un docufilm su se stesso (al cinema dal 17 febbraio). Giuseppe Tornatore rivela a Panorama aneddoti e curiosità sul famoso compositore.

Quando avevo sei o sette anni ero al mare e riconobbi al jukebox la musica di Per qualche dollaro in più che avevo sentito al cinema. Mi stupii che potesse esistere fuori dal grande schermo e qualcuno tentasse addirittura di ballarla. Poi, anni dopo, quando dovevo girare Nuovo Cinema Paradiso, il produttore Franco Cristaldi chiese a Ennio Morricone se poteva realizzarne le musiche. Lui disse che non aveva tempo e la cosa non mi sorprese, anche perché ero uno sconosciuto, ma Cristaldi gli chiese di leggere la sceneggiatura e dopo tre giorni Ennio mi chiamò e con grande sorpresa mi invitò a casa sua. Gli raccontai il film e lui mi chiese se volevo una musica folcloristica siciliana. Quando gli dissi di no, accettò di scriverla. Da quel momento avrebbe musicato tutti i miei film e sarebbe nata una grande amicizia». Giuseppe Tornatore ricorda così il rapporto con Ennio Morricone, che lo ha portato a iniziare sette anni fa la realizzazione di Ennio. Un Maestro, «documentario nato per iniziativa di due giovani produttori», rivela Tornatore «cui non ho potuto dire di no quando Ennio gli ha detto che lo avrebbe fatto solo se lo avessi girato io». Il film, imperdibile, in arrivo nelle sale il 17 febbraio dopo alcune anteprime previste il 29 e 30 gennaio, vuole riassumere la carriera del compositore formatosi al conservatorio con Goffredo Petrassi, passato a scrivere o arrangiare «canzonette» come Se telefonando, Sapore di sale e Abbronzatissima, poi approdato al cinema per il quale ha composto melodie indimenticabili come quelle per i western di Sergio Leone e poi Metti una sera a cena, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, C’era una volta in America, The Untouchables - Gli intoccabili, Un sacco bello e Mission. Solo per citare qualche nome tra le oltre 500 musiche scritte nella sua carriera, anche per la tv.

Nel documentario, a un certo punto, sembra emergere che Morricone odiasse le melodie. Com’è possibile?

Dire che le odiasse è un’affermazione un po’ forte, ma per lui creare melodie era la parte più banale del lavoro di un compositore. Forse sottovalutava la cosa perché sgorgavano facilmente dalla sua immaginazione: se glielo chiedevi, in cinque minuti ne inventava una indimenticabile e tu rimanevi a bocca aperta. Per lui contava molto di più la cifra musicale, la strumentazione, il clima.

Qual è stato il marchio indelebile di compositore che ha lasciato nel cinema?

La tradizione voleva che la musica assecondasse le immagini in base alle varie azioni raccontate sullo schermo, con un ruolo passivo, mentre lui ha fatto in modo che non avesse solo una funzione di servizio rispetto alla narrazione, ma vivesse di luce propria. Per questo utilizzava canoni musicali non direttamente riconducibili al cinema. Ennio ha inventato la contaminazione di vari generi. Era uno sperimentatore instancabile. Lo aveva già fatto per le canzoni di musica leggera, poi la sua ricerca talvolta è arrivata a livelli estremi come quando si inventò per alcuni film partiture multiple, che si intersecavano tra loro. Gli orchestrali eseguivano diversi brani contemporaneamente. Lui passava da uno all’altro in base alle immagini che vedeva scorrere sullo schermo.

Nel film si rivela come Morricone, formatosi nella musica colta, vivesse quasi con vergogna il fatto di comporre musica popolare come quella per il cinema.

Quando diceva che si sentiva in colpa nel fare musica per il cinema, questo concetto non apparteneva tanto a lui, ma al mondo accademico da cui proveniva e che guardava quelle composizioni con sospetto. Per questo gli sembrava fosse umiliante fare qualcosa di troppo commerciale e non così nobile come la musica assoluta. Intimamente però non lo pensava davvero, tanto che il suo impegno nella musica per il film è stato talmente assoluto da ottenere risultati straordinari. i suoi brani hanno varcato i confini del grande schermo e hanno influenzato altri protagonisti della musica moderna. Questo aspetto mi incuriosiva e per questo nel film parlano di Ennio artisti come Bruce Springsteen, Pat Metheny o Quincy Jones.

A un certo punto Morricone è stato letteralmente investito dal successo. Come lo viveva?

Non si è mai preoccupato di raggiungerlo, infatti da arrangiatore di canzoni pop e con le prime colonne sonore scelse l’anonimato. Non se ne accorgeva: tanto che, quando gli dicevamo che qualcuno aveva citato le sue musiche, rideva con pudore. Gli sembrava tutto uno scherzo. Pensava che inseguire il successo non fosse il suo mestiere, che era invece quello di inventare note, trovare nuovi suoni e timbri: spesso accettava film che sapeva non avrebbero avuto un largo seguito purché gli fosse permesso di sperimentare. Il suo successo lo lasciava incredulo.

Però gli pesava il mancato Oscar, arrivato dopo cinque candidature con un premio alla carriera nel 2007 e poi ancora nel 2016, a 87 anni, per la colonna sonora di The Hateful Eight.

Ennio era amareggiato dal fatto che la punta più alta della sua sperimentazione e dell’aver messo d’accordo l’esigenza del cinema con il livello colto della musica, vale a dire Mission, non fosse stata riconosciuta dall’Academy. Ma il tempo gli ha dato ragione, perché quella musica è conosciuta e amata da tutti. Anche perché esprime al meglio quanto sosteneva: per fare un buon servizio al film, una sinfonia deve vivere in se stessa. L’Academy non è stata l’unica a non rendersi conto del suo genio. Capitò, anche se può sembrare strano, che qualche regista non riuscisse a comprendere le sue invenzioni musicali. L’esempio emblematico di un rapporto difficile e non del tutto felice fu quello con Oliver Stone (che per il suo film U-Turn - Inversione di marcia voleva musiche simili a quelle che erano state scritte per Sergio Leone, ndr). Ma dire a Morricone che una musica non funzionava poteva succedere e non era un dramma, perché nel lavoro era un collaboratore estremamente umile; anche se, certo, dipendeva da come glielo dicevi. Si metteva sempre al servizio del regista, tanto che proponeva varie soluzioni, come fece con Brian De Palma, al quale offrì dieci melodie per la scena del trionfo ne Gli intoccabili, pregandolo di non scegliere la numero sei, che gli pareva la più facile. E De Palma scelse proprio quella. Era la personale battaglia di Ennio contro le melodie orecchiabili: quando gliene chiedevi una, ti guardava con un sorriso per farti capire che non gradiva la richiesta, anche se poi ti accontentava.

C’è di sicuro quella per Nuovo Cinema Paradiso... Ma quali musiche preferisce, tra quelle scritte da Morricone per i suoi film?

Le amo tutte, ma se devo proprio scegliere dico Una pura formalità, La leggenda del pianista sull’oceano, e, soprattutto, La migliore offerta. È una partitura costruita su stilemi nuovi rispetto ai canoni della composizione di musica per il cinema.

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Francesco D'Errico